Cos’è l’epatite virale?
L’epatite è un’infiammazione delle cellule del fegato (cellule epatiche) causata da un’infezione virale, dunque dalla presenza di un virus. L’esordio è molto variabile con quadri che variano da una forma asintomatica a una presentazione acuta con ittero o insufficienza epatica e l’evoluzione di questa patologia può essere autolimitante o cronica.
Le epatiti si distinguono principalmente in tre categorie: virali, non virali e autoimmuni.
Le epatiti virali, le più diffuse, sono causate da virus specifici del fegato, come i virus A, B, C, D ed E, oltre a virus sistemici quali citomegalovirus, herpes virus, virus della mononucleosi e SARS-CoV-2.
- L’epatite A, provocata dal virus HAV della famiglia dei picornavirus, è altamente contagiosa e si presenta con sintomi simil-influenzali, tra cui l’ittero. La trasmissione avviene principalmente tramite l’ingestione di acqua o alimenti contaminati o per contatto diretto con persone infette.
- L’epatite B, causata dal virus HBV, si trasmette attraverso il sangue infetto, rapporti sessuali non protetti e dalla madre al neonato durante il parto in caso di infezione materna. Circa il 5% delle infezioni evolve in forma cronica, con possibile sviluppo di cirrosi, carcinoma epatico e insufficienza epatica.
- L’epatite C, dovuta al virus HCV, con modalità di trasmissione simili a quelle dell’epatite B, cronicizza nel 60-85% dei casi e può condurre a cirrosi, epatocarcinoma e insufficienza epatica.
- L’epatite D, indotta dal virus HDV, è un virus satellite che necessita della presenza del virus B per replicarsi. La trasmissione avviene per via ematica, sessuale o perinatale. L’infezione da HDV raddoppia o triplica il rischio di sviluppare tumore al fegato.
- L’epatite E, causata dal virus HEV, è simile all’epatite A e si trasmette per via oro-fecale, anche attraverso il consumo di carne di maiale cruda e acqua contaminata. Questa forma risulta particolarmente pericolosa in gravidanza.
Alcuni virus meno comuni, come citomegalovirus ed Epstein-Barr, possono provocare epatiti generalmente lievi e autolimitanti.
Le epatiti non virali derivano da fattori quali abuso di alcol, disturbi metabolici, malattie rare o l’assunzione di farmaci epatotossici. Le epatiti autoimmuni si caratterizzano per un’attivazione anomala del sistema immunitario che attacca il tessuto epatico, determinando infiammazione cronica, con possibile evoluzione verso cirrosi e danni irreversibili. Questa forma colpisce prevalentemente la popolazione femminile.
Quali sono le cause dell’epatite virale?
I virus dell’epatite A, dell’epatite B, dell’epatite C sono le principali cause di epatite acuta e cronica in Italia. L’epatite D è considerata rara. Tuttavia, molti agenti virali possono determinare una condizione di epatite. La diffusione delle infezioni virali e dei fattori di rischio a esse correlati ha subito nell’ultimo decennio notevoli variazioni. Il miglioramento generale delle condizioni igienico sanitarie, la vaccinazione obbligatoria per il virus dell’epatite B, la vaccinazione per il virus dell’epatite A, la maggior attenzione verso i comportamenti a rischio, il miglioramento dell’igiene nelle procedure sanitarie (materiali monouso, sterilizzazione più accurata, ecc.) e lo sviluppo di test diagnostici che permettono il riconoscimento dei virus (trasfusioni sicure), hanno permesso di ridurre la trasmissione delle epatiti virali.
Quali sono i sintomi dell’epatite virale?
Infezione da virus A: causa una malattia acuta che non cronicizza. Il quadro clinico, nella maggioranza dei casi, è caratterizzato da nausea e vomito, stanchezza, perdita di appetito, dolore addominale, o diarrea. Se l’epatite è particolarmente severa, può essere presente ittero (colorazione gialla della cute). Il periodo d’incubazione – tempo tra l’infezione e l’evidenza clinica – è compreso tra le 3 e le 6 settimane, ma può protrarsi a 6 mesi. La maggioranza dei pazienti guarisce senza particolari problemi durante il decorso della malattia. I sintomi sono più severi negli adulti rispetto ai bambini, nei quali la malattia è spesso asintomatica. Il contagio avviene attraverso il contatto oro-fecale – feci infette che contaminano alimenti.
Infezione da virus B: causa sintomi simili a quelli provocati dal virus A, ma in una minima percentuale dei casi (5%) l’infezione si cronicizza, mediamente se entro sei mesi dall’inizio della malattia non avviene la guarigione. Il virus B può quindi portare alla cirrosi (cicatrizzazione), al tumore del fegato (carcinoma epatico) e all’insufficienza epatica (riduzione della funzionalità del fegato). Queste ultime situazioni a differenza dell’epatite cronica, che può decorrere per decenni senza che vi siano sintomi, rappresentano la fase sintomatica della malattia. Il contagio avviene per contatto di materiale infetto (sangue, fluidi biologici, strumenti infetti).
Infezione da virus C: cronicizza nel 60-85% dei casi; la malattia acuta è molto spesso asintomatica tanto che la maggior parte delle diagnosi è tardiva. Anche il virus C può causare cirrosi, epatocarcinoma e insufficienza epatica. La via di contagio è simile a quella del virus B, essendo tuttavia il C meno infettante.
Virus Delta: coinfetta o superinfetta i portatori del virus B; l’infezione cronicizza in un tasso elevato di casi.
Epatite virale: come si fa la diagnosi?
La diagnosi di epatite avviene attraverso una visita specialistica, che include lo studio dell’anamnesi completa del paziente e della sua famiglia, l’esecuzione di esami del sangue e un’ecografia dell’addome.
Nella ricostruzione della storia del paziente, il medico deve considerare i tempi di latenza diversi delle epatiti: l’epatite A può manifestarsi dopo 2-3 settimane fino a un massimo di due mesi; l’epatite B richiede da 1-2 mesi fino a un massimo di 6 mesi per la comparsa dei sintomi; l’epatite C ha un periodo di incubazione che varia da uno a sei mesi.
Come trattare l’epatite virale?
Epatite A
Non esistono trattamenti specifici. Nella grande maggioranza dei casi, l’epatite A recede spontaneamente in un paio di mesi, senza danni permanenti al fegato, quindi spesso il trattamento si basa sui sintomi. È consigliabile:
- Stare a riposo e non svolgere attività fisiche troppo intense, perché il sintomo principale è un
- In caso di nausea e inappetenza – che possono portare chi ne soffre a non mangiare con conseguente accentuazione dell’affaticamento – consumare pasti più frequenti con quantità inferiori di cibo.
- Non sollecitare eccessivamente il fegato con farmaci e alcol, per un decorso più rapido e sintomi più lievi.
Epatite B
L’infezione in forma acuta spesso non richiede alcun trattamento, ma si procede nel tentativo di attenuare i sintomi. Se l’epatite B diviene cronica, invece, il trattamento prevede in genere antivirali, farmaci estremamente efficaci nel controllare la replicazione virale, ben tollerati e privi di effetti collaterali di rilievo. Questi farmaci però non eliminano il virus, pertanto devono essere assunti a vita. Nei casi di compromissione delle funzioni del fegato, si può valutare un trapianto di fegato.
Epatite C
La terapia dell’epatite C ha subito un radicale cambiamento negli ultimi anni: grazie a farmaci antivirali per via orale è possibile eliminare completamente il virus dell’epatite C in 8 settimane. Questi farmaci sono disponibili in Italia dal 2015 e il costo è coperto dal Sistema Sanitario Nazionale, pertanto il trattamento è consigliato a tutte le persone con epatite C, indipendentemente dall’età, dai sintomi, dalle comorbidità o dalla gravità di malattia epatica. Data l’efficacia dei farmaci l’OMS ha stabilito un programma di eliminazione dell’epatite C per il 2030.
Il trapianto di fegato può essere considerato se la salute generale del paziente è buona.
Infine, sono raccomandati i vaccini specifici per i virus di epatite A e B, dato che l’eventuale infezione con questi virus potrebbe creare complicazioni severe in un paziente con una malattia al fegato.
Si può prevenire l’epatite virale?
Come per tutte le patologie, lo stile di vita ha un ruolo fondamentale nella prevenzione primaria, almeno per quanto riguarda le epatiti virali, da alcol e metaboliche. È importante avere uno stile di vita attivo, unito a una dieta sana e a un consumo ridotto o nullo di bevande alcoliche.
È inoltre fondamentale il vaccino per le epatiti A e B. Nel caso di un viaggio in programma in zone considerate a rischio, è necessario seguire tutti i protocolli sanitari della regione.
Un grande fattore di rischio è rappresentato dall’esecuzione di piercing e tatuaggi in ambienti non sicuri. È quindi importante rivolgersi sempre a strutture e professionisti certificati, che utilizzino esclusivamente la strumentazione adeguata e che rispettino rigidi protocolli di igiene e sicurezza.
Ultimo aggiornamento: Luglio 2025
Data online: Agosto 2015