L’obesità è un disturbo in continua crescita, anche tra i bambini e i giovani, che si associa all’insorgenza di sindrome metabolica, diabete di tipo 2, patologie gastrointestinali e cardiovascolari e altri disturbi severi. A favorire l’aumento dell’obesità e il rischio di insorgenza di patologie severe è l’abitudine a consumare i cosiddetti cibi ultraprocessati (dall’inglese ultra-processed foods, definizione che compare per la prima volta all’interno del NOVA food classification system dell’Università di San Paolo – Brasile), come bevande gassate e zuccherine, piatti già pronti da riscaldare in pochi minuti al forno a microonde, dolciumi e prodotti da forno in busta. I cibi ultraprocessati, ormai diffusissimi a livello globale, sono entrati in pianta stabile nella dieta quotidiana di molte persone.
Cosa sono i cibi ultraprocessati e perché sono dannosi per la salute?
Ne parliamo con la dottoressa Michela Seniga, nutrizionista presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e i centri medici Humanitas Medical Care.
Alimenti: non processati, processati o ultraprocessati
Secondo la categorizzazione proposta dai ricercatori dell’Università di San Paolo, gli alimenti si suddividono in quattro categorie distinte: cibi non processati (o minimamente processati), ingredienti processati, cibi processati e cibi ultraprocessati.
Tra i cibi non processati rientrano alimenti come verdura, frutta, legumi, frutta secca, carne, pesce, uova, latte, yogurt, riso, pasta, farine, caffè, tè, semi, erbe e spezie. Si tratta di alimenti che non sono stati alterati attraverso l’aggiunta di ingredienti esterni, mantenendo così le loro caratteristiche originali.
Gli ingredienti processati sono quegli ingredienti comunemente usati per condire, conservare o modificare il gusto degli alimenti non processati che prepariamo, come olio, sale, aceto, burro e zucchero.
I cibi processati sono invece il risultato della combinazione dei due gruppi precedenti e rappresentano alimenti molto diffusi nel consumo quotidiano, quali pane e prodotti da forno, la maggior parte dei formaggi, insaccati, legumi in lattina e sottaceti.
Infine, arriviamo all’ultima categoria: gli alimenti ultraprocessati. Questi alimenti hanno subito un processo di produzione industriale molto radicale, caratterizzato dall’aggiunta di additivi alimentari e sostanze utili a esaltare il gusto, la dolcezza o la morbidezza del prodotto, come fruttosio, oli idrogenati, coloranti ed emulsionanti. Si tratta quindi di dolciumi industriali, caramelle, gelati, yogurt aromatizzati, cibi a base di carne come hot-dog o bocconcini di pollo fritto, ma anche alimenti vegani come alcuni sostituti della carne o dei formaggi, oltre a zuppe e paste istantanee, pane in cassetta, patatine fritte, cereali lavorati e bevande gassate o energetiche.
I cibi ultraprocessati sono pericolosi per la salute?
All’interno di quelli che definiamo cibi ultraprocessati sono presenti, oltre agli additivi, livelli più elevati di sale, zuccheri e grassi saturi rispetto alle altre categorie di alimenti, che concorrono con altri fattori di rischio all’insorgenza di patologie e disturbi come l’obesità, la sindrome metabolica, il diabete, la pressione alta e le malattie cardiovascolari. Il rischio si evidenzia in particolare quando l’assunzione di cibi ultraprocessati avviene in quantità elevate e continuative ed è combinata all’abuso di alcolici, al fumo di sigaretta e a uno stile di vita poco salutare e sedentario.
Per evitare l’insorgenza di disturbi è importante mantenere un’alimentazione bilanciata, in cui i cibi ultraprocessati sono presenti soltanto in minima parte e al contrario ricca di vegetali, frutta, cereali e legumi. In generale, la dieta consigliata è quello mediterranea, in cui molti piatti prevedono l’utilizzo di questi alimenti. Inoltre, quando si scelgono e consumano cibi ultraprocessati è bene prestare attenzione anche alla loro composizione: il pane in cassetta, per esempio, contiene meno grassi e calorie delle patatine fritte.
Come diminuire l’apporto di cibi ultraprocessati?
I cibi ultraprocessati, in alcuni casi, possono erroneamente sembrare la scelta più comoda e veloce, ma seguendo alcuni semplici accorgimenti in cucina è possibile diminuirne il consumo. A colazione, per esempio, si possono sostituire gli yogurt aromatizzati con yogurt normale o magro a cui aggiungere frutta fresca tagliata a pezzetti e frutta secca, così come i cereali zuccherati possono essere sostituiti da avena al naturale a cui aggiungere anche in questo caso frutta fresca e frutta secca.
Per evitare il consumo di zuppe e cibi pronti può essere utile preparare i propri piatti in quantità maggiori, da congelare e scongelare al bisogno quando si ha poco tempo per cucinare. Infine, quando si sente la necessità di uno spuntino tra i pasti, invece di ricorrere a dolciumi confezionati, patatine o salatini, il consiglio è sempre quello di consumare un frutto fresco o una porzione di frutta secca.
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