Quando parliamo di cardiopatie facciamo riferimento a una tipologia di malattie del cuore che interessano il muscolo cardiaco inficiandone le funzioni. Tra queste figura l’amiloidosi cardiaca, una patologia complessa che non è possibile prevenire. Un tempo era considerata una patologia rara, ma, recentemente, un miglioramento degli strumenti diagnostici ed una maggiore attenzione alle manifestazioni precoci della malattia stanno portando ad un crescente numero dei casi diagnosticati.
L’amiloidosi, infatti, è provocata da un accumulo abnorme di un complesso insolubile di proteine (amiloide) in vari organi, tra cui il cuore. L’amiloide diffondendosi negli interstizi tra le cellule contrattili cardiache, contribuisce al loro danneggiamento, ne inficia il corretto funzionamento, e provoca un irrigidimento delle pareti del miocardio.
Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Marta Pellegrino, cardiologa in Humanitas.
Quali sono le cause dell’amiloidosi?
Alla base dell’amiloidosi possono esserci cause differenti. Le forme più comuni di amiloidosi sono due: l’amiloidosi da catene leggere (amiloidosi AL) e l’amiloidosi da transtiretina (amiloidosi ATTR).
L’amiloidosi AL non è ereditaria ed è scatenata da una sovrapproduzione di catene leggere, ossia frammenti di anticorpi da parte di un clone di plasmacellule.
L’amiloidosi ATTR, invece, è determinata dall’accumulo della proteina transtiretina e può manifestarsi sia in assenza di mutazione, sia in forma mutata e, dunque, ereditaria.
Più rare, invece, altre forme: la forma provocata da un deposito di apolipoproteina A, quella associata a depositi di beta 2-microglobulina associata a lunghi trattamenti di dialisi, o la forma associata a patologie infiammatorie croniche.
Gli esami per diagnosticare l’amiloidosi
I test per giungere alla diagnosi sono diversi e comprendono:
• gli esami del sangue, per escludere patologie ematologiche;
• l’elettrocardiogramma e l’ecocardiogramma colorDoppler;
• la scintigrafia con tracciante osseo;
• la risonanza magnetica cardiaca.
Quando la diagnosi è di amiloidosi da transtiretina è opportuna un’analisi genetica per individuare le forme ereditarie associate a mutazione.
Scompenso cardiaco e ipotensione: i sintomi dell’amiloidosi cardiaca
I sintomi legati alle alterazioni della funzione cardiaca comprendono mancanza di fiato, gonfiore alle caviglie, palpitazioni, ipotensione anche in assenza di terapia antipertensiva.
Le manifestazioni dell’amiloidosi legate all’interessamento di tutti gli altri organi e apparati possono essere moltissimi, tra cui: sindrome del tunnel carpale bilaterale, diminuzione della sensibilità degli arti, e alterazioni della funzionalità renale, del fegato e dell’apparato gastrointestinale.
I depositi di amiloide, infatti, possono trovarsi a livello di uno o più organi in combinazioni diverse, provocando una sintomatologia estremamente variegata.
Nuovi trattamenti per l’amiloidosi cardiaca
Quando si parla di amiloidosi cardiaca, insomma, lo scompenso cardiaco è un rischio concreto. Inoltre, come abbiamo detto non è possibile prevenirla. Per questo, una corretta informazione sulla malattia è di particolare importanza perché aiuta a individuare precocemente la malattia e ad intervenire tempestivamente con il trattamento più adeguato per contenere i sintomi.
Per le due forme più comuni di amiloidosi, quella a catena leggera e l’amiloidosi ATTR, sono disponibili nuovi farmaci, tenendo anche in considerazione la possibile associazione di sintomi neurologici, mentre, se la causa sottostante è una patologia ematologica, si interviene direttamente sulla malattia. Per ciascuna forma di amiloidosi, infatti, si eseguono terapie mirate. Il trattamento dell’amiloidosi è complesso e prevede il coinvolgimento di un team multidisciplinare di specialisti, ma con un intervento precoce è possibile trattare o contenere la progressione della sintomatologia.
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