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Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)


La BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva, anche nota come BPCO, è una malattia respiratoria eterogenea che interessa i polmoni e i bronchi con conseguente difficoltà a respirare, tosse produttiva di catarro e frequenti bronchiti causata dalla diretta e prolungata esposizione a fumo di sigaretta o sostanze tossiche per i polmoni. La BPCO costituisce una delle principali cause di morte nel mondo e pertanto non deve essere sottovalutata. È una condizione cronica, di lunga durata, i cui danni sono irreversibili ma i cui sintomi possono essere controllati da un’adeguata terapia. Fondamentale è la prevenzione, iniziando dall’abolizione del fumo, una delle prime cause di questa malattia che colpisce solo in Italia tre milioni di persone. I suoi sintomi – tosse con catarro, fiato corto e respiro sibilante – possono progredire anche in danni molto più gravi per la persona come l’enfisema polmonare, favorire le infezioni come le polmoniti o, nei casi più severi di malattia, determinare lo sviluppo di insufficienza respiratoria.

Che cos’è la BPCO?

Con il termine BPCO si indica un disturbo respiratorio complesso che colpisce i bronchi con conseguente riduzione della funzionalità polmonare. Tra le prime manifestazioni troviamo la bronchite cronica, vale a dire tosse quotidiana produttiva di catarro per almeno sei mesi l’anno, determinata da uno stato infiammatorio della mucosa bronchiale, che può degenerare in un’alterazione dell’albero bronchiale e, quindi, avere ripercussioni sullo scambio gassoso tra l’aria inalata e l’ossigeno assorbito dai polmoni. La persistenza dell’infiammazione a livello bronchiale può nel tempo determinare un’ostruzione con conseguente difficoltà a respirare. L’ostruzione viene identificata tramite un semplice esame funzionale: la spirometria. Se l’infiammazione non viene contrastata (attraverso l’abolizione del fumo di sigaretta o la riduzione dell’esposizione a sostanze tossiche per il polmone) questa può peggiorare nel tempo. L’uso di farmaci broncodilatatori e antinfiammatori inalatori permettere di rallentare la degenerazione.

Inoltre è da sottolineare che la BPCO è un disturbo che può coinvolgere anche altri organi e apparati, soprattutto il cuore, in considerazione della riduzione della quantità di ossigeno che l’organismo è in grado di inalare.

Lo stato infiammatorio protratto nel tempo è anche una delle cause dell’enfisema che consiste in un danneggiamento irreversibile degli alveoli polmonari, le strutture dei polmoni in cui avviene effettivamente lo scambio tra aria e sangue.

Quali sono le cause della BPCO?

Le cause della malattia possono essere diverse. Nella grande maggioranza dei casi la BPCO è provocata dal tabagismo: il fumo svolge un’azione irritativa costante sui bronchi, determinando un’aggressione cronica alla funzionalità respiratoria.

Le altre cause più frequenti sono:

  • inquinamento ambientale (sia dentro casa che fuori casa)
  • esposizione a sostanze tossiche di origine industriale
  • deficit di alfa-1-antitripsina, determinato da una malattia genetica caratterizzata dalla mancanza o malfunzionamento di questa proteina.

Quali sono i sintomi della BPCO?

I sintomi della BPCO sono:

Come prevenire la BPCO?

La prima prevenzione della BPCO si attua smettendo di fumare. Il fumo di tabacco, sigaretta, sigari o pipa, irrita le mucose e favorisce l’instaurarsi dei processi infiammatori. Ugualmente bisognerebbe ridurre l’esposizione all’inquinamento e a sostanze tossiche, ad esempio mediante l’uso di mascherine nelle condizioni più a rischio.

Una corretta e tempestiva diagnosi, inoltre, permette di poter avviare una terapia personalizzata e finalizzata al rallentamento dell’evoluzione della malattia.

BPCO: come si fa la diagnosi?

La BPCO deve essere sospettata in tutti quei pazienti che presentano una storia clinica caratterizzata da tosse produttiva (bronchite cronica) per almeno sei mesi l’anno con contestuale esposizione a sostanze tossiche per i polmoni (es. fumo). La BPCO viene poi diagnosticata e confermata mediante l’esecuzione della spirometria: un esame semplice, veloce, ripetibile e poco invasivo che definisce la funzionalità del polmone. I pazienti affetti da BPCO, per definizione, presenteranno alla spirometria un’ostruzione bronchiale irreversibile.

Lo specialista pneumologo tuttavia potrebbe ricorrere anche all’esecuzione di ulteriori esami e/o approfondimenti sia per escludere altre patologie che per identificare con precisione i segni e lo stadio di degenerazione della funzionalità respiratoria:

  • Esami del sangue, per definire lo stato di infiammazione o eventuali target di terapia.
  • Esami colturali sull’espettorato, per determinare la presenza di batteri potenzialmente patogeni nel muco.
  • Radiografia del Torace (Rx Torace), per valutare la presenza di segni di alterazioni più estese (es. polmonite o neoplasie).
  • TAC del Torace, nei casi in cui sia necessario individuare eventuali anomalie dei polmoni (es. enfisema polmonare o neoplasie) o delle vie aeree in generale (es. bronchiectasie) o dei vasi polmonari.
  • Spirometria globale con tecnica pletismografica, per misurare l’effettiva funzione polmonare e determinare la quantità di aria che si immette nei polmoni.
  • Test di broncodilatazione polmonare, per definire se l’ostruzione bronchiale è reversibile (in questo caso la diagnosi differenziale è con altre patologie respiratorie, come l’asma bronchiale) o irreversibile.
  • Emogasanalisi arteriosa sistemica, che permette di misurare la quantità di ossigeno trasferita ai polmoni, il pH del sangue e la concentrazione di anidride carbonica.
  • Test del cammino in 6 minuti, che permette di valutare la tolleranza respiratoria allo sforzo.
  • Ecocardiogramma, che permette di studiare eventuale coinvolgimento cardiaco.

Come trattare la BPCO?

Il primo trattamento della BPCO è l’abolizione totale del fumo, che è non solo una misura preventiva ma anche terapeutica. Smettere di fumare permette di frenare la progressione dei danni ed eventuali riacutizzazioni.

Il trattamento farmacologico della BPCO è complesso e deve essere pianificato/personalizzato attentamente dallo specialista pneumologo, mentre il paziente deve attenersi alla terapia per avere il massimo del beneficio. Essa include:

  • Broncodilatatori inalatori, farmaci che permettono di rilassare i muscoli che controllano e circondano le vie respiratorie favorendo la respirazione.
  • Corticosteroidi inalatori, che hanno un’azione antinfiammatoria e quindi contrastano la broncocostrizione.
  • Antibiotici, che possono essere utili quando è presente un’infezione batterica, accertata tramite esami diagnostici, ad esempio nella polmonite.
  • Vaccinazioni al fine di prevenire infezioni virali o batteriche.
  • Mucolitici al fine di ridurre il senso di congestione provocato dal catarro.
  • Ossigenoterapia, che permette di compensare il deficit respiratorio qualora in presenza di insufficienza respiratoria, al fine di mantenere una adeguata ossigenazione degli organi e tessuti nobili (es. cuore e cervello)
  • Riabilitazione polmonare, che consiste nella combinazione di esercizi per rafforzare la muscolatura di sostegno nella respirazione e di altri supporti terapeutici che aiutano il paziente a recuperare in parte la funzionalità polmonare perduta o compromessa.
  • Ventilazione notturna necessaria in casi selezionati di pazienti che non riescono più ad avere un adeguato scambio di gas.
Visita pneumologica

La visita pneumologica serve per diagnosticare e trattare le patologie del sistema respiratorio come asma, bronchite, enfisema, infezioni polmonari.