Che cos’è l’asma?
L’asma è una malattia respiratoria eterogenea caratterizzata da un’infiammazione cronica delle vie aeree. È definita da una storia di sintomi respiratori (respiro sibilante, dispnea, costrizione toracica, tosse) che possono variare nel tempo e in intensità.
Si distingue in asma allergica (estrinseca) e asma non allergica (intrinseca), principalmente per le cause scatenanti ed età di insorgenza.
In generale, i sintomi possono essere esacerbati da infezioni virali o batteriche, stimoli aspecifici, quali aria fredda, iperventilazione indotta dall’esercizio fisico, da allergeni, polveri o agenti inalanti a cui si è esposti per motivi professionali.
Dal punto di vista epidemiologico, circa 300-400 milioni di persone in tutto il mondo e nello specifico circa 3 milioni di persone in Italia, soffrono di asma.
La prevalenza di questa malattia risulta in costante aumento, complici un sempre maggiore fenomeno di urbanizzazione con esposizione a elevato tasso di inquinamento, una crescente tendenza alla condivisione di spazi sempre più piccoli, così come un incremento del tasso di obesità e una riduzione alla pratica di attività fisica.
La mortalità per asma è bassa ma soprattutto è evitabile, poiché associata a una scarsa aderenza alla terapia prescritta o a una mancata diagnosi di asma grave.
Quali sono le cause dell’asma?
I fattori di rischio possono variare da persona a persona e comprendono:
Fattori genetici (ereditarietà): spesso è presente una familiarità per asma
Fattori ambientali:
- Esposizione ad allergeni (pollini, acari della polvere, muffe, peli di animali)
- Esposizione a inquinamento atmosferico, fumo di sigaretta, aria fredda
- Esposizione a sostanze chimiche inalanti nell’ambito lavorativo.
Anche l’esercizio fisico intenso, soprattutto se in ambienti freddi o umidi può generare broncospasmo e l’insorgenza della cosiddetta asma da sforzo.
L’asma si associa spesso ad alcune comorbidità (patologie mediche che coesistono con l’asma) e che ne possono influenzare il decorso e il trattamento.
Le principali sono:
- Infezioni respiratorie (secondarie a virus dell’influenza, rhinovirus, virus respiratorio sinciziale, per esempio)
- Bronchiectasie
- Rinite allergica e non allergica
- Sinusite cronica con o senza poliposi nasale
- Obesità
- Malattia da reflusso gastroesofageo
- Disturbi respiratori del sonno (apnee ostruttive del sonno)
- Disturbi dell’umore (ansia, depressione).
Le comorbidità devono essere pertanto identificate e adeguatamente trattate in quanto possono concorrere al controllo dei sintomi e al miglioramento della qualità di vita.
Quali sono i sintomi dell’asma?
I sintomi dell’asma sono variabili per frequenza e gravità. Alcuni soggetti asmatici sono abitualmente asintomatici, con lievi episodi di respiro affannoso sporadici e di breve durata.
Altri presentano sintomi quotidiani quali tosse e respiro sibilante o hanno attacchi gravi dopo infezioni virali, attività fisica o esposizione ad altri fattori scatenanti.
I sintomi tipici dell’asma sono:
- dispnea, il cosiddetto “fiato corto”
- sensazione di costrizione toracica
- respiro sibilante (wheezing)
- tosse secca persistente.
La sensazione di mancanza di fiato può essere estremamente intensa, fino a determinare vere e proprie crisi asmatiche, caratterizzate da difficoltà a pronunciare frasi intere e respiro molto affannoso anche a riposo.
Asma: come si fa la diagnosi?
L’asma viene classificata principalmente in base alla sua gravità in lieve, moderata, grave, tenendo conto della frequenza dei sintomi, delle limitazioni funzionali e della necessità terapeutiche.
Un’ulteriore classificazione valuta invece quanto bene l’asma sia controllata, indipendentemente dalla sua gravità.
Per la diagnosi di asma sono fondamentali:
Visita pneumologica con attenta anamnesi ed esame obiettivo, in cui è necessario valutare la presenza di sintomi respiratori (respiro sibilante, dispnea, tosse, dolore toracico), se questi peggiorano di notte o al risveglio, se sono esacerbati da esercizio fisico o da trigger virali o batterici.
Valutazione funzionale con conseguente conferma dell’ostruzione bronchiale variabile mediante:
- Spirometria semplice con test di broncodilatazione farmacologica: la funzionalità polmonare è valutata in modo più affidabile tramite la spirometria, con la valutazione del volume espiratorio forzato nel primo secondo (FEV1) e del rapporto tra FEV1 e capacità vitale forzata (FEV1/FVC). Un FEV1/FVC ridotto (rispetto al basale o rispetto al limite inferiore della norma) indica una limitazione del flusso aereo espiratorio.
Nella pratica clinica, una volta confermato un difetto ostruttivo, la variazione nella limitazione del flusso aereo è generalmente valutata dalla variazione del FEV1, mediante il test di broncodilatazione farmacologica; un incremento del FEV1 del 12% rispetto al basale e di almeno 200 ml è suggestivo per ostruzione bronchiale variabile e quindi di asma.
- Misura del Picco di Flusso Espiratorio (PEF): consente di documentare la variabilità dell’ostruzione bronchiale nell’asma, sia a fini diagnostici (quando non sono disponibili altri test), che per identificare i fattori scatenanti e la risposta alla terapia. Negli adulti è significativa una variabilità media giornaliera diurna del PEF >10%.
- Test di iperreattività bronchiale: quando la spirometria e il test di broncodilatazione farmacologica non sono dirimenti per asma.
Altre indagini da richiedere sono:
- emocromo con formula;
- misurazione dell’ossido nitrico esalato e nasale, per valutare il livello di flogosi bronchiale e naso-sinusale;
- conta cellulare su espettorato indotto;
- esame citologico nasale (rinocitogramma).
Nel sospetto di comorbidità, lo specialista dovrà richiedere:
- valutazione allergologica con eventuali test cutanei (Skin Prick Tests), dosaggio IgE totali sieriche, dosaggio IgE specifiche sieriche;
- studio delle alte vie respiratorie ed eventuale valutazione otorinolaringoiatrica;
- imaging del polmone (per es. mucus plug, bronchiectasie);
- polisonnografia, nel sospetto di sindrome delle apnee ostruttive del sonno;
- pannello autoanticorpale (nel sospetto per es. EGPA – granulomatosi eosinofilica con poliangite).
Come trattare l’asma?
Il trattamento dell’asma mira a controllare i sintomi, prevenire le riacutizzazioni e preservare la funzionalità respiratoria.
Si tratta di un approccio “personalizzato” e a gradini (a step) così come previsto dalle raccomandazioni GINA (Global Initiative for Asthma).
La terapia dell’asma si basa sull’utilizzo di corticosteroidi inalatori eventualmente associati a farmaci broncodilatatori (in particolare beta-2-agonisti e/o anti-muscarinici) e la gravità della malattia viene definita in base al livello di terapia in grado di controllare clinicamente la malattia.
A seconda della gravità della patologia e dei sintomi, sarà lo specialista a valutare l’eventuale introduzione di terapie aggiuntive.
Nella gestione del paziente affetto da asma è fondamentale che lo specialista educhi adeguatamente il paziente sulla patologia e sul riconoscimento dei suoi sintomi; deve inoltre verificare la corretta aderenza alla terapia inalatoria e il corretto utilizzo del dispositivo prescritto.
Il paziente con asma deve inoltre sottoporsi a regolari visite pneumologiche con monitoraggio della funzionalità respiratoria con spirometrie.
Fondamentale è la gestione delle comorbidità e una valutazione multidisciplinare, in particolar modo tra specialisti pneumologi, allergologi ed otorinolaringoiatri.
Si parla di riacutizzazione asmatica quando si ha un peggioramento improvviso o progressivo della sintomatologia respiratoria, scarsamente responsivo alla terapia inalatoria usuale, tale da richiedere un intervento terapeutico urgente.
Sono segni e sintomi di riacutizzazione:
- Incremento della dispnea (del fiato corto)
- Incremento della tosse e respiro sibilante
- Sensazione di oppressione toracica.
Nei casi più gravi si può assistere alla comparsa di confusione, bradicardia, riduzione della saturazione periferica (SpO2 < 94%), difficoltà nel pronunciare frasi con utilizzo di parole singole, utilizzo della muscolatura respiratoria accessoria (collo, spalle, addome).
Sono questi i casi che necessitano il rapido ingresso in Pronto Soccorso per avviare terapia medica ottimizzata e per considerare eventuali complicanze quali l’insorgenza di un’insufficienza respiratoria acuta o la presenza di un’infezione batterica o virale intercorrente.
Asma grave
I pazienti che nonostante dosi medio-alte di corticosteroidi inalatori associati ad altro farmaco di fondo per l’asma (beta-2-agonisti e/o anti-muscarinici e/o antagonisti del recettore dei leucotrieni) e nonostante una buona aderenza alla terapia prescritta e una corretta gestione delle comorbidità manifestano frequenti riacutizzazioni di malattia, oppure necessitano di terapia cronica di mantenimento con corticosteroidi sistemici, vengono definiti con “asma grave”.
Per la conferma di asma grave, è necessario che il paziente si rivolga a un centro specialistico dove si procederà a un attento studio per comprendere quali siano i principali meccanismi immunopatogenetici sottostanti la patologia e in grado di giustificarne la sua gravità; successivamente, sarà quindi possibile valutare un’ottimizzazione della terapia e l’eventuale prescrizione di terapia biologica, che agisce sui mediatori dell’infiammazione responsabile dell’asma.
L’andamento della patologia, deve essere sempre e in ogni caso seguita dallo specialista.
La visita pneumologica serve per diagnosticare e trattare le patologie del sistema respiratorio come asma, bronchite, enfisema, infezioni polmonari.
La visita allergologica è utilizzata per determinare se sintomi come difficoltà respiratoria, prurito agli occhi, naso chiuso o che cola, orticaria, dermatiti e mal di pancia sono causati da un’allergia.
Ultimo aggiornamento: Maggio 2025
Data online: Gennaio 2024