Che cos’è l’ipertrigliceridemia?
Con ipertrigliceridemia si intende un accumulo di trigliceridi nel sangue superiore alla norma. I trigliceridi sono dei grassi semplici, presenti in grande concentrazione nell’organismo. La maggior parte dei trigliceridi deriva dall’alimentazione, mentre una più piccola parte viene prodotta direttamente dal fegato a partire da altri macronutrienti (carboidrati e proteine) in condizioni di eccessivo introito calorico. Nel circolo i trigliceridi sono trasportati da proteine specifiche, le lipoproteine, e si depositano nel tessuto adiposo, dove hanno il duplice ruolo di riserva energetica e protezione contro la dispersione del calore corporeo. Tuttavia, un eccesso di trigliceridi rispetto alle necessità dell’organismo provoca un aumento del rischio di sviluppo di patologie cardiovascolari, disturbi del pancreas e patologie del fegato.
Quali sono le cause dell’ipertrigliceridemia?
Nella maggior parte dei casi, l’ipertrigliceridemia è secondaria a una disregolazione dell’equilibrio endocrino e metabolico dell’organismo, come accade nel contesto di:
- sovrappeso e obesità
- diabete mellito
- patologie dei reni
- ipotiroidismo
- patologie del fegato
- sedentarietà
- alimentazione poco equilibrata, ricca in grassi animali
- abuso di alcolici
- assunzione di determinati farmaci.
Più raramente, l’ipertrigliceridemia è dovuta a una mutazione genetica ereditaria, come accade nell’iperchilomicronemia familiare.
Quali sono i sintomi dell’ipertrigliceridemia?
L’ipertrigliceridemia non dà luogo a sintomi specifici, ragione per cui nella maggior parte dei casi viene riscontrata incidentalmente agli esami del sangue. Spia di una concentrazione di trigliceridi superiore alla norma sono i cosiddetti xantomi eruttivi, ossia piccoli accumuli di grasso sottopelle che hanno l’aspetto di escrescenze di colore rosso-giallo e si sviluppano soprattutto su spalle, braccia, glutei e gambe, e gli xantelasmi, analoghi depositi a livello palpebrale. In altri casi ancora, i trigliceridi tendono ad accumularsi a livello epatico, dando luogo alla steatosi epatica, ovvero il “fegato grasso”.
Quando livelli elevati di trigliceridi persistono a lungo, possono essere spia di un importante squilibrio endocrino dell’organismo, noto come sindrome metabolica, associata a un aumentato rischio di incorrere in eventi cardiovascolari come infarto del miocardio e ictus cerebrale. Infine, valori molto elevati di trigliceridi possono culminare nella pancreatite acuta, ovvero un’infiammazione acuta del pancreas che richiede trattamento in urgenza.
Come si previene l’ipertrigliceridemia?
Per prevenire l’ipertrigliceridemia è anzitutto necessario assicurarsi uno stile di vita sano, controllando il peso corporeo in modo da evitare sovrappeso e obesità, svolgendo regolarmente attività fisica e seguendo un’alimentazione equilibrata, povera di grassi saturi di origine animali. Infine, è di fondamentale importanza evitare l’assunzione di alcolici.
Ipertrigliceridemia: come si fa la diagnosi?
L’ipertrigliceridemia si diagnostica tramite gli esami del sangue, eseguendo un pannello lipidico completo che includa le concentrazioni di trigliceridi, colesterolo totale, colesterolo HDL, colesterolo LDL. A completamento, al fine di inquadrare e diagnosticare eventuali squilibri metabolici associati, si richiedono inoltre glicemia, funzione tiroidea, funzione renale ed enzimi epatici.
Come trattare l’ipertrigliceridemia?
L’ipertrigliceridemia si tratta intervenendo sulla causa sottostante. In primis è consigliato modificare gli eventuali stili di vita scorretti. Tuttavia, in alcuni casi è necessario ricorrere a una terapia farmacologica, che viene prescritta dallo specialista in base alle specifiche condizioni cliniche del paziente, che può includere statine, acidi grassi omega 3 e/o fibrati.