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Bronchiectasie: i sintomi e come si curano

La tosse persistente con produzione anche quotidiana di catarro, bronchiti e polmoniti ricorrenti, associate talvolta alla presenza di sangue nell’espettorato e fiato corto, sono segnali che possono indicare la presenza di bronchiectasie, una malattia respiratoria cronica caratterizzata dalla dilatazione permanente e anomala di alcuni bronchi, i canali che trasportano l’aria ai polmoni.

Le bronchiectasie sono una patologia piuttosto diffusa (si stima che interessino circa 400 adulti ogni 100.000 persone), ma spesso vengono diagnosticate tardivamente. Il trattamento deve essere personalizzato, in base alle caratteristiche cliniche del singolo paziente.

Ne parliamo con il professor Stefano Aliberti, Responsabile dell’Unità Operativa di Pneumologia presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano ed esperto internazionale di bronchiectasie.

Che cosa sono le bronchiectasie

Le bronchiectasie si manifestano con una dilatazione irreversibile di alcuni bronchi, accompagnata da sintomi come tosse cronica, abbondante produzione di catarro e infezioni respiratorie frequenti. In alcuni casi possono comparire anche sintomi secondari, come presenza di sangue nell’espettorato (emoftoe o emottisi), difficoltà respiratoria, stanchezza, febbricola e sudorazione notturna.

La malattia può essere congenita o acquisita, ed è spesso associata ad altre condizioni cliniche. Tra le cause note vi sono patologie genetiche o sistemiche come la fibrosi cistica, la discinesia ciliare primitiva o alcune forme di immunodeficienza. Anche le malattie autoimmuni o infiammatorie croniche intestinali – come l’artrite reumatoide, la colite ulcerosa e la malattia di Crohn – possono essere associate alle bronchiectasie. Inoltre, le bronchiectasie possono associarsi ad altre malattie respiratorie croniche, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e l’asma. Tuttavia, in circa il 40-50% dei casi, la causa rimane sconosciuta (forma idiopatica).

Bronchiectasie: gli esami per la diagnosi

La diagnosi di bronchiectasie viene formulata dallo specialista pneumologo sulla base dei sintomi clinici e confermata mediante una TAC del torace ad alta risoluzione, l’esame più indicato per evidenziare le alterazioni strutturali dei bronchi. Purtroppo, i sintomi – spesso aspecifici – possono ritardare la diagnosi, poiché comuni anche ad altre patologie respiratorie.

Come si curano le bronchiectasie?

Una volta diagnosticata la malattia, il trattamento viene personalizzato e si basa sull’individuazione dei cosiddetti “tratti trattabili”, come la produzione di muco e la presenza di infezioni. Uno degli strumenti principali della terapia è la fisioterapia respiratoria, fondamentale per facilitare l’espulsione del catarro, migliorare la funzione respiratoria e ridurre il rischio di infezioni.

A seconda del caso, la fisioterapia può essere affiancata da terapie farmacologiche, che comprendono broncodilatatori, macrolidi (farmaci con proprietà antinfiammatorie e immunomodulanti) e antibiotici somministrazione per via aerosolica.

La gestione delle bronchiectasie richiede un approccio multidisciplinare, data la possibile presenza di cause sottostanti e comorbidità. Accanto allo pneumologo e al fisioterapista respiratorio, possono intervenire altri specialisti: l’otorinolaringoiatra (in caso di sinusite cronica), il gastroenterologo (in presenza di reflusso gastroesofageo, colite ulcerosa o malattia di Crohn), il microbiologo (per l’identificazione dei patogeni responsabili delle infezioni) e il radiologo (per la valutazione di eventuali tracce di sangue nell’espettorato).

La presa in carico coordinata e specialistica è essenziale per garantire una gestione efficace della malattia e per migliorare la qualità di vita delle persone con bronchiectasie.

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