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Pertosse: cos’è e quali sono i sintomi

La pertosse, nota anche come tosse convulsa, è una malattia batterica causata dal batterio Bordetella pertussis. Sebbene sia più comune durante l’infanzia, può colpire anche gli adulti. La patologia interessa le vie respiratorie e il sintomo principale è una tosse intensa e persistente, che può durare settimane o addirittura mesi. Nei bambini la pertosse può evolvere in bronchiolite, un’infiammazione acuta e grave delle vie aeree che può causare ostruzione respiratoria.

Ne parliamo con il dottor Filippo Medioli, infettivologo presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.

Cos’è la pertosse e come si trasmette

La pertosse si trasmette  principalmente attraverso le goccioline di saliva o muco emesse parlando, tossendo o starnutendo (droplets) da persone infette. Si tratta di una patologia altamente contagiosa, soprattutto nelle prime fasi di incubazione, quando i sintomi possono essere simili a quelli di un comune raffreddore. L’incubazione della pertosse varia da 4 a 21 giorni e la contagiosità è massima nelle prime due settimane di malattia.

Come abbiamo detto, la pertosse può essere molto severa nei bambini, portando a complicanze come la bronchiolite e altre condizioni respiratorie gravi. Nell’adulto, invece, le vie aeree sono più sviluppate e il decorso della malattia tende ad essere meno grave, con un rischio di complicanze molto inferiore. Per prevenire la pertosse, oggi è disponibile un vaccino efficace, obbligatorio per i neonati e i bambini, ma anche raccomandato per gli adulti per proteggere se stessi e gli altri.

Pertosse: quali sono i sintomi

I sintomi della pertosse nelle prime fasi sono lievi e simili a quelli di un comune raffreddore (fase catarrale). Successivamente, si manifestano sintomi più severi (fase convulsiva), caratterizzati da una tosse particolarmente violenta e incoercibile.

Inoltre, se la pertosse non viene trattata tempestivamente, si può verificare un peggioramento dei sintomi e il rischio di complicanze, come la bronchiolite nei bambini. Le persone con pertosse possono mantenere la contagiosità fino a 3 settimane dall’esordio della fase convulsiva, contribuendo così alla diffusione dell’infezione. Questo rappresenta un rischio concreto, soprattutto in ambienti come le scuole.

Cosa fare in caso di pertosse?

In presenza di tosse molto intensa e persistente, è importante consultare il medico di medicina generale. Inizialmente, infatti, la pertosse può essere confusa con un semplice raffreddore o un’altra comune infezione delle vie respiratorie, il che può ritardare la diagnosi e l’inizio del trattamento, favorendo così la diffusione dell’infezione ad altre persone. 

Il trattamento della pertosse prevede l’uso di antibiotici, solitamente macrolidi, e la terapia dipende dall’età e dalla gravità dei sintomi. Nei bambini con forme più severe, può essere necessario il ricovero ospedaliero, poiché le complicanze di una pertosse grave includono apnea, broncopolmonite, convulsioni ed encefalite. Per adolescenti e adulti, invece, di solito è possibile seguire la terapia a domicilio. 

Per prevenire la pertosse, il calendario vaccinale raccomanda la vaccinazione per tutti i neonati. La vaccinazione viene somministrata in tre dosi e comprende, oltre alla pertosse acellulare, anche difterite, tetano, poliomielite, epatite B ed Haemophilus influenzae di tipo B (vaccino esavalente). Inoltre, è previsto un richiamo a 5-6 anni e una seconda dose durante l’adolescenza, a partire dai 12 anni. Per gli adulti, si consiglia un richiamo ogni 10 anni. 

Oltre alla vaccinazione, per ridurre la diffusione del virus, è fondamentale seguire le norme igieniche generali, come coprire bocca e naso con un fazzoletto o con il braccio quando si starnutisce o si tossisce, e lavarsi frequentemente le mani.

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