I trattamenti e le possibilità di cura variano da tumore a tumore ed è fondamentale, quando si parla di guarigione da un tumore, la diagnosi precoce. Con “guarigione” da una patologia oncologica si intende l’assenza di segni riconducibili al cancro a 5 anni (o 10 in alcuni tipi di tumore) dalla fine dei trattamenti e un’aspettativa di vita che ritorna analoga a quella di una persona della medesima età che non è stata interessata da cancro. A oggi, prevenzione primaria e screening consentono di individuare tumori in stadio molto precoce e lesioni pre tumorali, aumentando le possibilità di intervento e di guarigione.
Ne parliamo con il dottor Luca Toschi, dell’Unità di Oncologia Medica – Polmone presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.
Come si cura il cancro?
Per trattare il cancro, in base alla tipologia del tumore e al suo stadio, si possono seguire diverse strade di trattamento ma in generale, intervenire su un tumore in fase precoce, garantisce maggiori possibilità di efficacia delle cure. Per quanto riguarda i tumori solidi, la terapia standard è rappresentata dalla chirurgia, associata eventualmente a trattamenti farmacologici (chemioterapia, immunoterapia, farmaci a bersaglio molecolare, terapie ormonali) e radioterapia prima e/o dopo l’intervento, utili a diminuire e contenere il tumore e ridurre il rischio di recidive. La chemioterapia usa farmaci con un’azione citotossica, ossia che impedisce la moltiplicazione delle cellule. I farmaci chemioterapici non possono però fare distinzione tra cellule tumorali e cellule sane e comportano quindi l’insorgenza di effetti collaterali su alcuni tessuti, come capelli, mucose e sangue. La radioterapia, invece, si serve di radiazioni per distruggere le cellule tumorali e viene indirizzata nell’area interessata dal tumore per salvaguardare le cellule sane.
Un’altra possibilità di trattamento è rappresentata dai farmaci a bersaglio molecolare, che agiscono in modo mirato sulle cellule tumorali che presentano determinate alterazioni molecolari bloccandone la crescita. Diversamente, i farmaci immunoterapici stimolano il sistema immunitario in modo che intervenga contro le cellule tumorali, mentre la terapia ormonale, che interviene su alcuni ormoni, viene usata in particolar modo in presenza di tumori ormono-sensibili la cui crescita è stimolata dagli ormoni, come il cancro della mammella e della prostata.
Un’opzione, infine, per alcuni tumori che si sviluppano con particolare lentezza è la cosiddetta sorveglianza attiva. La sorveglianza attiva comporta l’esecuzione di esami molto ravvicinati per mantenere sotto controllo il tumore senza effettuare trattamenti, che vengono eseguiti solo in presenza di un aumento di attività del tumore.
Cosa sono le recidive?
Quando un tumore presenta una recidiva significa che la malattia si ripresenta nella stessa area in cui si è manifestata inizialmente oppure in un’altra parte del corpo. In questo secondo caso, definito metastasi, le cellule tumorali sopravvissute ai trattamenti si diffondono attraverso i vasi sanguigni e linfatici e, dopo una fase di quiescenza, iniziano a moltiplicarsi.
La resistenza di un tumore ai trattamenti può essere dovuta alla compresenza di cellule differenti che non rispondono in maniera omogenea alla terapia (eterogeneità del cancro).
Cura e guarigione, qual è la differenza?
Se, come abbiamo detto, la guarigione dal cancro comporta l’assenza di sintomi associati al cancro per i 5-10 anni successivi alla fine dei trattamenti, con “cura” si intende invece una terapia che, anche in presenza di impossibilità di far scomparire il tumore, permette di convivere con la malattia.
Le terapie, quindi, possono avere una finalità di guarigione, quindi essere eseguite con lo scopo di eliminare del tutto la patologia oncologica e prevenire un’eventuale recidiva, ossia un ritorno della malattia. Possono però anche essere di mantenimento, quindi essere trattamenti che vengono eseguiti in presenza di una malattia che non può essere completamente eliminata, ma che consentono di contenerla. In questo caso aumentano le possibilità di sopravvivenza, in alcuni casi anche in modo importante, e il paziente può convivere con la malattia con la qualità di vita migliore possibile. Ci sono infine le terapie palliative o del dolore, quindi quelle terapie eseguite per migliorare la qualità di vita diminuendo i sintomi associati al tumore, tra cui il dolore. Sono terapie che possono anche essere eseguite nelle fasi precoci di malattia, utili per aiutare il paziente ad affrontare il disturbo nel modo migliore possibile.
In generale la sopravvivenza dopo una diagnosi di tumore dipende da più fattori, tra cui:
- diagnosi precoce, con possibilità di intervenire in uno stadio iniziale
- efficacia delle terapie, ovvero la capacità dei trattamenti di eliminare, ridurre o contenere il tumore
- tolleranza al trattamento, quindi la possibilità di poter somministrare le terapie previste secondo il programma prestabilito, senza interruzioni per effetti collaterali.
La sopravvivenza dopo una diagnosi di tumore è in continuo aumento nonostante il cancro sia ancora in Italia la seconda causa di morte dopo le patologie cardiovascolari. Le persone che sopravvivono a 5 anni dalla diagnosi, infatti, riescono ad avere una sopravvivenza simile se non analoga a chi non ha mai sviluppato tumori.
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