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Osteoporosi: la densitometria ossea per la diagnosi

L’osteoporosi è una patologia cronica, dalla forte rilevanza sociale, ed è caratterizzata da un’alterata struttura ossea con conseguente riduzione della resistenza al carico meccanico e un aumento del rischio di fratture. Si stima che in Italia ne siano colpiti 1 donna su 3 oltre i 50 anni (circa 5.000.000 di persone) e 1 uomo su 8 oltre i 60 anni (circa 1.000.000 di persone).

Come spiega il professor Gherardo Mazziotti, Responsabile della Sezione di Ricerca, Diagnosi e Cura delle Malattie Osteometaboliche di Humanitas: “L’osteoporosi è una malattia silente e l’esordio dei sintomi coincide con la comparsa di una frattura da fragilità. Tutti i distretti scheletrici sono affetti dall’osteoporosi e possono essere interessati da eventi fratturativi. Tuttavia, le più comuni fratture da fragilità interessano la colonna vertebrale, il femore prossimale (collo) e il polso”.

Come si effettua la diagnosi?

“La diagnosi prevede innanzitutto l’esecuzione della densitometria ossea (DEXA o MOC), un esame che consente di calcolare la densità minerale ossea e che di routine viene valutata a livello della colonna lombare e del femore prossimale. I dati ricavati vengono confrontati con quelli attesi, per poi esprimere un valore numerico chiamato T-score per i pazienti di età superiore ai 50 anni e Z-score per i soggetti più giovani. Sulla base dei valori di T-score, i valori densitometrici vengono definiti normali (T-score > -1 SD), in osteopenia (T-score tra -1.0 SD e -2.5 SD) o in osteoporosi (T-score < -2.5 SD). Nei soggetti giovani, la diagnosi di osteoporosi si basa sul riscontro di un valore di Z-score uguale o inferiore a -2.0 SD. Il rischio di frattura aumenta progressivamente con la riduzione del T-score (il paziente con osteoporosi ha un rischio di fratturare maggiore rispetto al soggetto con osteopenia e ancora di più rispetto al soggetto con T-score normale) o dello Z-score.

Tuttavia, altri fattori possono influenzare il rischio di frattura indipendentemente dai valori di densità minerale ossea. Nelle osteoporosi secondarie, per esempio, il paziente può andare incontro a frattura anche in assenza di una diagnosi densitometrica di osteoporosi. Ecco perché è importante non solo eseguire l’esame MOC-DEXA, ma individuare attraverso un’attenta anamnesi, anche grazie all’aiuto di un semplice questionario, la presenza di fattori di rischio per fragilità scheletrica e fratture.

Nei pazienti con diagnosi densitometrica di osteoporosi o in quelli con sospetta osteoporosi secondaria, va eseguita anche una radiografia della colonna vertebrale che consente di diagnosticare precocemente le fratture vertebrali, che rappresentano le complicanze più frequenti dell’osteoporosi. Infine, semplici esami del sangue e delle urine permettono di studiare il metabolismo calcio-fosforo e di escludere o confermare il sospetto clinico di forme secondarie di osteoporosi”, sottolinea il professor Mazziotti.

Chi deve sottoporsi a MOC-DEXA?

“L’esame va prescritto a tutti quei soggetti, a prescindere dall’età, che presentino almeno uno dei seguenti fattori di rischio per fragilità scheletrica: pregresse fratture da fragilità; storia di malattie croniche o terapie note per essere cause di osteoporosi secondaria; riscontro radiologico di demineralizzazione ossea. Per le donne in post-menopausa altri criteri maggiori per indirizzare l’esecuzione dell’esame MOC-DEXA sono: familiarità per frattura di femore o di vertebra, menopausa prima dei 45 anni, magrezza (BMI ≤ 19 Kg/m2). Esistono poi criteri cosiddetti minori, quale il ridotto introito di calcio con la dieta, il fumo e l’alcol; nel soggetto in cui questi elementi coesistono è bene eseguire l’esame MOC dopo i 60-65 anni di età”, ha precisato lo specialista.

La nuova Sezione di Ricerca, Diagnosi e Cura delle Malattie Osteo-Metaboliche afferente all’Unità di Endocrinologia in Humanitas

Humanitas ha grande interesse nell’osteoporosi e prepara percorsi diagnostico-terapeutici dedicati alla malattia accanto a studi di ricerca di clinica. Di recente è stata istituita la Sezione di Ricerca, Diagnosi e Cura delle Malattie Osteo-Metaboliche a conduzione universitaria, di cui è responsabile il prof. Gherardo Mazziotti. Il Centro ha come obiettivo primario quello di soddisfare le richieste dei pazienti con fragilità scheletrica. A tale scopo sono attivi ambulatori di Endocrinologia e percorsi diagnostico-terapeutici dedicati alla valutazione dei pazienti con osteoporosi primitiva e secondaria.

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