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Tromboembolismo venoso: che cos’è e quali sono i sintomi

Il tromboembolismo venoso (TEV) è una malattia grave, provocata dalla formazione di coaguli di sangue nelle vene in cui circola il sangue e che può comportare seri rischi per la vita delle persone. Il tromboembolismo venoso è la terza patologia cardiovascolare più frequente dopo l’infarto del miocardio e ictus o stroke ed è caratterizzata dal verificarsi di due condizioni cliniche in particolare, tra loro associate, la trombosi venosa profonda (TVP), dovuta alla formazione di un coagulo in una vena profonda in genere agli arti inferiori, oppure l’embolia polmonare, causata dalla migrazione del coagulo frammentato dalla vene degli arti fino a polmone. 

Quali sono i segni e i sintomi da cui riconoscere il tromboembolismo venoso? Ne parliamo con il professor Corrado Lodigiani, Responsabile del Centro Trombosi e Malattie Emorragiche presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano. 

Trombosi venosa profonda ed embolia polmonare: due condizioni correlate

Il tromboembolismo venoso può comportare due diverse manifestazioni, che sono tra loro strettamente associate: trombosi venosa profonda ed embolia polmonare.

La trombosi venosa profonda interessa le vene profonde, in genere delle gambe e, più di rado, di cervello (trombosi venosa cerebrale), addome o braccia. Il coagulo di sangue (trombo) che si forma nella vena è un aggregato solido di piastrine, globuli rossi e globuli bianchi che impediscono il normale flusso sanguigno. 

L’embolia polmonare, invece, si verifica quando un coagulo che si è formato in una vena, in genere degli arti inferiori, si frammenta in parti più piccole (emboli) che vengono trasportate dalla circolazione sanguigna nei polmoni, dove bloccano il flusso del sangue provocando l’infarto polmonare (embolia). 

Quali sono i sintomi del tromboembolismo venoso?

Trombosi venosa profonda ed embolia polmonare si possono riconoscere da alcuni sintomi caratteristici. 

In particolare, se la trombosi venosa profonda si verifica negli arti possono manifestarsi:

  • arrossamento o calore della cute
  • dolore (spesso al polpaccio)
  • gonfiore a un arto
  • senso di pesantezza e tensione (spesso al polpaccio).

Se la trombosi venosa interessa in cervello la persona potrebbe presentare:

  • cefalea atipica
  • confusione
  • convulsioni
  • debolezza a un arto
  • difficoltà a parlare
  • disturbi visivi
  • nausea e vomito
  • sintomi neurologici.

I sintomi della trombosi addominale più comuni sono:

L’embolia polmonare, invece, si manifesta con:

  • dispnea o respiro accelerato a insorgenza improvvisa
  • dolore intenso al torace, in particolare quando si respira profondamente
  • sensazione di svenimento
  • tachicardia
  • tosse (con o senza espettorazione di sangue).

Quali sono i fattori di rischio associati al tromboembolismo venoso?

Il tromboembolismo venoso può interessare persone con caratteristiche molto diverse, ma ci sono alcuni fattori di rischio che possono aumentarne l’insorgenza e a cui è opportuno prestare attenzione. Colpisce infatti in particolare persone che hanno familiarità (consanguinei di 1 grado) o con trombofilia (difetti congeniti o acquisiti), persone con più di 60 anni, persone con mobilità ridotta o che sono costrette a immobilità prolungata (come chi deve fare voli aerei lunghi o persone allettate a causa di una malattia o ricoveri in ospedale) pazienti oncologici e che stanno effettuando terapie antitumorali.

Anche chi assume una terapia ormonale estroprogestinica (contraccettivi orali, terapia ormonale postmenopausa) e chi si è sottoposto a un ricovero ospedaliero o un intervento chirurgico in tempi recenti è maggiormente a rischio, così come le persone con obesità o in gravidanza. Inoltre, anche il fumo di sigaretta e il consumo di alcolici soprattutto se associati a obesità e sovrappeso aumentano il rischio di avere un evento. 

Come prevenire il tromboembolismo venoso

Una volta valutato, se possibile con uno specialista, il rischio individuale di sviluppare il tromboembolismo venoso, è utile mettere in atto alcuni accorgimenti. Per esempio è consigliato praticare attività fisica in maniera continuativa e in particolare, quando si sta seduti a lungo, bisogna ricordarsi di muovere le gambe regolarmente e in ogni caso (ma soprattutto durante lunghi viaggi aerei della durata maggiore di 5-6 ore) di idratarsi. Se durante e dopo un ricovero ospedaliero il medico ha prescritto l’utilizzo di calze elastiche compressive o farmaci anticoagulanti, è necessario seguire scrupolosamente la prescrizione. 

Tra i fattori di rischio del tromboembolismo venoso bisogna prestare particolare attenzione ai ricoveri ospedalieri (che sono causa del 60% circa dei casi di TEV). Nella maggior parte dei casi, infatti, i ricoveri ospedalieri comportano una riduzione della mobilità per allettamento del paziente o convalescenza o, in presenza di interventi chirurgici, possono associarsi a traumi ai vasi sanguigni. 

Per questo, è importante al momento del ricovero accertarsi che il personale sanitario effettui una valutazione del proprio rischio di sviluppare tromboembolismo venoso e quali sono le opzioni di prevenzione più adatte alla propria condizione clinica.

Infatti il tromboembolismo venoso è una patologia grave e frequente ma spesso assolutamente prevenibile e quindi evitabile. Sapere che può accadere e come prevenirla e, nel caso si verifichi riconoscerla, è già un primo passo fondamentale.

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