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Tumori: cos’è la prevenzione secondaria

Tra i fattori di rischio associati allo sviluppo di patologie oncologiche si riconoscono elementi comportamentali, ambientali, genetici e casuali. Un’adeguata prevenzione, quindi, è fondamentale per ritardare o addirittura prevenire il cancro. Se la prevenzione primaria è orientata a evitare i fattori di rischio modificabili per diminuire il rischio di insorgenza di un tumore, la prevenzione secondaria è quella che permette di avere una diagnosi precoce in presenza di una patologia già in corso, individuando le lesioni precancerose o i tumori quando sono a uno stadio iniziale in modo da poterli trattare con maggior efficacia. 

Ne parliamo con il dottor Luca Toschi, dell’Unità di Oncologia Medica – Polmone presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano. 

Prevenzione secondaria e screening preventivi 

La prevenzione secondaria permette di ottenere una diagnosi precoce e, quindi, si pone tra l’insorgenza biologica del cancro e l’insorgenza delle prime manifestazioni sintomatologiche. Per individuare le lesioni precancerose o i tumori in una fase precoce sono fondamentali i programmi di screening.

Gli screening della popolazione per una determinata malattia sono organizzati secondo alcuni criteri specifici stabiliti dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), tra cui:

  • la patologia deve essere considerata un problema di salute importante sia per la persona sia per la popolazione nel suo complesso;
  • la patologia deve essere individuabile in fase latente o alle prime manifestazioni sintomatiche;
  • deve essere disponibile un trattamento validato in grado di curare la patologia;
  • lo screening deve essere accettabile per la popolazione.

In accordo a queste linee guida, in Italia le campagne nazionali di screening sono quelle per il tumore della mammella, il tumore della cervice uterina e il tumore del colon-retto.

Lo screening per il tumore della mammella 

Il programma di screening per il tumore della mammella è gratuito e comporta l’esecuzione di una mammografia, un esame che usa radiazioni ionizzanti per individuare in fase precoce la presenza di noduli ancora non palpabili. Lo screening mammografico è rivolto alla popolazione femminile tra i 50 e i 69 anni (in alcune Regioni tra i 45 e i 74 anni) e va svolto ogni 2 anni. La fascia d’età e la frequenza consentono di ridurre il rischio di mortalità per questa patologia del 40%.
Le proiezioni radiografiche che vengono fatte durante l’esame mammografico sono due, una laterale e una dall’alto, e il risultato viene visionato da due specialisti radiologi che lo valutano in separata sede in modo che la diagnosi sia il più affidabile possibile. 

Lo screening per il tumore della cervice uterina 

Il programma di screening per il tumore della cervice uterina è gratuito e comporta l’esecuzione di Pap test e HPV test. Lo screening per il tumore della cervice uterina è rivolto alla popolazione femminile dai 25 ai 65 anni: nelle persone più giovani, infatti, è comune l’infezione da Papilloma virus, che spesso può risolversi in maniera fisiologica, mentre a partire dai 65 anni il rischio di insorgenza di tumore del collo dell’utero è inferiore. 

In particolare tra i 25 e i 29 anni è indicata l’esecuzione del Pap test ogni 3 anni, tra i 30 e 65 anni è indicato l’HPV DNA ogni 5 anni.

Pap test e HPV test si eseguono prelevando un campione di cellule dal collo dell’utero e la procedura è indolore. 

Lo screening per il tumore del colon-retto 

Il programma di screening per il tumore del colon-retto comporta l’esecuzione di due esami, la ricerca del sangue occulto nelle feci e la rettosigmoidoscopia. Sono test fondamentali perché il cancro del colon-retto si sviluppa nella maggior parte dei casi a partire da tumori benigni, i polipi adenomatosi, che possono evolvere in forma maligna in 7-15 anni. Se i polipi vengono individuati quando sono ancora in forma benigna possono essere asportati prima che evolvano in una forma maligna.

La ricerca del sangue occulto nelle feci permette di individuare la presenza di sangue associato alla lesione benigna o in fase precancerosa, ma può essere rilevato anche in molte altre condizioni prive di rischio oncologico, ed è rivolta alla popolazione tra i 50 e i 69 e va svolta ogni 2 anni. Se il risultato dell’esame è positivo va eseguita una colonscopia per valutare la causa del sanguinamento.

La rettosigmoidoscopia valuta lo stato di salute dell’area inferiore dell’intestino, in cui si sviluppa il 70% circa dei tumori del colon-retto. L’esame va eseguito tra i 58 e i 60 anni una volta sola. 

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