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Tumore al seno maschile: i sintomi e la diagnosi

Il tumore al seno è il più diagnosticato nelle donne e può colpire anche gli uomini, sebbene sia inusuale non è da considerarsi raro, viene infatti diagnosticato in un caso su 100.000 uomini circa.

Come spiega il dottor Andrea Sagona, chirurgo senologo di Humanitas Cancer Center questo tumore “Si evidenzia soprattutto in età adulta, dopo i 60 anni. Sebbene con un’incidenza inferiore, una diagnosi di tumore alla mammella però può comparire sotto i 45 anni”.

Da una recente ricerca pubblicata su Scientific Reports è emerso che il tumore più diagnosticato (in oltre otto casi su dieci) è quello di tipo duttale. La ricerca ha analizzato i dati relativi a 446 pazienti uomini con tumore al seno. In questa tipologia di tumore, la malattia origina perlopiù dalle cellule dei dotti galattofori, che nell’uomo sono sviluppati in forma rudimentale e che nella donna hanno la funzione di portare il latte dai lobuli al capezzolo.

Quali sono i fattori di rischio del carcinoma mammario maschile?

I fattori che predispongono all’insorgenza di questo tipo di tumore sono diversi; in particolare giocano un ruolo le condizioni di alterato metabolismo ormonale con uno sbilanciamento del rapporto fra estrogeni e progesterone che può verificarsi in seguito di patologie del testicolo, cirrosi epatica, obesità, sovraesposizione a sostanze contenenti estrogeni o dall’attività estrogenica, ginecomastia secondaria a farmaci (come per esempio quelli per patologie prostatiche) o un pregresso trattamento radioterapico nell’area della mammella, come nel caso di linfomi.

Vi è poi il caso dei pazienti con sindrome di Klinefelter, in cui la presenza di un cromosoma X in sovrannumero determina una produzione eccessiva di estrogeni con conseguente importante sviluppo della ghiandola mammaria che diventa così più suscettibile all’insorgenza del carcinoma mammario.

Il rischio aumenta anche in relazione alla familiarità: “Spesso il tumore maschile è legato ad alterazioni genetiche BRCA1 e BRCA2, ai quali è correlato un aumento del rischio di insorgenza di tumore al seno e anche ovarico. Per questo motivo gli uomini che si ammalano di questa patologia devono essere sottoposti al test per individuare eventuali variazioni del corredo genetico, in modo da rendere disponibile l’informazione anche per i famigliari e permettere di eseguire programmi di prevenzione adeguati”, ha sottolineato il dottor Sagona.

Quali sono i sintomi?

“Nell’uomo, come nella donna, possono essere avvertiti dei noduli, delle tumefazioni, oppure possono manifestarsi sanguinamento e ulcerazione. Diversamente da quanto accade nelle donne, però, nel sesso maschile si manifestano di rado segni come la cute a buccia d’arancia”. Il minor volume del tessuto mammario maschile però rende più semplice l’osservazione della presenza di un nodulo.

Inizialmente, il tumore al seno è spesso silente, ne consegue che “in molti i casi i pazienti giungono alle prime visite cliniche già con i linfonodi patologici, ai quali il tumore si sarà già diffuso. Il percorso diagnostico è il medesimo rispetto al tumore al seno femminile, con l’esecuzione di esami come la mammografia, l’ecografia e la biopsia”, ha specificato lo specialista.

La definizione del trattamento più adeguato

Il carcinoma duttale infiltrante è il più frequente: il tumore origina nei dotti e ne supera poi la barriera, per svilupparsi nel tessuto connettivo del seno. In questo caso potrà anche invadere i linfonodi. Poiché c’è meno tessuto, il tumore tende a crescere molto vicino al capezzolo. Questa parte del seno può essere interessata dalla malattia di Paget, con la diffusione del tumore all’areola e la presenza di variazioni visibili della pelle intorno al capezzolo (arrossamento, bruciore, sanguinamento). Questa forma di tumore è più comune negli uomini che nelle donne.

La prognosi è tendenzialmente favorevole: “In passato si riteneva fosse peggiore di quella associata al tumore al seno femminile, ma oggi è sovrapponibile a quest’ultima”, ha aggiunto il dottor Sagona.

Alla luce degli esiti degli esami diagnostici, in particolare della biopsia, si definirà il trattamento più adeguato: “I tumori al seno maschili sono prevalentemente endocrino-responsivi (80-90%), ovvero formati da cellule con i recettori per gli ormoni estrogeno e progesterone. Pertanto la terapia ormonale rappresenta una valida opzione insieme alla chemioterapia e all’intervento chirurgico di mastectomia”, ha concluso il dottor Sagona.

Specialista in Senologia, Ginecologia e Ostetricia

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