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Portinaro: ingegneri e clinici per camminare meglio

La bioingegneria applicata alla clinica per aiutare a camminare i bambini con difficoltà neuromotorie. Far incontrare su un terreno comune il bioingegnere e il chirurgo è lo scopo del lavoro partito con la tavola rotonda organizzata in Humanitas, con la collaborazione di Aurion, dal titolo «Modellizzazione biomeccanica e applicazione clinica». Ne parliamo con il prof. Nicola Portinaro, responsabile di Ortopedia Pediatrica in Humanitas e direttore della Fondazione ARIEL.

Quali sono le motivazioni alla base della «Clinical gait analysis», l’analisi quantitativa del passo?
“I chirurghi, per prendere delle decisioni, hanno bisogno di informazioni precise e riproducibili, che possano essere quantificate numericamente e che siano di complemento alla valutazione clinica. Ai bioingegneri, invece, serve l’esperienza fatta sul campo dai medici, per elaborare modelli il più possibile aderenti alla realtà. Per questo collaborare è fondamentale. L’incontro è stato organizzato per confrontare diversi protocolli e per stabilirne la migliore applicazione clinica”.

Qual è il risultato “concreto” della collaborazione tra le due diverse discipline?
“I cosiddetti ‘modelli del cammino’, elaborati al computer e utili per intervenire nel migliore dei modi sui bambini con paralisi cerebrale spastica. In pratica, i bioingegneri studiano i modelli del cammino normale, utilizzando le indicazioni cliniche del chirurgo, cui poi danno delle indicazioni utili a fini clinici. L’applicazione della bioingegneria, che traduce in termini matematici le informazioni che arrivano dalla clinica, permette di individuare e quantificare numericamente l’entità delle alterazioni biomeccaniche del cammino di questi bambini. L’aiuto del modello biomeccanico è molto importante nella decisione chirurgica anche se la valutazione delle variabili cliniche del paziente resta fondamentale”.

Sull’argomento in Humanitas si è svolta una tavola rotonda…
“Sì. E’ stata presieduta dal professor Roy Davis, dello Shriners Hospital di Greenville (USA), autore del più diffuso protocollo di analisi del cammino, utilizzato in tutto il mondo come standard di riferimento, in particolare nelle applicazioni relative alla paralisi cerebrale infantile. Alla tavola rotonda hanno partecipato i principali esperti italiani provenienti da alcuni tra i più importanti laboratori di analisi del movimento, come il Dipartimento di Bioingegneria del Politecnico di Milano, l’Università di Sassari e gli Istituti Ortopedici Rizzoli di Bologna”.

Alla tavola rotonda è seguito un corso dedicato all’arto superiore?
“Si è svolto sempre presso Humanitas, ed è durato tre giorni. Era diretto a tutti i professionisti coinvolti nel trattamento multidisciplinare della paralisi cerebrale infantile, con interesse specifico all’arto superiore.
Si è trattato del primo corso dedicato esclusivamente allo studio delle alterazioni del movimento dell’arto superiore in pazienti affetti da paralisi cerebrale spastica e alle possibilità terapeutiche per migliorarlo. Molti pazienti, una volta adulti, hanno bisogno di maggior abilità motorie nell’arto superiore per migliorare la propria qualità di vita. Negli ultimi anni infatti la chirurgia in questi pazienti, che in passato si era soprattutto concentrata sulla correzione delle disabilità dell’arto inferiore, ha focalizzato la propria attenzione sulla funzionalità dell’arto superiore. Sull’uso, cioè, delle braccia e delle mani nell’attività quotidiana.
A margine del corso è nata la Società Italiana di Neurortopedia Pediatrica (SINOP), che sul modello della American Academy for Celebral Palsy and Developmental Medicine, propone un approccio multidisciplinare alle problematiche di questi bambini. Alla Società italiana hanno aderito esperti di diverse specialità (ortopedici, fisiatri, neurologi) di quasi tutte le regioni”.

Di Cristina Bassi

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