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Sindrome dell’alimentazione notturna: sintomi e cause

La sindrome da alimentazione notturna (Night Eating Syndrome) è un disturbo alimentare piuttosto comune, con una prevalenza stimata tra l’1 e l’1,5% nella popolazione generale, che aumenta al 6-16% tra le persone con obesità[1]. Questo disturbo è stato riconosciuto ufficialmente solo di recente, con la sua inclusione nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) nella sezione “disturbi della nutrizione o dell’alimentazione con altra specificazione”. 

La sindrome è caratterizzata da episodi ricorrenti di consumo eccessivo di cibo durante la notte, sia dopo il pasto serale (iperfagia serale) sia dopo il risveglio dal sonno (ingestioni notturne), accompagnati da scarso appetito durante il giorno. Le persone con questa patologia riferiscono di non riuscire a riaddormentarsi senza aver mangiato. Inoltre, sono consapevoli di questi episodi e spesso sono in grado di ricordarli[2].

Approfondiamo l’argomento con il dottor Andrea Catena, psicologo e psicoterapeuta di Humanitas PsicoCare.

Sindrome da alimentazione notturna: i sintomi

Secondo i criteri del DSM-5, i pazienti con sindrome da alimentazione notturna (NES) devono manifestare almeno tre delle seguenti caratteristiche:

  • Episodi ricorrenti di alimentazione notturna che si verificano sia mangiando dopo il risveglio dal sonno che con un consumo eccessivo di cibo dopo il pasto serale.
  • Consapevolezza e ricordo di aver mangiato durante questi episodi.
  • Il comportamento non è causato da influenze esterne, come alterazioni del ciclo sonno-veglia o norme sociali.
  • La persona prova un significativo disagio e/o il suo funzionamento quotidiano risulta compromesso. 
  • Questo pattern alimentare non può essere spiegato da disturbi come il binge eating, altri disturbi alimentari, l’uso di sostanze, disturbi medici o effetti di farmaci.

I sintomi devono essere presenti per almeno tre mesi, accompagnati da marcato disagio o compromissione significativa della qualità della vita.

Altri sintomi rilevanti possono includere:

  • Consumare abitualmente almeno il 25% delle calorie giornaliere dopo cena.
  • Svegliarsi durante la notte per mangiare almeno due volte a settimana.
  • Essere consapevoli degli episodi di consumo notturno e ricordarli successivamente.
  • Avere un desiderio di cibo che si manifesta dopo cena o durante la notte.
  • Provare angoscia o subire effetti negativi sul funzionamento quotidiano a causa degli episodi di alimentazione notturna[2].

Quali sono le cause della sindrome da alimentazione notturna?

Le cause della sindrome da alimentazione notturna non sono ancora del tutto comprese; si ipotizza tuttavia che questo disturbo possa derivare da una desincronizzazione tra umore, sonno, sazietà e i ritmi circadiani legati all’assunzione di cibo. La sindrome è spesso associata a diagnosi psichiatriche concomitanti e comorbilità, in particolare con:

Sebbene presenti punti di contatto con altri disturbi alimentari, la sindrome si distingue per la quantità di calorie assunte durante il giorno e durante gli episodi iperfagici notturni, e per l’assenza di comportamenti compensatori.

Inoltre, la sindrome da alimentazione notturna rappresenta un possibile fattore di rischio per obesità, diabete e altri disturbi metabolici ed endocrini.

Quali sono le possibili conseguenze della sindrome da alimentazione notturna?

Le persone affette da NES tendono a diventare sovrappeso a causa dell’aumento dell’apporto calorico prima di andare a dormire. Questo comportamento alimentare può portare a diverse complicazioni, tra cui:

Senza un adeguato intervento psicoterapeutico, possono svilupparsi ulteriori disturbi psichiatrici. Numerosi studi hanno riscontrato una forte associazione tra sindrome dell’alimentazione notturna e depressione[4].

Quali sono i rimedi della sindrome da alimentazione notturna?

Le opzioni di trattamento per la sindrome da alimentazione notturna comprendono sia approcci farmacologici sia non farmacologici.

Farmacologici:

  • Farmaci SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina), poiché il sistema serotoninergico è coinvolto nella regolazione dell’appetito, dell’assunzione di cibo e dei ritmi circadiani.

Non farmacologici:

  • Terapia cognitivo-comportamentale (CBT)
  • Bright-light therapy
  • Rilassamento muscolare progressivo (Progressive Muscle Relaxation).

Le review sul disturbo raccomandano un approccio multidisciplinare, dato che nessun singolo metodo si è dimostrato efficace quanto il loro utilizzo combinato. È quindi fondamentale affidarsi al lavoro sinergico di un’equipe composta da diverse specialità (medico, psicoterapeuta, nutrizionista) per offrire il trattamento più adeguato alle specifiche esigenze del paziente.

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