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Sindrome della tachicardia posturale ortostatica: in Humanitas uno studio con un nuovo dispositivo

La Sindrome della tachicardia posturale ortostatica (POTS) è una forma di disautonomia (un disturbo del sistema nervoso autonomo), che interessa in particolare le donne tra i 16 e i 35-40 anni di età.

Si manifesta con un’eccessiva tachicardia all’assunzione della posizione eretta. Si tratta di una malattia rara, per la quale Humanitas è centro di riferimento nazionale e internazionale.

Il professor Raffaello Furlan, Responsabile di Clinica Medica in Humanitas, studia la sindrome della tachicardia posturale ortostatica dalla metà degli anni novanta e ha appena vinto un finanziamento da parte della Dysautonomia International (un’organizzazione no profit statunitense nata per volontà di un gruppo di pazienti e familiari) con il quale porterà avanti uno studio a partire dal 2020, ma già iniziato sulla stessa popolazione su altri temi nel 2013.

Con l’aiuto del professor Furlan vediamo meglio che cos’è la sindrome della tachicardia posturale ortostatica e quali sono gli obiettivi dello studio.

I sintomi della POTS e l’impatto sulla quotidianità

“I pazienti con POTS quando cambiano posizione e si mettono in piedi avvertono cardiopalmo dovuto a un’eccessiva tachicardia, che può accompagnarsi ad altri sintomi quali dolore toracico, stanchezza, dolori muscolari diffusi (mialgie), fino alla sincope (perdita di coscienza transitoria). Questa condizione li porta, progressivamente e con il trascorrere del tempo, a passare sempre più tempo seduti o sdraiati, con ripercussioni importanti sulla qualità di vita. Sono molti i pazienti che, per esempio, in seguito alla sindrome perdono o lasciano il lavoro.

Meno questi pazienti stanno in piedi e più si disabituano (decondizionamento fisico) agli effetti della forza di gravità e all’esercizio quotidiano e pertanto il mantenimento della posizione eretta diventa, a lungo andare, sempre più difficile.

La diagnosi non è semplice, i sintomi non sono sempre facilmente riconoscibili e spesso possono essere confusi con quelli di altre condizioni, come fibromialgia, sindrome da fatica cronica e malattia da ipermobilità delle articolazioni (Sindrome di Ehlers-Danlos).

Le cause del disturbo non sono chiare, ma spesso la POTS è anticipata da un’infezione o un’infiammazione, come influenza, mononucleosi, gastroenterite o epatite A e anche questo legame sarà oggetto del nostro studio”, spiega il professor Furlan.

Lo studio: la stimolazione elettrica dell’orecchio destro nei pazienti con POTS

“Sono da poco disponibili in Italia dei dispositivi in grado di stimolare elettricamente l’orecchio (nel nostro caso il destro), in una zona ricca di afferenze nervose vagali. Nel nostro studio ci proponiamo di utilizzare questi dispositivi nella terapia della POTS, applicandone uno per quattro ore al giorno all’orecchio del paziente, al fine di riattivare l’attività vagale compromessa dalla POTS.

Ci auguriamo che questo dispositivo possa – limitando l’eccesso di tachicardia quando il soggetto è in posizione eretta – incoraggiare il paziente a stare maggiormente in piedi, riacquistando parte della propria autonomia anche motoria, migliorando la propria qualità di vita.

Ci proponiamo inoltre di studiare il profilo infiammatorio sistemico dei pazienti, prima e dopo la stimolazione dell’orecchio, in collaborazione con il Laboratorio di Immunopatologia Sperimentale della professoressa Cecilia Garlanda e con il Laboratorio di Immunofarmacologia della dottoressa Barbara Bottazzi.

Lo studio durerà due anni e coinvolgerà più di trenta pazienti di Humanitas, una delle più ampie popolazioni al mondo”, ha concluso il prof. Furlan.

 

I numeri di Humanitas
  • 2.3 milioni visite
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