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Santoro: speranze e limiti dalla terapia genica

Quali sono le strategie terapeutiche più efficaci per battere i tumori? Quali i risultati ottenuti più significativi e quali i nuovi orientamenti della ricerca?. L’attenzione degli esperti è rivolta ai nuovi farmaci in grado di agire sui meccanismi della crescita del tumore. Ne parliamo con il dottor Armando Santoro responsabile del Dipartimento di Scienze Onco-Ematologiche di Humanitas di ritorno dal convegno nazionale di Napoli.

Si può parlare di risultanti incoraggianti nel campo della terapia genica?
“Sono in corso studi importanti per quanto riguarda il tumore dell’ovaio, del polmone, del cervello e della vescica. In questo momento si stanno raccogliendo i dati preliminari. I primi risultati sono soddisfacenti, ma esiste un limite in questa prospettiva di cura: ilvettore della terapia (adenovirus) non può essere somministrato per via generale, ma solo per via locale. Perciò questo tipo di sperimentazione resta limitato a trattamenti locali e non generalizzati”.

Quali sono le altre strade della ricerca?
“Molto più interessante e in fase avanzata di ricerca è lo sviluppo di nuove molecole sempre di tipo biologico. Si tratta di inibitori della trasmissione del segnale in grado di agire su alcune sostanze che facilitano la crescita delle cellule tumorali. Attualmente vi sono due gruppi di farmaci in fase di sperimentazione. Il Glivec, ad esempio, è costituito dalla molecola ST571. Questa molecola somministrata per bocca ha dato risultati eclatanti nella cura della leucemia mieloide cronica. Non va dimenticato che finora la terapia classica era rappresentata dal trapianto di midollo allogenico.
Risultati davvero interessanti si sono ottenuti anche nel caso di un rarissimo tumore addominale, il cosiddetto “GIST” (Gastro-Intestinal Stromal Tumor) per la cura del quale finora non vi era nessun trattamento a disposizione. Grazie a questa molecola si sono avute regressioni importanti. In questo momento la sperimentazione sta cercando di valutare l’efficacia della molecola “Glivec” anche nell’ambito di altri tipi di tumore che presentino un’alterazione caratteristica simile.

Un altro settore di farmaci interessanti è rappresentato dagli inibitori degli anti-EGF. L’Epidermal Growth Factor è un fattore di crescita del tumore. Questi nuovi farmaci si basano su una serie di molecole che agiscono specificamente contro l’EGF. I risultati preliminari sono estremamente interessanti sia nell’ambito del tumore del polmone, sia in quello del pancreas. In particolare, si sono ottenuti buoni risultati in pazienti pre-trattati con chemioterapia. In entrambi i casi la ricerca ha evidenziato una buona quota di regressione. Si tratta di terapie per bocca con modesta tossicità e facilissima assimilabilità. Anche in altri casi di tumore del distretto ORL (testa e collo) e dei tumori del colon resistenti alla chemioterapia, la ricerca sui farmaci anti-EGF ha dato buoni risultati. In futuro queste molecole saranno probabilmente utilizzate nella cura dei tumori associate ai trattamenti di chemioterapia per potenziarne i risultati, ma ci potrebbe anche essere un possibile utilizzo in fase precauzionale e preventiva nelle persone operate in modo radicale, ma che potrebbero essere a rischio di ricaduta. Entrambi i farmaci, il Glivec e anti-EGF sono in una fase avanzata di sperimentazione”.

Terapie sempre più sofisticate ed efficaci. Ma che spazio ha la prevenzione?
“Sebbene la ricerca e la sperimentazione siano fondamentali per scoprire nuovi farmaci capaci di combattere i tumori, fondamentale importanza ricopre la prevenzione sotto forma di campagne di sensibilizzazione e di screening. Un esempio incoraggiante: in seguito alle campagne antifumo organizzante negli ultimi anni in California, la mortalità per carcinoma al polmone è diminuita del 14%. Nessun farmaco finora ha dato risultati così eclatanti. Lo screening è invece una campagna che si basa su esami periodici per tenere sotto controllo la propria salute. Il progetto DANTE di Humanitas, è dedicato al tumore polmonare e punta sulla diagnosi precoce per ridurre la mortalità di questo tipo di tumore. Per quanto riguarda il tumore alla mammella, in Lombardia sono state eseguite importanti campagne di screening. E’ innegabile che le caratteristiche del tumore della mammella siano cambiate. Se fino a pochi anni fa si riscontrava una netta prevalenza di tumori cosiddetti T2, ossia superiori ai 2 cm, con linfonodi positivi, oggi si ha una netta maggioranza di tumori T1, quindi inferiori ai 2 cm, e con linfonodi negativi. Il risultato è che la prospettiva di guarigione per questo tipo di tumore è superiore all’85%”.

A cura di Lucia Giaculli

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