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Neuroscienze: la dottoressa Lodato membro di un network di eccellenza europeo

La dottoressa Simona Lodato, responsabile del Laboratorio di Biologia del Neurosviluppo presso Humanitas Research Center e ricercatrice di Humanitas University, è stata selezionata come membro del FENS-Kavli Network of Excellence (FKNE), un Network di 30 prominenti neuroscienziati a diversi livelli della propria carriera indipendente, provenienti dalla maggior parte dei Paesi europei.

Il Network è nato nel 2014 in collaborazione con la Federazione delle Società Europee delle Neuroscienze (FENS) e la Fondazione Kavli. Il FKNE punta a potenziare il settore delle Neuroscienze a livello europeo e oltre, attraverso l’offerta di opportunità per i giovani scienziati e facilitando il dialogo tra il mondo scientifico, i contesti istituzionali decisionali e la società. I membri del Network sono tenuti a partecipare a due meeting annuali al fine di discutere delle sfide e delle frontiere attualmente offerte dalle Neuroscienze.

Gli obiettivi del FKNE

Come ci spiega la dottoressa Lodato, diversi e ambiziosi sono gli obiettivi del Network e dunque le attività portate avanti dai suoi membri.

“Le attività in cui siamo coinvolti si rifanno a molteplici obiettivi: promuovere lo scambio scientifico all’interno ma anche al di fuori del Network; lavorare in ambiti di Ricerca di base e applicata nel campo delle neuroscienze; diffondere una corretta informazione scientifica in senso ampio, ma con particolare attenzione agli sviluppi della Ricerca nell’ambito delle Neuroscienze; partecipare ai tavoli decisionali a livello nazionale ed europeo e contribuire alla stesura delle linee guida rispetto a tutte quelle tematiche fondamentali per la ricerca e per la sua realizzazione nei vari paesi europei, come per esempio la stesura di nuovi programmi internazionali di finanziamento per la ricerca multidisciplinare e la definizione di criteri di eleggibilità dei richiedenti in modo da consentire la partecipazione competitiva di giovani ricercatori. A tale scopo, ogni membro del Network è incaricato di instaurare dei rapporti con le figure istituzionali del proprio Paese, svolgendo un ruolo simile a quello di un “consulente” tecnico per quanto riguarda la diffusione delle tematiche legate alle Neuroscienze, la promozione di programmi di formazione e di iniziative di scambio tra i diversi paesi europei”, racconta la dottoressa.

Gli ambiti di Ricerca della dottoressa Lodato

La dottoressa Lodato si occupa dello sviluppo del sistema nervoso centrale e, in particolare, della corteccia cerebrale. La sua ricerca l’ha portata a studiare i cosiddetti building blocks (elementi base) della corteccia e a identificarne la loro natura durante lo sviluppo prenatale, generando una vera e propria mappa cellulare e molecolare; si tratta di un lavoro lungo e complesso: le cellule cerebrali infatti sono poco accessibili e molto delicate e muoiono facilmente al di fuori del proprio ambiente.

La sua attenzione è rivolta in particolare ai neuroni: questi si formano durante lo sviluppo fetale e, nella corteccia cerebrale umana, non vengono più sostituiti nel corso della vita adulta. La Ricerca punta a comprendere come ciò che accade in embrione e nella primissima vita post natale possa influenzare la vita adulta, studiando anche il legame con l’insorgenza di patologie in età adulta come la schizofrenia.

“La cosiddetta connettomica è uno dei campi di futura esplorazione. Cerchiamo di capire come i neuroni si definiscono e come stabiliscono connessioni tra di loro; una volta mappati i componenti cerebrali infatti è fondamentale capire come si collegano tra loro e come scelgono i propri partner funzionali. Sappiamo che uno sbilanciamento in questi circuiti rappresenta il substrato cellulare di alcune malattie come epilessia, schizofrenia e autismo”, precisa la neuroscienziata.

“Stiamo lavorando anche per capire cosa sia possibile fare per identificare queste patologie precocemente, nella speranza di individuare biomarcatori che possano guidarci nella prevenzione e nella terapia di numerose malattie dell’infanzia. I biomarcatori sono una realtà concreta in altri campi della biomedicina, ma sono meno disponibili per quanto riguarda i disturbi che colpiscono il cervello, un organo complesso e ancora in attiva esplorazione, nella cui comprensione e definizione giocano un ruolo fattori quali la plasticità e la variabilità interpersonale”, ha continuato la dottoressa.

Ricerca di base e ricerca traslazionale

“Credo sia fondamentale che la ricerca di base e la ricerca traslazionale si muovano di pari passo, e questo è anche uno dei punti centrali del Network di cui sono onorata di far parte: conoscere i meccanismi di base è importante sia perché ci permette di fare passi avanti nella comprensione del cervello sia perché ci aiuta nell’individuazione di quei processi biologici o di quei meccanismi suscettibili alle malattie. L’obiettivo è trovare la chiave di lettura di quelle malattie di cui non sappiamo ancora abbastanza e per le quali non abbiamo cure efficaci, al fine di migliorare la qualità di vita dei nostri pazienti”, ha concluso la dottoressa Lodato.

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