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La cura del Parkinson può partire dai piedi

 

Raffaello FurlanDati recenti suggeriscono che i malati di Parkinson presentano anche anomalie nella funzione sensitiva periferica, cioè nelle informazioni nervose che partono dalla pianta dei piede e che contribuiscono a produrre il disturbo motorio. Il gruppo di ricerca ha scoperto che una pressione esercitata su punti specifici dell’avampiede bilateralmente, induce un miglioramento della deambulazione in questi pazienti entro 24 ore dalla stimolazione.

Questa stimolazione inoltre favorisce un incremento della modulazione nervosa parasimpatica diretta al cuore e una riduzione dell’attività simpatica ai vasi arteriosi a riposo che potrebbero avere un effetto antinfiammatorio. Poiché si ritiene che il processo di degenerazione nervosa nel morbo di Parkinson sia sostenuto da uno stato infiammatorio cronico, la stimolazione dell’avampiede, con un’azione antiinfiammatoria potrebbe concorrere a rallentare la neuro degenerazione in questi pazienti.

 

Come procedono i lavori

Al momento stiamo presentando al mondo scientifico i risultati emersi dallo studio di 16 pazienti affetti da morbo di Parkinson con particolare riferimento alle modificazioni motorie e nel controllo neurovegetativo cardiovascolare che si evidenziano a 24 ore dalla stimolazione meccanica del piede.
Va ricordato che la stimolazione riguarda ambedue i piedi e dura globalmente circa due minuti. Ogni punto del piede viene stimolato per dieci secondi. L’osservazione che gli effetti motori della stimolazione del piede siano evidenti fino a 24 ore è molto importante perché la terapia per i malati di Parkinson si avvale di farmaci i cui effetti durano solo poche ore.

Ipotizziamo pertanto che sia possibile in futuro una riduzione del dosaggio dei farmaci con una diminuzione dei conseguenti effetti collaterali e la possibilità per il paziente di eseguire in condizioni migliori i cicli di fisioterapia motoria.
Un elemento interessante dello studio è rappresentato dalla sham stimulation, cioè una stimolazione fittizia prodotta su zone del piede diverse da quelle specifiche individuate. La sham stimulation si è mostrata inefficace nel produrre effetti motori e neurovegetativi significativi. Questo indica che esisterebbe una specificità del sito di stimolazione necessaria per ottenere un effetto significativo.

 

Altri ambiti di ricerca

Il nostro laboratorio clinico è anche impegnato su altri fronti, per esempio in un progetto condotto con l’European Space Agency (ESA) a Colonia volto a studiare gli effetti del decondizionamento gravitazionale sul controllo nervoso del cuore e del circolo. Abbiamo registrato i principali parametri cardiovascolari e respiratori e l’attività nervosa simpatica diretta ai vasi arteriosi con tecniche microneurografiche in dieci volontari sottoposti a bed confinement. I soggetti sono stati cioè tenuti allettati per tre settimane creando una condizione che simula quanto avviene in assenza di gravità, cioè nello Spazio.

Abbiamo da pochi giorni presentato i risultati di questo studio al convegno annuale dell’American Autonomic Society. I dati suggeriscono che l’allettamento prolungato riduce la capacità di tollerare lo stimolo gravitazionale. Oltre a questo risultato, per altro atteso, è emerso che l’attività del sistema nervoso simpatico diretta ai vasi non solo deve essere costantemente presente per garantire la possibilità all’individuo di mantenersi in piedi, ma essa deve anche essere organizzata secondo un ritmo di scarica caratterizzato da una frequenza a 0.1Hz, cioè un ritmo di scarica nervosa con un periodismo di dieci secondi. 

Infatti, le fasi che precedono la sincope, cioè la perdita di coscienza, sono caratterizzate dalla disorganizzazione di tale periodismo che verosimilmente rende impossibile la risposta vasocostrittrice della cellula muscolare liscia vascolare allo stimolo simpatico.

 

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