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Fegato a pezzi con la steatoepatite

Mai toccato un bicchiere di vino né di alcool e ritrovarsi un fegato come chi ne ha sempre abusato? Come è possibile? Steatoepatite non alcolica: questo il nome della malattia che colpisce il fegato anche di chi è astemio. E determina un accumulo di grassi esagerato. Ma come si manifesta e quali sono le persone maggiormente colpite? Come viene diagnosticato e quali sono le cure possibili? Risponde il dott. Roberto Ceriani, specialista in Medicina Generale ed Epatologia di Humanitas.

Cos’è la steatoepatite non alcoolica?
La steatoepatite non alcoolica (NASH) è una epatopatia (malattia del fegato) cronica caratterizzata da un accumulo di grasso nel fegato. Questa malattia è di recente definizione, il termine venne coniato circa 20 anni fa per definire una patologia che presentava le caratteristiche dell’epatite alcolica pur in pazienti che non abusavano di alcool. Un’importante percentuale della popolazione generale è colpita da questa patologia, la percentuale varia dal 10 al 24% a seconda dei paesi. Questa forma di epatite non si associa ad altre cause di malattia epatica quale le infezioni virali (virus C, virus B), malattie autoimmuni, malattie da accumulo di metalli (emocromatosi, malattia di Wilson). Il termine steatoepatite non alcoolica si riferisce per altro ad un ampio spettro di danno epatico che va dalla semplice steatosi (accumulo di grasso) probabilmente non evolutiva alla steatoepatite fino alla più avanzata cirrosi.

Quali sono le cause che provocano una NASH?
Cause certe non sono conosciute a parte forme secondarie a tossici o farmaci (alcuni antibiotici, farmaci d’uso cardiologico o ormonali). Ci sono condizioni che frequentemente si associano alla NASH quali l’obesità, la malnutrizione, l’alternarsi di calo e aumento rapido di peso, l’eccesso di grassi nel sangue, interventi chirurgici per l’obesità (bypass digiuno-ileale), il diabete di tipo II, la sindrome metabolica caratterizzata da insulino-resistenza con alterazione del metabolismo degli zuccheri dei grassi, ipertensione arteriosa, obesità e tendenza all sviluppo di diabete e malattia coronarica. Ci sono per altro pazienti, soprattutto donne, con NASH che non soffrono di diabete, non sono sovrappeso e non hanno alti livelli di grassi nel sangue. Un altro gruppo di pazienti affetti da HASH sono bambini tra i 9 e 16 anni. Molti di loro sono in sovrappeso e il 30% sono diabetici.

Come si diagnostica?
Il più delle volte i pazienti non presentano sintomi, pertanto la diagnosi di steatoepatite non alcolica si sospetta in persone che presentano alterazione degli esami di funzionalità del fegato (transaminasi e/o GGT) con spesso associata epatomegalia (fegato aumentato per dimensioni) come succede per altre forme di malattia epatica. Nella maggior parte dei casi la diagnosi viene effettuata eseguendo un’ecografia addominale che evidenzia un fegato “brillante” (steatosico). La diagnosi deve essere confermata con la biopsia epatica.

Qual è la storia naturale?
La malattia ha un decorso clinico indolente e privo di sequele nella maggior parte dei pazienti, però può in alcuni casi evolvere in cirrosi ed insufficienza epatica. Non è ancora conosciuto il motivo per cui solo alcuni persone sviluppano malattia epatica più severa. Ci sono alcuni studi che riportano alcuni casi di pazienti che manifestano grave malattia epatica dopo meno di 10 anni dall’iniziale diagnosi.

Come si cura?
Presupposto per qualsiasi approccio terapeutico è una corretta diagnosi. Non esiste al momento una terapia definita per questa malattia epatica. Un buon controllo del diabete e una riduzione dei grassi nel sangue è importante in questi pazienti, anche se non sempre efficace per migliorare il quadro d’infiammazione epatica. Sicuramente i pazienti dovrebbero sottoporsi a una dieta povera di grassi e moderatamente ipocalorica. Gli studi finora condotti con uso di farmaci (vitamina E, antidiabetici orali, acidi biliari) non fino ad conclusivi per una efficacia degli stessi.

A cura di Lucia Giaculli

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