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Epicondilite: i sintomi e i benefici delle onde d’urto

L’epicondilite, spesso definita come “gomito del tennista”, è una patologia infiammatoria-degenerativa che interessa l’articolazione del gomito e coinvolge uno o più tendini estensori del polso e delle dita che si inseriscono sulla regione dell’omero detta epicondilo, che corrisponde alla sporgenza ossea che troviamo nella parte laterale del gomito. Si tratta di un disturbo piuttosto comune, spesso caratterizzato da intenso dolore e che, se non trattato, può comportare una degenerazione del tendine. Le onde d’urto focali, una terapia biofisica e non invasiva con azione antinfiammatoria e antidolorifica, risultano particolarmente utili non solo per tale problematica, ma anche per altri disturbi del gomito come le epitrocleiti (o “gomito del golfista”) e le tendinopatie del bicipite brachiale distale.

Ne parliamo con la dottoressa Elisabetta Tibalt, specialista del Dipartimento di Riabilitazione e Recupero Funzionale presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.

Epicondilite: i sintomi

L’epicondilite è indotta nella maggior parte dei casi da un “overuse”, ossia un uso continuativo ed eccessivo del gomito che determina un sovraccarico funzionale dei tendini estensori. Tale situazione si verifica frequentemente in chi pratica sport come il tennis in cui i movimenti ripetuti in estensione del polso e del gomito, soprattutto durante i rovesci, e i continui stress meccanici legati all’assorbimento delle forze durante la risposta ai colpi avversari sono alla base della genesi della patologia. L’uso di strumentazioni non adeguate come una racchetta troppo pesante, con una presa non adeguata alle caratteristiche fisiche personali o corde troppo tese, così come una scarsa tecnica di gioco sono ulteriori fattori di rischio. Tuttavia anche sollecitazioni di minore entità ma continuative, come la digitazione su tastiera nel lavoro d’ufficio, può essere sufficiente a scatenare il problema.

Il sintomo più comune dell’epicondilite è il dolore laterale del gomito, in particolare quando si effettuano movimenti di estensione di polso e mano, nelle prese di oggetti e, nei casi più gravi, nell’estensione del gomito dopo un periodo di riposo a gomito piegato. L’aggravamento e la cronicizzazione del disturbo limita enormemente le attività di vita quotidiana, influendo negativamente sul benessere generale della persona.

Epicondilite: a cosa servono le onde d’urto

Il trattamento dell’epicondilite si basa principalmente su terapie conservative: farmacologiche, stimolazioni biofisiche e fisioterapia. Solo nei casi più resistenti ci si avvale della terapia infiltrativa e, solo in pochissimi casi, dell’intervento chirurgico. Tra le terapie biofisiche, le onde d’urto focali sono particolarmente efficaci sia nelle fasi acute che in quelle croniche di malattia.

Le onde d’urto focali sono onde acustiche in grado di penetrare in profondità nei tessuti e di stimolare una risposta biologica cellulare. Gli effetti indotti dalla terapia sono molteplici, ma possiamo riassumerli in quattro punti fondamentali: azione antinfiammatoria, antidolorifica, antiedemigena e rigenerativa tessuto specifica.

Come funzionano le onde d’urto

Le onde d’urto focali nel trattamento delle patologie tendinee, come nell’epicondilite, non presentano particolari controindicazioni. Risulta comunque fondamentale un corretto inquadramento clinico-diagnostico e che l’indicazione al trattamento sia fornita da un medico. La terapia, se effettuata correttamente e con apparecchiature adeguate, è ben tollerata e non induce effetti collaterali particolari; inoltre può essere associata a percorsi riabilitativi personalizzati.

Le reazioni biologiche tissutali indotte dalle onde d’urto sono complesse e richiedono tempi di risposta variabili che dipendono dalla capacità di risposta riparativa del tessuto stimolato. Nel caso dei tendini il tempo necessario per ottenere una riduzione del dolore può arrivare fino a 2-3 mesi dalla fine del trattamento. Generalmente il ciclo terapeutico consiste in 3 sedute a scadenza settimanale. Tra una seduta e l’altra è possibile avvertire una momentanea riacutizzazione della sintomatologia dolorosa: in tal caso non bisogna spaventarsi, si tratta infatti di una normale e fisiologica risposta dell’organismo alla stimolazione e all’attivazione dei processi di rigenerazione.

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