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Epatocarcinoma e colangiocarcinoma: le novità al Congresso Nazionale AIOM

Dal 30 ottobre al 1 novembre ha avuto luogo la XXII edizione del Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), svoltosi in modalità virtuale per via della pandemia COVID-19. 

Ricerca, accessibilità e organizzazione sono stati i tre temi al centro del Congresso, ritenuti da AIOM i pilastri su cui deve poggiare l’Oncologia medica per attuare il proprio ruolo istituzionale, garantire ai pazienti la miglior terapia possibile e mantenere la copertura universale del sistema sanitario.

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Al Congresso ha preso parte la professoressa Lorenza Rimassa, Vice Responsabile di Oncologia Medica in Humanitas e docente di Humanitas University, e ha moderato la sessione dedicata ai tumori del tratto gastroenterico non colon-retto. In questo ambito, particolare attenzione è stata posta a epatocarcinoma e tumori delle vie biliari: “È il segno di un interesse in crescita per queste malattie e di un cambio di panorama nel loro trattamento”, ha sottolineato la professoressa Rimassa.

Epatocarcinoma: nuove prospettive di cura

L’epatocarcinoma è uno dei tumori più comuni al mondo, in particolare in Africa in Asia, e il primo per incidenza tra quelli epatici. Si tratta di un tumore insidioso, che si sviluppa nelle cellule del fegato, gli epatociti.

“Anche da noi è in crescita, legato a fattori di rischio come cirrosi correlata a infezione da virus dell’epatite B, C e abuso di alcol, ma anche sindrome metabolica, caratterizzata da ipertensione, diabete, sovrappeso. Quest’ultima condizione è in aumento nei paesi occidentali”, spiega la professoressa Rimassa.

“Per molto tempo abbiamo avuto un unico farmaco per curare la malattia in fase avanzata. Finalmente di recente sono emersi dati positivi anche su altri trattamenti e il panorama si è ampliato”, prosegue.

Epatocarcinoma e immunoterapia

Atezolizumab plus Bevacizumab in Unresectable Hepatocellular Carcinoma è il titolo dello studio multicentrico di fase III, pubblicato a maggio 2020 sul New England Journal of Medicine. Lo studio, i cui risultati sono positivi, ha valutato l’associazione di atezolizumab (immunoterapico) con bevacizumab (antiangiogenico) e i dati mostrano un evidente miglioramento in termini di sopravvivenza globale e di sopravvivenza libera da progressione di malattia rispetto a sorafenib, il farmaco che, per una decina d’anni, ha rappresentato l’unico standard di cura.

“La terapia medica è decisamente molto più in movimento rispetto a qualche anno fa: sono in corso infatti studi su diverse combinazioni di immunoterapia. Avere una terapia più efficace apre anche una serie di temi e scenari di studio futuri. Inoltre sappiamo che non tutti i pazienti rispondono positivamente, ma non sappiamo ancora perché. Ci sono molti punti di discussione aperti e c’è molto da fare nel campo della ricerca”.

Le novità nella cura dei tumori delle vie biliari

Particolare attenzione anche alle nuove possibilità di trattamento di un tumore che si sviluppa nelle vie biliari: il colangiocarcinoma, che può essere intraepatico, extraepatico e della colecisti. “Sono condizioni diverse”, spiega la specialista, “ma trattate per molto tempo tutte allo stesso modo, con la chemioterapia. Anche qui per dieci anni si è rimasti in stallo, ma è emerso sempre più chiaramente che si tratta di patologie differenti per fattori di rischio, prognosi e alterazioni molecolari. Alcune di queste sono state individuate e possono essere bersaglio di terapie mirate ed efficaci.

Alcuni geni alterati ricorrono nei pazienti con colangiocarcinoma e la Ricerca si sta concentrando in particolare sulle mutazioni di IDH1 (Isocitrate Dehydrogenase 1) e sulle traslocazioni di FGFR2 (Fibroblast Growth Factor Receptor 2) e alcuni farmaci hanno dato risultati positivi in studi di fase II e III.

I farmaci che sono allo studio possono rappresentare una valida alternativa alla chemioterapia. Stiamo entrando sempre più nel campo di una medicina di precisione che individua il singolo tipo di malattia: anche qui lo scenario sta cambiando completamente”, ha concluso la professoressa Rimassa

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