COME TI POSSIAMO AIUTARE?

Centralino
+39 02 8224 1

Se hai bisogno di maggiori informazioni contattaci telefonicamente

Prenotazioni Private
+39 02 8224 8224

Prenota una visita in privato o con assicurazione telefonicamente, oppure direttamente online

Centri

IBD Center
0282248282
Dipartimento di Gastroenterologia
02 8224 8224
Ortho Center
02 8224 8225
Cancer Center
02 8224 6280
Centro Odontoiatrico
0282246868
Cardio Center
02 8224 4330
Centro Obesità
02 8224 6970
Centro Oculistico
02 8224 2555

Tumore al seno: la voce delle pazienti all’interno delle Breast Unit

“La diagnosi che cambia la vita. C.A.O.S in mente”: questo il titolo dell’intervento di Adele Patrini, Consigliere Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia- Comitato Regionale Lombardia, Vice Presidente Scuola Italiana di Senologia e Presidente di C.A.O.S. (Centro Ascolto Operate al Seno), nel corso di Mamazone 2018, l’ottava edizione di “Paziente diplomata”, una giornata dedicata alle donne con e senza tumore al seno, organizzata da Humanitas lo scorso 13 ottobre.

“Sono qui per parlarvi della voce delle pazienti, storie straordinarie che escono dalla cartella clinica e acquistano potere terapeutico e istituzionale; vissuti importantissimi che contengono i principi ispiratori e le scelte di politica sanitaria.

Per entrare nel vivo di questa giornata volevo condividere un pensiero di Umberto Veronesi, che ha fatto la storia della senologia del nostro Paese e ci dà un messaggio di grande valore non solo scientifico ma culturale: Penso spesso, in questi giorni in cui ho molto tempo per meditare, purtroppo, che prima o poi dovremo trovare il coraggio di dire che la senologia non è semplicemente una branca della medicina, non in senso scientifico per carità, dato che vi sono altre specialità ben più complesse e difficili da apprendere sul piano concettuale, ma in senso – se posso usare il termine – umanistico. Non è bene che si pensi che chiunque possa dedicarsi alle senologia purché studi l’anatomia del seno e la biologia del carcinoma mammario. Penso che per dedicarsi con profitto a questa malattia si debba avere una sorta di predisposizione: un forte interesse per la salute delle donne, prima di tutto. E una consapevolezza profonda del loro ruolo nella società e degli equilibri psicologici che la sostengono.

Multidisciplinarità, passione e rete: le parole della Breast Unit

“Partiamo da un dato che ha rilevanza non solo medica, ma culturale, scientifica, etica e filosofica: sono 53mila i nuovi casi di tumore al seno all’anno in Italia. Un dato che però viaggia in parallelo con quello più rassicurante sulla guarigione che supera il 95%, a patto che la diagnosi sia precoce e il percorso di cura avvenga nei Centri di senologia dedicati (Breast Unit).

Qual è la dunque la forza del Centro di senologia dedicato? Si tratta di straordinari modelli di organizzazione e di integrazione, ispirati da tre parole: multidisciplinarietà, personalizzazione e rete. La multidisciplinarietà indica che più figure, rigorosamente sintonizzate tra loro, lavorano in assoluta collegialità per produrre una cura che sia espressione di libertà, ricerca, scambio di sapere, considerazione della persona, formazione e solidarietà”, spiega Adele Patrini.

La voce del paziente nella Breast Unit

“All’interno di questo team multidisciplinare, la voce del paziente – organizzata in associazioni di volontariato e in centri di ascolto come C.A.O.S. che ho fondato dopo la prima esperienza di malattia – lavora in assoluta sinergia con l’equipe medico-infermieristica, proprio per rispondere alle specifiche indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che attribuisce alla variante psico-sociale il 40% delle peculiarità della lotta al cancro. Quando una donna si ammala, infatti, trova all’interno della propria creatività, passione ed energia anche le strategie per aiutare altre donne a guarire, attraverso quella medicina straordinaria che è il proprio vissuto.

Un’associazione di volontariato – e dunque una paziente all’interno di una Breast Unit – prende per mano una donna e la accompagna con sensibilità e passione nel suo viaggio con il cancro, investendo sulla relazione di aiuto.

La mission vede molteplici punti: innanzitutto sollecitare le strutture sanitarie verso un’ottica di cura dove la paziente resti veramente al centro dei percorsi terapeutici; sostenere la ricerca clinica, dove la relazione e l’energia creativa siano parte integrante dell’osservazione; promuovere percorsi capaci di innescare nelle donne che si ammalano momenti di trasformazione e di autonomia decisionale”, ha sottolineato Adele Patrini.

Guarda l’intervento completo di Adele Patrini, clicca qui.

I numeri di Humanitas
  • 2.3 milioni visite
  • +56.000 pazienti PS
  • +3.000 dipendenti
  • 45.000 pazienti ricoverati
  • 800 medici