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Epatocarcinoma: i risultati dello studio di Humanitas pubblicati su The Lancet Oncology

“Tivantinib for second-line treatment of MET-high, advanced hepatocellular carcinoma (METIV-HCC): a final analysis of a phase 3, randomised, placebo-controlled study”: questo il titolo dello studio pubblicato su The Lancet Oncology, la cui prima autrice è la dottoressa Lorenza Rimassa, Vice Responsabile dell’Unità Operativa di Oncologia Medica in Humanitas.

I risultati dello studio, multicentrico internazionale, appena pubblicato sulla più prestigiosa rivista di Oncologia, erano stati presentati dalla stessa dottoressa Rimassa lo scorso giugno in occasione del meeting annuale di Asco (American Society of Clinical Oncology), il principale congresso oncologico a livello internazionale.

Lo studio di fase III e i risultati

Come ci spiega la dottoressa Rimassa: “Si tratta della pubblicazione dei dati relativi a uno studio di fase III che ha coinvolto una popolazione selezionata di pazienti: 340 soggetti con epatocarcinoma con alta espressione di MET, il recettore per il fattore di crescita degli epatociti, coinvolto nella progressione e nella metastatizzazione di questo tumore. Ai pazienti è stato somministrato tivantinib (o placebo con un rapporto di 2:1) in seguito al fallimento del trattamento standard con sorafenib.

I risultati dei precedenti studi di fase I e fase II erano stati positivi, ma la fase III non ha confermato l’efficacia del farmaco nei pazienti con epatocarcinoma con alta espressione di MET, un biomarcatore per questo tipo di tumore”.

I passi avanti nell’ambito della Ricerca

“Nell’ambito della Ricerca però questo studio ci offre alcuni spunti importanti per il futuro. Innanzitutto abbiamo raccolto più di 1.100 biopsie in pazienti con epatocarcinoma, un numero molto alto considerato il tipo di tumore; questo dimostra che è fattibile condurre studi traslazionali e dunque basati su biomarcatori tissutali, anche nel caso dell’epatocarcinoma. Su un numero elevato di biopsie poi abbiamo avuto solo 4 casi di sanguinamento, dimostrando così anche la sicurezza di questo approccio.

È stata inoltre la prima volta nel caso dell’epatocarcinoma che si è selezionato un trattamento sulla base di un marcatore, un importante passo verso una medicina sempre più personalizzata.

Abbiamo poi rilevato che l’espressione di MET è più frequente dopo il trattamento standard con sorafenib. Possiamo quindi dedurre che il tumore ha una sua plasticità e che è bene effettuare una valutazione dei marcatori in più momenti. MET infatti varia nel tempo e questo potrebbe valere anche per altri marcatori.

Infine, la sopravvivenza dei pazienti trattati con placebo è stata decisamente più lunga rispetto a quanto ci aspettassimo, un ulteriore dato positivo di cui tenere conto”, ha concluso la dottoressa Rimassa.

 

 

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