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Singhiozzo, cause e rimedi

Disturbo banale ma fastidioso, il singhiozzo prima o poi colpisce tutti. Sulle cause e su come farselo passare ecco i miti da sfatare e le regole utili. È capitato a tutti, a volte passa subito, spesso si ricorre a rimedi “della nonna”, come bere piccoli sorsi d’acqua trattenendo il fiato, invitare qualcuno a spaventarci, cercare di starnutire. Che cos’è il singhiozzo? Perché si scatena questo fastidioso “hic”? Come farlo passare? Ne abbiamo discusso con il dott. Alessandro Repici, responsabile di Endoscopia Digestiva di Humanitas nell’ambito del Dipartimento di Gastroenterologia.

Perché si scatena il singhiozzo?

“Il singhiozzo è un fenomeno dovuto a contrazioni ripetute e involontarie del diaframma, il muscolo che si contrae durante l’inspirazione e si distende durante l’espirazione. La causa scatenante è l’irritazione del nervo frenico, che ha il compito proprio di controllare le contrazioni del diaframma. Se il nervo frenico viene irritato in un punto qualsiasi, può scatenarsi il singhiozzo.

Il tipico suono “hic”, che si ripete in modo ritmico e continuo per vari minuti, è dovuto al fatto che ogni contrazione del diaframma si conclude con una brusca chiusura della glottide, la valvola che separa l’apparato respiratorio da quello digerente.

Oltre al nervo frenico, il singhiozzo coinvolge anche alcune parti del sistema nervoso: i centri che controllano la respirazione e l’ipotalamo, una parte del cervello non controllabile dalla volontà. Questo è il motivo per cui il singhiozzo si manifesta all’improvviso”.

È più frequente in determinate persone o situazioni?

Spesso il motivo che provoca il singhiozzo è sconosciuto, ossia non si riesce a individuare la causa dell’irritazione del nervo frenico. Si è visto però che ci sono alcune situazioni tipiche della vita quotidiana che possono più facilmente provocare il singhiozzo:

  • Dilatazione dello stomaco, determinata dalla rapida o eccessiva ingestione di cibo e bevande.
  • Bruschi sbalzi di temperatura, come passare dal caldo al freddo o bere una bevanda bollente o gelata.
  • Eccessiva ingestione di alcolici, che possono danneggiare la mucosa gastrica (il tessuto di rivestimento dello stomaco), provocandone l’infiammazione e, indirettamente, irritare il diaframma.
  • Episodi di emotività: quando ci si trova in forte disagio, si ingoia una quantità di aria superiore al normale. Ciò provoca come diretta conseguenza l’irritazione del diaframma e quindi la comparsa del singhiozzo”.

Può essere legato a una malattia?

“Il singhiozzo occasionale e transitorio non deve destare preoccupazioni. Possono verificarsi, però, situazioni in cui è particolarmente persistente. In questi casi il singhiozzo può essere determinato da problemi agli organi interni, come per esempio la pericardite, cioè un’infiammazione del pericardio (la guaina che avvolge il cuore); disturbi dell’apparato digerente, come il reflusso gastro-esofageo (un problema per cui il contenuto dello stomaco tende a risalire verso l’alto) o la gastrite (ossia l’infiammazione della mucosa gastrica che riveste le pareti interne dello stomaco). Possono essere presenti anche alterazioni dei centri nervosi che controllano il singhiozzo: è sufficiente, per esempio, che si occluda un vaso sanguigno che nutre questi centri, perché il disturbo si manifesti”.

Esiste un modo per prevenire il singhiozzo?

“Utili accorgimenti da adottare per prevenire la comparsa del singhiozzo sono: evitare una rapida ingestione di cibo e liquidi, masticare bene il cibo prima di deglutirlo, limitare l’assunzione di alcolici ed evitare l’ingestione di alimenti troppo caldi o troppo freddi”.

Quanto può durare?

“In media un episodio di singhiozzo occasionale ha una durata che varia da pochi secondi a qualche minuto. Nei casi di singhiozzo persistente, legato a malattie, può durare anche ore, mentre nei casi più gravi può avere una durata di giorni”.

Come si può farlo passare?

“Già più di 2000 anni fa Ippocrate consigliava un metodo che tutt’ora è quello più usato ed efficace per far passare il singhiozzo: aspirare profondamente e trattenere il fiato e restare in apnea per 10-25 secondi, il che fa rilassare il diaframma.

Ci sono anche altri rimedi: ingerire velocemente acqua a piccoli sorsi, favorire uno starnuto, inghiottire rapidamente un cucchiaio di zucchero, assumere un cucchiaino d’aceto o di succo di limone puro, comprimere con le unghie degli indici un punto di agopuntura situato all’interno dei padiglioni auricolari”.

Ci sono casi seri che necessitano di una terapia?

“Possono verificarsi casi in cui il singhiozzo è particolarmente persistente e non tende a passare con gli accorgimenti indicati in precedenza. In queste situazioni si consiglia di consultare il proprio medico curante e recarsi al Pronto Soccorso per sottoporsi a esami di accertamento (radiografia del torace, ecografia, ecocardiografia, risonanza magnetica).

Da un punto di vista terapeutico, negli attacchi gravi possono essere somministrati dei farmaci potenti come antispasmodici, rilassanti e sedativi.

In alcuni casi è necessario ricorrere a un intervento chirurgico per devitalizzare i nervi frenici”.

Curiosità: un singhiozzo da Guinness

L’attacco di singhiozzo più lungo mai registrato appartiene allo statunitense Charles Osborne, a cui il singhiozzo arrivò nel lontano 1922 mentre, nella sua tenuta nello Iowa, sollevava un maiale per portarlo al macello. Il singulto continuò, dapprima con un ritmo folle (40 singhiozzi al minuto) e poi più lentamente (“solo” 20) fino al 1990. 68 anni di singhiozzo, una vita intera, in cui si stima che i singulti siano stati circa 430 milioni. Non si sa per quale motivo il malcapitato abbia smesso di singhiozzare; si sa solo che un anno dopo l’ultimo singhiozzo il signor Osborne è morto alla veneranda età di 97 anni. La cosa avrebbe dell’incredibile se non fosse per le rigide regole che determinano l’accettazione dei record.

Specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva

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