COME TI POSSIAMO AIUTARE?

Centralino
+39 02 8224 1

Se hai bisogno di maggiori informazioni contattaci telefonicamente

Prenotazioni Private
+39 02 8224 8224

Prenota una visita in privato o con assicurazione telefonicamente, oppure direttamente online

Centri

IBD Center
0282248282
Dipartimento di Gastroenterologia
02 8224 8224
Ortho Center
02 8224 8225
Cancer Center
02 8224 6280
Centro Odontoiatrico
0282246868
Cardio Center
02 8224 4330
Centro Obesità
02 8224 6970
Centro Oculistico
02 8224 2555

Tumore del fegato, nuove prospettive per la cura dell’epatocarcinoma

La dottoressa Lorenza Rimassa, Vice Responsabile di Oncologia Medica di Humanitas, è stata relatrice al prestigioso Gastrointestinal Cancers Symposium targato ASCO tenutosi dal 21 al 23 gennaio a San Francisco. Durante il congresso sono stati presentati i risultati di un’analisi di biomarcatori circolanti e tumorali di due studi multicentrici internazionali di fase II e III, coordinati da Humanitas Cancer Center, che aprono la strada a nuove prospettive di cura per l’epatocarcinoma, il più diffuso tumore primitivo del fegato.

[wzslider]

Quali sono i risultati dell’analisi presentata?

Lo studio, di fase III, ha comportato l’arruolamento di circa 300 pazienti con epatocarcinoma in stadio avanzato e che  avevano sviluppato resistenza o intolleranza alla prima linea terapeutica con sorafenib (farmaco di riferimento per la cura di questo tumore).  Lo studio di fase II aveva già evidenziato l’efficacia di tivantinib come trattamento di seconda linea. “Tivantinib – spiega la dott.ssa Rimassa – è una molecola intelligente capace di colpire MET, bersaglio presente sulle cellule tumorali, di cui è stato dimostrato il ruolo prognostico e predittivo”. “MET, infatti – continua la dottoressa – è in grado di predire l’evoluzione della malattia e la risposta del paziente al farmaco”. Lo studio di fase III potrà dirsi concluso solo alla fine del 2016, ma i dati delle analisi condotte sui biomarcatori, presentati durante il congresso di San Francisco, sono molto incoraggianti. “Sono stati analizzati oltre 1000 campioni di tessuto, un numero molto ampio per uno studio condotto su pazienti con epatocarcinoma in stadio avanzato – spiega la dottoressa. – Una più alta espressione di MET (73%) è stata osservata nei campioni analizzati successivamente al trattamento di prima linea con sorafenib, mentre una più bassa espressione di MET (39%) è stata osservata in campioni analizzati precedentemente al trattamento di prima linea”. Un’ulteriore analisi condotta su questi ultimi evidenzia che MET diventa iper-espresso nel 70% dei casi dopo trattamento con sorafenib. “Sono dati innovativi e estremamente interessanti – è il commento della dott.ssa Rimassa – che confermano come tivantinib abbia tutti i presupposti per divenire un trattamento di riferimento per la cura dell’epatocarcinoma”.

 

I numeri di Humanitas
  • 2.3 milioni visite
  • +56.000 pazienti PS
  • +3.000 dipendenti
  • 45.000 pazienti ricoverati
  • 800 medici