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Pseudoartrosi


Che cos’è la pseudoartrosi?

Si usa il termine pseudoartrosi quando una frattura non guarisce, a meno di non re-intervenire chirurgicamente, trascorsi almeno 6 mesi dal momento del trauma. Dai 3 ai 6 mesi si parla di ritardo di consolidazione. 

Quali sono le cause della pseudoartrosi?

La causa della mancata guarigione di una frattura può essere di tipo meccanico oppure biologico. Nel primo caso il mezzo scelto per far guarire la frattura non offre sufficiente stabilità, ragion per cui si forma un callo osseo abbondante, ma senza completarsi mai (pseudoartrosi ipertrofica). Si risolve aumentando la stabilità biomeccanica del costrutto (ad esempio operando una frattura sino ad allora trattata in modo conservativo, oppure aggiungendo una placca o sostituendo un chiodo con uno più grosso). Nel secondo caso invece vi è una mancata formazione di callo osseo, spesso legata a un problema di vascolarizzazione locale (pseudoartrosi atrofica). Si risolve favorendo la biologia con un innesto di osso prelevato dal paziente stesso. 

Ad aumentare il rischio di pseudoartrosi atrofica sono tutti quei fattori che rovinano il microcircolo, quali diabete, infezioni, anemia, terapie cortisoniche, fumo di sigaretta ed età, nonché una dieta poco equilibrata che non garantisce un adeguato apporto di nutrienti all’osso fratturato. 

Quali sono i sintomi della pseudoartrosi?

Il principale sintomo della pseudoartrosi è il dolore, che permane a diversi mesi dalla frattura o dalla chirurgia. 

Il dolore ha caratteristiche diverse da individuo a individuo ma quasi sempre si manifesta quando si sollecita il sito di pseudoartrosi (ad esempio caricando o muovendo l’arto). 

Pseudoartrosi: come si fa la diagnosi?

La pseudoartrosi viene diagnosticata con l’esecuzione di una semplice radiografia. A volte questa viene integrata con una TAC, nel caso si voglia verificare, più in dettaglio, l’eventuale presenza di un ponte osseo, soprattutto in presenza di mezzi di sintesi in situ che rendano difficile l’analisi della radiografia. Esami di terzo livello (scintigrafia ossea con leucociti marcati o PET-FDG) possono essere richiesti per diagnosticare un’eventuale infezione associata.

Come trattare la pseudoartrosi?

La pseudoartrosi si cura con la chirurgia.

A seconda del tipo di pseudoartrosi, la chirurgia può prevedere l’uso di mezzi di sintesi interni (prevalentemente placche e chiodi), oppure mezzi di sintesi esterni, più indicati quando si stia trattando una pseudoartrosi infetta. Come detto, in caso di biologia deficitaria, si dovrà prevedere un innesto osseo autologo prelevato dalla cresta iliaca del bacino oppure dal canale endomidollare del femore, attraverso il sistema RIA (Reamer Irrigator Aspirator). A ogni modo, per poter pianificare correttamente i passaggi chirurgici successivi, si deve obbligatoriamente ricostruire attentamente l’intero caso clinico, per individuare la potenziale causa (legata al paziente o alla chirurgia) che abbia favorito l’evoluzione pseudoartrosica e porvi quindi un valido rimedio.

Visita specialistica pseudoartrosi

La visita specialistica per pseudoartrosi è un controllo medico focalizzato sulla valutazione e gestione di una frattura ossea che non è guarita correttamente.

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