L’uso delle sigarette a tabacco riscaldato si sta diffondendo sempre di più, spesso con la percezione che siano meno dannose rispetto alle sigarette tradizionali.
Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Licia Siracusano, oncologa e referente del Centro Antifumo presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.
Cosa sono le sigarette a tabacco riscaldato?
Le sigarette a tabacco riscaldato sono dispositivi elettronici che contengono foglie di tabacco, a differenza delle sigarette elettroniche (e-cig) che funzionano con liquidi. Il tabacco viene scaldato a temperature elevate (circa 350 °C, rispetto ai 900 °C delle sigarette tradizionali) senza bruciare direttamente.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato questi dispositivi come prodotti a tabacco riscaldato (Heated Tobacco Products – HTP). Le aziende produttrici continuano a usare la definizione di prodotti a tabacco riscaldato che non brucia (Heat-Not-Burn – HNB), evitando di evidenziare la presenza del tabacco nel nome.
Contenuto tossico: sono davvero meno dannose?
Le industrie del tabacco hanno dovuto presentare studi per ottenere l’approvazione alla vendita di questi prodotti in diversi Paesi. Secondo le loro ricerche, il vapore prodotto da questi dispositivi conterrebbe nicotina e altre sostanze tossiche in concentrazioni inferiori rispetto alle sigarette tradizionali.
Tuttavia, studi indipendenti hanno fornito risultati discordanti. Una ricerca del governo giapponese, condotta in occasione dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, ha dimostrato che i prodotti a tabacco riscaldato contengono livelli elevati di nicotina e altre sostanze chimiche simili alle sigarette tradizionali, con alcune tossine specifiche presenti solo in questi dispositivi. Inoltre, uno studio pubblicato su JAMA Internal Medicine nel 2017 ha confermato che i composti volatili presenti nelle sigarette tradizionali si ritrovano anche nei prodotti a tabacco riscaldato.
L’OMS sottolinea l’importanza di monitorare le emissioni di questi prodotti, poiché alcune sostanze tossiche sono presenti in quantità superiori rispetto alle sigarette classiche, con effetti sulla salute ancora poco noti.
L’impatto sulla salute delle sigarette a tabacco riscaldato
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, circa 1,7 milioni di italiani (3,3% della popolazione) utilizzano sigarette a tabacco riscaldato, un numero triplicato tra il 2019 e il 2022. La percezione diffusa è che questi prodotti siano meno dannosi, ma le evidenze scientifiche attuali non confermano questa ipotesi.
Il contenuto elevato di nicotina li rende altamente dipendenti tanto quanto le sigarette tradizionali. Per quanto riguarda il fumo passivo, il loro impatto potrebbe essere inferiore, ma gli studi non sono ancora definitivi.
Per quanto riguarda il rischio di cancro, i dati sono ancora limitati, dato che questi prodotti sono sul mercato da troppo poco tempo per valutare gli effetti a lungo termine. Una revisione di oltre 100 studi pubblicati tra il 2008 e il 2018 non ha trovato prove di una riduzione del rischio di tumori o malattie cardiovascolari rispetto alle sigarette tradizionali.
L’FDA (Food and Drug Administration) statunitense, pur avendo autorizzato la commercializzazione di alcuni prodotti a tabacco riscaldato, ha specificato che non esistono prodotti con tabacco sicuri e che questi dispositivi non devono essere considerati meno dannosi.
Le sigarette a tabacco riscaldato possono aiutare a smettere di fumare?
L’uso delle sigarette a tabacco riscaldato non è riconosciuto come un metodo valido per smettere di fumare. Il contenuto di nicotina è simile a quello delle sigarette tradizionali, quindi il rischio di dipendenza rimane elevato. La European Respiratory Society ha emesso un documento ufficiale (position paper) in cui ne sconsiglia l’uso come strumento per ridurre il danno da fumo.
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