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Tumore del pancreas: nuove speranze dalla terapia neoadiuvante

Grazie al miglioramento delle tecniche chirurgiche e ai farmaci intelligenti si aprono nuove prospettive per la cura del tumore del pancreas.

L’integrazione della chirurgia, oggi sempre più efficace, con i trattamenti chemio e radioterapici, specie in fase preoperatoria (terapia neoadiuvante), sta aprendo prospettive interessanti per la cura del tumore del pancreas, “big killer” che rappresenta la quarta causa di morte per tumore nel mondo occidentale. Con un incremento della sopravvivenza (più del 20% a 5 anni) fino a qualche anno fa impensabile.

“Nel corso del convegno internazionale tenutosi qui in Humanitas – spiega l’organizzatore, il prof. Marco Montorsi, responsabile di Chirurgia Generale III e docente dell’Università degli Studi di Milano – sono stati presentati dai diversi relatori, fra i maggiori esperti al mondo su questa patologia, i dati di alcuni studi condotti di recente. Uno studio condotto negli USA (su 160 pazienti) dal MD Andersen Cancer Center di Houston dimostra il successo e l’efficacia della terapia neoadiuvante che prevede la chemioterapia o la chemio/radioterapia in fase preoperatoria per i pazienti con neoplasia localmente avanzata. Stanno per avere il via anche alcuni protocolli italiani, cui partecipa fra gli altri centri Humanitas. E’ questa, infatti, la strada da seguire per cercare di migliorare la prognosi di questo tumore che in passato ha molto fatto parlare di sé anche per aver non aver dato scampo a personaggi famosi come Pavarotti e Facchetti. Questo approccio fa registrare in un 20-30% di casi, la trasformazione della malattia da non operabile a operabile, e in poco meno del 5% dei casi addirittura una regressione totale del tumore, come accade già – con numeri più consistenti – per il cancro del retto. Dopo anni di delusioni, dunque, grazie al continuo miglioramento dei farmaci oggi anche per il tumore del pancreas comincia ad esserci uno spazio per l’approccio neoadiuvante, come accade già per il cancro di esofago, retto e mammella.

Dal convegno inoltre emerge la conferma degli enormi progressi fatti negli ultimi anni dalla chirurgia del pancreas grazie all’affinamento delle tecniche e alla migliorata gestione intra e post-operatoria dei pazienti. Si tratta di interventi estremamente complessi, che richiedono grande esperienza e una forte sinergia con specialisti di altre discipline. Per questo è importante che vengano effettuate in centri ad alta specializzazione, in cui il chirurgo lavora a stretto contatto con radiologi, oncologi, endoscopisti, anestesisti, gastroenterologi e anatomopatologi.
Anche la chirurgia mini-invasiva si sta ritagliando un ruolo preciso, in particolare per alcuni tipi di resezioni quali le pancreasectomie sinistre. Inoltre l’approccio mini-invasivo robotico, seppure per ora molto preliminarmente, potrebbe diventare importante per l’intrinseca capacità di questa tecnica di affrontare con precisione molto elevata anche interventi complessi quali le pancreasectomie. In Humanitas stiamo mettendo a punto un apposito protocollo che potrebbe aprire nuove possibilità.

Fondamentale, inoltre, portare avanti la ricerca: capire come questo tumore cresce, perché si sviluppa e come si diffonde, può infatti aiutare a studiare farmaci e terapie mirate. Ad esempio uno studio effettuato da un team guidato dalla dott.ssa Paola Allavena, capo del Laboratorio di Immunologia Cellulare e dal prof. Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e docente dell’Università di Milano, ha aperto importanti possibilità nella lotta alle metastasi di questo tipo di tumore. Chiarendo il meccanismo molecolare alla base della diffusione del cancro attraverso i nervi consentirà di mettere a punto nuove terapie, mirate a bloccare la chemochina responsabile di questo processo”.

I numeri di Humanitas
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