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Trombosi, come si cura e previene

In occasione della Giornata nazionale per la lotta alla trombosi promossa da ALT (Associazione per la Lotta alla Trombosi) del 13 aprile, cerchiamo di capire che cos’è la trombosi venosa, come si manifesta e come si può curare e prevenire. Ne parliamo con gli specialisti di Humanitas.

Che cos’è la trombosi venosa?

La trombosi venosa è un’occorrenza piuttosto comune a carico di un vaso sanguigno, se individuata tempestivamente è possibile intervenirvi con successo. Come specifica il nome, la trombosi venosa interessa le vene: in esse si forma un coagulo di sangue (trombo) che occlude il vaso sanguigno e interrompe la circolazione. La trombosi venosa si verifica in genere alle braccia o alle gambe, più raramente possono essere coinvolte le vene profonde dell’addome. Se la trombosi colpisce le vene profonde abbiamo una trombosi venosa profonda, altrimenti – se a essere coinvolte sono le vene superficiali – si parla di flebite.

Quali sono le cause della trombosi venosa?

La trombosi venosa profonda può essere legata alla presenza di patologie croniche o di traumi o manifestarsi a seguito di una prolungata immobilità o durante la gravidanza o a seguito di un eccessivo esercizio muscolare. La flebite invece può essere conseguente a un’iniezione endovenosa o a un prelievo di sangue.

Con quali sintomi si manifesta la trombosi venosa?

La trombosi venosa alla gamba si manifesta con gonfiore, dolore simile a quello di un crampo, arrossamento della zona colpita. Se si tratta di una flebite può comparire sulla pelle un cordone duro e dolente, di colore rosso, in corrispondenza di una vena. Non sempre i sintomi sono così chiari: talvolta si ha solo dolore e una leggera differenza di circonferenza tra una gamba e l’altra.

La trombosi venosa al braccio è più rara invece, colpisce maggiormente le persone che compiono sforzi con le braccia, come nel caso degli atleti. Può manifestarsi con gonfiore, dolore, pallore del braccio o della mano.

Come si effettua la diagnosi di trombosi venosa?

In presenza dei sintomi descritti, è consigliabile recarsi in pronto soccorso. La diagnosi si avvale dell’ecocolordoppler: l’unico esame in grado di confermare o escludere la presenza del trombo nella vena.

È importante andare tempestivamente in pronto soccorso qualora si presentino anche dolore al petto, mancanza di respiro, tachicardia, tosse con tracce di sangue: è possibile infatti vi sia un’embolia polmonare. Spiega infatti la dottoressa Rota: “La trombosi venosa profonda diventa particolarmente grave quando provoca embolia polmonare (nel 40% dei casi di trombosi venosa profonda non diagnosticata e quindi non curata). Una parte del coagulo formatosi in una vena si stacca e raggiunge il cuore e da qui il polmone, bloccando in tutto o in parte la circolazione fino a causare un infarto polmonare, ossia la morte di una porzione del polmone, con importanti conseguenze respiratorie, talvolta anche fatali”.

Come si cura la trombosi venosa?

Una diagnosi tempestiva è fondamentale per impostare una cura corretta e immediata. La terapia è in genere farmacologica, a base di anticoagulanti, farmaci in grado di fluidificare il sangue. Se non trattata, la trombosi può degenerare in sindrome post flebitica, una condizione grave e invalidante che si manifesta con gonfiore, varici, macchie scure sulla pelle, ulcere e fatica a camminare.

Come si previene?

È consigliabile poi indossare calze elastiche durante il giorno, sollevare i piedi del letto di una decina di centimetri (non il materasso), dedicarsi quotidianamente all’attività fisica, non esporre le gambe a fonti di calore, seguire scrupolosamente la terapia fornita dal medico e riferire eventuali sintomi o disturbi.

È possibile seguire le iniziative legate a questa giornata di sensibilizzazione anche sui social con l’hashtag #ALTpigrizia. Per maggiori informazioni, visitare il sito dell’Associazione per la Lotta alla Trombosi.

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