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Sindrome orale allergica: quando le allergie respiratorie e alimentari si incrociano

Mangiate un frutto o una nocciolina e si gonfia la bocca e sentite prurito? Potrebbe sembrare una semplice reazione allergica ad un alimento, ma potrebbe anche trattarsi di SOA, la Sindrome Orale Allergica. 

Ne ha parlato in un’intervista sul Corriere della Sera il professor Giorgio Walter Canonica, Responsabile del Centro di Medicina Personalizzata, Asma e Allergologia in Humanitas. 

La Sindrome Orale Allergica è una condizione specifica e, in quanto sindrome, riunisce un insieme di sintomi differenti innescati principalmente dal polline nel momento in cui, mangiando determinati alimenti, provoca una risposta immunitaria anomala.

In aumento i casi di SOA, colpa anche di una dieta grassa

Secondo gli esperti dell’American Academy of Allergy, ad esempio, negli Stati Uniti fino al 75% dei pazienti allergici al polline di betulla, ha fastidi quando mangia sedano e mele. Secondo gli allergologi, una delle cause dell’aumento di nuovi casi di SOA sarebbe anche una dieta poco equilibrata e anzi troppo ricca di grassi.

“La dieta – ha spiegato il professi Canonica – può incidere sulla probabilità di sviluppare allergie, specie quelle alimentari: non a caso queste sono molto più frequenti negli USA, mentre in Italia sono ancora meno diffuse, grazie alla diffusione della dieta mediterranea”.

Le allergie crociate: una cross-reattività tra allergeni di origine differente, come identificarle

“È molto importante identificarle il prima possibile, per dare i giusti consigli ai pazienti che hanno fastidi mangiando alcuni cibi ma che non hanno mai collegato il problema alla loro allergia” e che non risultano direttamente allergici o intolleranti a quel cibo in particolare, ha ancora spiegato il professore.

“Per individuare le allergie crociate è necessaria una diagnosi allergologica molecolare: si tratta di test che setacciano decine di molecole e di allergeni, individuano quelli con cui il paziente reagisce e identificano tutte le cross-reattività a cui è sensibile”, ha spiegato Canonica. “Se ad esempio il paziente è allergico alla tropomiosina, è molto probabile che avrà fastidi mangiando crostacei e lumache”.

Questi particolari test molecolari – chiamati Isac (che indaga tra 112 allergeni) e Alex (che ne controlla 282) non rientrano ancora tra i test rimborsabili dal Sistema Sanitario Nazionale.

Fattori ambientali: un’altra causa dell’aumento di allergici

Come già sottolineato più volte dal professor Canonica e dagli allergologi, i casi di nuovi allergici sono aumentati negli anni anche a causa del cambiamento climatico, delle temperature e delle scarse che piogge permettono ai pollini di rimanere nell’aria più a lungo. A questo si aggiunge ovviamente l’inquinamento, che danneggia le mucose respiratorie. 

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