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Lotta ai tumori, le novità delle terapie mirate

Il dibattito sull’utilità e le prospettive future offerte dai “farmaci intelligenti” è vivo ed occasione di crescita non solo per gli addetti ai lavori ma anche per tutti coloro che desiderano essere informati sui più recenti sviluppi della ricerca in oncologia. E proprio per fare il punto sulle terapie a bersaglio molecolare si sono confrontati medici e ricercatori venerdì 23 marzo presso l’Istituto Humanitas di Rozzano nel corso di un convegno dal titolo “Focus on targeted therapy in oncology”, coordinato dal dott. Armando Santoro, responsabile del Dipartimento di Ocologia Medica ed Ematologia di Humanitas, e dal prof. Marco Danova, responsabile del dipartimento di Medicina Interna ed Oncologia Medica del Policlinico S. Matteo di Pavia. Le basi biologiche delle nuove terapie antitumorali, la definizione dello stato dell’arte sulle più recenti terapie “bersaglio” e l’efficacia degli anticorpi monoclonali nei tumori più frequenti saranno al centro del dibattito. Senza dimenticare il tema nevralgico rappresentato dai costi e dalla sostenibilità dei nuovi farmaci in oncologia.
Sono intervenuti al convegno anche il prof. Alberto Scanni, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Melegnano, ed il prof. Marco Merlano, direttore del dipartimento di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera S. Croce di Cuneo.

Le “targeted therapy
Di Armando Santoro

Il termine “targeted therapy” indica una nuova classe di molecole che hanno la caratteristica di “colpire” fasi particolari della crescita tumorale, agendo su alcuni bersagli ben definiti. Con notevoli differenze dai tradizionali trattamenti chemioterapici, non specifici e non in grado di agire in maniera mirata. In questi ultimi anni le terapie “bersaglio” hanno avuto un crescente successo ed hanno evidenziato risultati estremamente importanti e significativi nel trattamento di specifiche patologie. In particolare, nella cura del tumore del colon si sono imposti due tipi di targeted therapy. Un primo tipo è rappresentato dagli anticorpi monoclonali anti-EGFR, e fra questi ultimi, cetuximab è la molecola di cui è provata la maggiore efficacia. La seconda categoria è rappresentata dagli anti-angiogenetici, particolarmente efficaci nel trattamento del tumore del colon metastatico.
Cetuximab agisce bloccando il recettore per l’EGFR (Epidermal Growth Factor, recettore della sostanza che sta alla base della crescita tumorale) ed è stato il primo anticorpo monoclonale ad offrire risultati significativi nella cura del tumore del colon: nella prima sperimentazione (studio BOND) si è visto che, in pazienti con carcinoma metastatico già pretrattati con chemioterapia, la somministrazione della chemioterapia in associazione a cetuximab ha migliorato i risultati terapeutici in termini di sopravvivenza globale. Lo studio BOND ha arruolato pazienti in terza linea chemioterapica, pesantemente pretrattati: cetuximab non solo ha favorito regressioni della malattia, ma ha anche dimostrato di essere efficace se associato ad un trattamento chemioterapico. Sono stati in seguito avviati nuovi studi in fase più precoce di malattia (i cui dati preliminari non sono ancora disponibili), che sembrano indicare come questa molecola sia in grado di migliorare i risultati terapeutici rispetto alla sola chemioterapia anche nelle fasi più precoci della malattia e non più solo in pazienti pesantemente pretrattati. La finalità è quella di valutare l’impiego di cetuximab insieme alla chemioterapia o in prima linea linea o in seconda linea, anticipando così il tempo di somministrazione della molecola. I dati relativi a questi studi sono preliminari e verranno presentati quest’anno a giugno all’Asco di Chicago.

Ogni anno in Italia si registrano circa 37.000 nuovi casi di tumore del colon, la seconda causa di mortalità dopo il cancro del polmone negli uomini e del seno nelle donne. Colpisce soprattutto uomini ed è una patologia dell’età adulta, che si manifesta in persone di età superiore ai 40-45 anni. Oggi i risultati complessivi nella terapia di questo tipo di cancro possono essere considerati buoni perché più di metà della popolazione colpita guarisce in maniera definitiva. Grazie ad una sempre maggiore attenzione alla diagnosi precoce ed alle campagne di screeening, trattiamo un numero crescente di pazienti colpiti dalla malattia in una fase iniziale, non di tipo metastatico. È prevedibile che i risultati attuali, già molto buoni, in futuro miglioreranno ulteriormente proprio grazie alle campagne di screening. Le possibilità di sopravvivenza sono strettamente legate allo stadio in cui la malattia viene diagnosticata. Se l’intervento chirurgico viene eseguito nelle fasi iniziali della malattia (A e B1), le probabilità di guarigione sono molto elevate ed è possibile evitare l’ulteriore terapia preventiva. Dallo stadio C (cioè con interessamento dei linfonodi) è invece opportuno metterete in atto il trattamento chemioterapico precauzionale che ha dimostrato vantaggi terapeutici inconfutabili (in particolare con lo schema di chemioterapia Folfox). Sono in corso una serie di studi che coinvolgono anche questo sottogruppo di pazienti a cui la chemioterapia a scopo preventivo viene somministrata in associazione a cetuximab o ad altre molecole antiangiogenetiche: lo scopo è di valutare se l’impiego della targeted therapy anche in fase preventiva post chirurgica può migliorare la prognosi rispetto alla sola chemioterapia.
Il tumore del colon è una patologia che negli ultimi 10-15 anni ha fatto registrare grandi risultati favorevoli, con un netto miglioramento delle prospettive di guarigione; e la prognosi è destinata a migliorare ulteriormente, grazie ad una serie di fattori che spaziano dalle campagne di screeening all’uso ottimale della chemioterapia in fase post-chirurgica all’impatto delle terapie “bersaglio”. E nei pazienti con carcinoma metastatico è già dimostrato che l’impiego di cetuximab in associazione alla chemioterapia è in grado di migliorare in maniera significativa le prospettive di sopravvivenza.
Dal punto di vista della qualità di vita dei pazienti, le targeted therapy hanno una compliance molto buona, con uno spettro di tollerabilità eccellente e scarsissimi effetti collaterali. Bisogna però sottolineare che la loro comprovata efficacia è limitata ad un numero circoscritto di persone, che, nel caso del tumore del colon, si identifica nei pazienti con malattia in fase avanzata caratterizzata dalla presenza di metastasi e da resistenza alla chemioterapia tradizionale.

A cura della Redazione

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