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Dalla ricerca sull’infiammazione una speranza per la sterilità femminile

Il Laboratorio di Immunopatologia Sperimentale è riuscito a mettere a punto un test in grado di misurare i livelli di pentrassina 3, PTX3, nei liquidi biologici e, visto che il suo aumento repentino è legato alla risposta immunitaria, l’obiettivo è di utilizzarlo come strumento diagnostico per i processi infiammatori. La pentrassina 3, infatti, è un parente stretto della proteina C reattiva, una sostanza che viene prodotta dal fegato e immessa nel circolo sanguigno, i cui livelli in caso di infezione si alzano notevolmente nel giro di poche ore.
“Rispetto alla proteina C reattiva”, chiarisce la dott.ssa Cecilia Garlanda, del gruppo del prof. Alberto Mantovani, “uno dei vantaggi di PTX3 è il fatto di essere prodotta da qualunque tessuto soggetto a un’infiammazione. In questo modo la sua concentrazione aumenta molto più rapidamente, consentendo una diagnosi precoce. Ad esempio, nel caso dell’infarto è stato riscontrato che quando il paziente arriva in Pronto Soccorso, i livelli della pentrassina 3 sono già molto elevati, mentre quelli della proteina C reattiva si modificano dopo alcune ore. Inoltre può dare indicazioni importanti sulla prognosi. È noto ormai che valori particolarmente elevati corrispondono a un danno più grave del tessuto e, quindi, a un rischio maggiore di decesso”.
Una patologia particolare in cui la valutazione dei livelli di PTX3 potrebbe risultare molto utile, è la preeclampsia. Si tratta di una complicanza molto grave che si può manifestare durante gravidanza, che si manifesta con l’aumento della pressione arteriosa della mamma. “Da circa due anni, in collaborazione con la Clinica Mangiagalli, stiamo studiando l’aumento dei livelli della pentrassina 3 nelle pazienti che hanno questo tipo di problema. Abbiamo riscontrato che l’innalzamento della sua concentrazione si verifica precocemente, mentre le manifestazioni cliniche dovute all’alterata vascolarizzazione della placenta, vengono riscontrate comunemente molto più avanti. Anche in questo caso PTX3 potrebbe diventare un mezzo importantissimo per la diagnosi precoce”.

Una protezione per la cellula uovo
Durante gli studi sul ruolo di PTX3 nei meccanismi dell’immunità innata, i ricercatori hanno fatto una scoperta inaspettata, come racconta Cecilia Garlanda. “Abbiamo riscontrato che l’assenza della pentrassina 3 corrisponde a una condizione di sterilità femminile. Indagini successive ci hanno permesso di stabilire che questa proteina è una delle componenti fondamentali della struttura di cellule (il cumulo ooforo) che circonda l’ovocita quando avviene l’ovulazione. Senza di essa la cellula uovo rimane praticamente ‘nuda’, privata degli elementi esterni che hanno la funzione di guidare gli spermatozoi nella giusta direzione e, così, non può avvenire la fertilizzazione. Ora stiamo cercando di capire come questa scoperta possa diventare una possibile prospettiva terapeutica per i casi di infertilità femminile. Sicuramente scoperte come questa ci fanno comprendere quanto sia importante proseguire le ricerche e capire in quali altri meccanismi proteine come questa possono essere coinvolte”.

TIR8, una molecola per tenere sotto controllo le nostre difese
La maggior parte delle “comunicazioni” che regolano le attività del sistema immunitario avvengono tramite una particolare classe di molecole, le citochine. Queste si legano a recettori, presenti sulle cellule, trasmettendo il comando opportuno. È come se la citochina fosse la chiave per accendere la cellula dell’immunità e il recettore fosse la serratura dove inserirla. A seconda della molecola impiegata e del recettore a cui si lega corrisponde una determinato evento.
L’apparato difensivo del nostro corpo è così potente che, durante la sua azione, può causare danni più o meno gravi ai tessuti dell’organismo stesso. Perciò è fondamentale che, accanto ai meccanismi di attivazione, esistano sistemi di regolazione e disattivazione delle cellule immunitarie. Alcuni anni fa il gruppo di ricerca di Alberto Mantovani ha identificato un recettore, chiamato TIR8, che è coinvolto in questi processi di attenuazione della risposta infiammatoria.
Gli studi su questa molecola sono stati seguiti con particolare attenzione da Cecilia Garlanda. “TIR 8 appartiene alla famiglia dei recettori di interleuchina 1 e siamo riusciti a stabilire che ha una funzione importantissima nel modulare la riposta immunitaria e che è presente in particolare nelle cellule delle mucose, come quelle del tessuto epiteliale che riveste l’intestino, nelle cellule dei vasi, in alcuni leucociti, come le cellule dendritiche”. Nei modelli studiati fino ad ora i ricercatori hanno osservato che l’assenza di TIR8 porta a un importante aumento di suscettibilità alle infiammazioni, un fenomeno che può essere associato addirittura allo sviluppo di tumori. “Uno degli obiettivi che ci siamo proposti è quello di stabilire se i livelli di espressione e di funzionalità di questa molecola nei pazienti affetti da infiammazioni intestinali croniche siano realmente alterati”.
Sempre nell’intestino, TIR 8 svolge una fondamentale azione di controllo dell’attività delle cellule dendritiche, ovvero dei globuli bianchi che svolgono il ruolo di sentinella, segnalando gli agenti patogeni alle cellule killer, come i linfociti T. “In assenza della molecola, le cellule dendritiche avrebbero una risposta eccessiva. Un fenomeno pericoloso in un ambiente come quello dell’intestino, costantemente colonizzato da batteri e microbi che, in molti casi, hanno una funzione positiva per il nostro organismo”. I ricercatori stanno cercando di identificare in quali altri tessuti TIR8 svolge la sua azione di modulazione. “In futuro ci auguriamo che questa molecola possa davvero diventare un prezioso strumento terapeutico. La relazione così netta tra la sua assenza e lo sviluppo di reazioni fuori controllo, ci fa ben sperare di poterla utilizzare come strumento per combattere le risposte infiammatorie eccessive”.

Di Carlo Falciola

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