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Chirurgia aortica, con il “fast track” una fase post-operatoria migliore

 

I risultati di uno studio prospettico di fast track in chirurgia aortica confrontati con quelli della metodica tradizionale.

In occasione del VII Congresso della SICVE (Società Italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare), svoltosi lo scorso novembre, l’Unità Operativa di Chirurgia Vascolare I dell’Istituto Clinico Humanitas diretta dal prof. Pierluigi Giorgetti ha presentato i risultati ad un anno di uno studio prospettico di fast track in chirurgia aortica, confrontandoli con quelli consolidati della metodica tradizionale.

In letteratura internazionale solo da qualche anno si parla di percorsi chirurgici fast track. Si tratta di una rielaborazione di procedure già esistenti, attuate in forma multidisciplinare al fine di favorire un recupero post-operatorio accelerato del paziente. In chirurgia aortica, attualmente, solo pochi gruppi di fama internazionale applicano protocolli fast track.

“Negli ultimi anni – spiega il prof. Pierluigi Giorgetti, responsabile di Chirurgia Vascolare I di Humanitas – la chirurgia dell’aorta addominale sottorenale ha compito numerosi e notevoli progressi. L’approccio endovascolare e il posizionamento di stent ed endoprotesi consentono in alcuni casi di trattare gli aneurismi e risolvere la malattia occlusiva aorto-iliaca senza ricorrere alla chirurgia a cielo aperto, garantendo dunque al paziente un recupero più veloce ed una degenza più breve. Tuttavia, sono ancora molti i pazienti affetti da queste patologie per i quali è necessario l’approccio chirurgico tradizionale: un intervento complesso della durata di alcune ore, in anestesia generale profonda, che prevede un’incisione estesa a tutto l’addome. Per il paziente, i tempi di ripresa sono necessariamente lunghi. Generalmente infatti questa chirurgia richiede digiuno (con il posizionamento di un sondino naso-gastrico) ed allettamento prolungati, molti liquidi endovena ed elevate dosi di morfina per il controllo del dolore. Questo comporta per il paziente un decorso post-operatorio lungo per superare la sindrome da stress chirurgico”.

Lo studio condotto presso Humanitas ha confrontato i risultati postoperatori di 67 pazienti operati con metodica open fast track, con quelli di 52 pazienti trattati con metodica tradizionale. La nuova metodica ha permesso la precoce ripresa dell’alimentazione già dalla sera dell’intervento, associata ad un ridotto apporto di liquidi endovena, e la ripresa delle funzioni intestinali dalla 3 giornata; il controllo del dolore si è rivelato soddisfacente pur senza l’utilizzo di morfina. Mentre non si sono verificate differenze statisticamente significative per quanto riguarda le complicanze postoperatorie.

“La possibilità di alimentarsi precocemente – spiega il dott. Andrea Odero, specialista di Chirurgia Vascolare I – ha permesso ai pazienti di camminare in autonomia più rapidamente e di aderire in casi specifici a programmi di riabilitazione che hanno garantito il raggiungimento precoce dei criteri di dimissibilità. Inoltre le suture cutanee intradermiche con fili riassorbibili non hanno richiesto il fastidioso procedimento di rimozione dei punti di sutura prima delle dimissioni.
Anche la gestione infermieristica dei pazienti sottoposti al protocollo fast track da noi ideato risulta semplificata ed efficace. Possiamo quindi concludere che la chirurgia aortica fast track con il protocollo sviluppato permette al paziente di avere la sicurezza del trattamento chirurgico tradizionale associata ad un ridotto stress chirurgico e, complessivamente, ad un postoperatorio meno problematico e privo di rischi aggiuntivi”.

Di Monica FLorianello

 

 

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