L’allergia alimentare è una risposta del sistema immunitario che si verifica dopo aver consumato un particolare alimento che viene percepito come nocivo dall’organismo. Anche una piccola quantità di cibo può scatenare una reazione rapida, che può variare da lieve a grave, e causare sintomi digestivi, orticaria, gonfiore delle mucose e persino anafilassi.
Le allergie alimentari non necessariamente si manifestano fin dalla nascita. Alcune sono più comuni nei bambini e possono risolversi con il tempo o con opportuni trattamenti, mentre altre possono svilupparsi nel corso della vita.
Ci sono molti alimenti che possono causare allergie, ma quali sono quelli che richiedono particolare attenzione?
Ne parliamo con la dottoressa Donatella Lamacchia, allergologa presso il Centro di Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia dell’IRCCS istituto Clinico Humanitas di Rozzano e i centri Humanitas Medical Care.
Le allergie alimentari più comuni
Nonostante siano stati identificati numerosi alimenti in grado di causare allergie, la maggior parte delle allergie alimentari sono riconducibili a pochi gruppi di alimenti noti come “allergeni maggiori”:
- Latte vaccino
- Uova
- Frutta secca (arachidi, noce, nocciole, ecc.)
- Pesce (merluzzo, spigola, ecc.)
- Crostacei (granchio, aragosta, gamberi)
- Grano
- Soia.
Tipicamente, l’allergia alimentare viene scatenata dall’ingestione del cibo o dal suo contatto con la mucosa orale o congiuntivale.
Il contatto cutaneo con l’alimento può causare la penetrazione dell’allergene attraverso microlesioni della pelle, di solito provocando reazioni lievi localizzate nella zona di contatto. Tuttavia, sono stati riportati casi di sintomi generalizzati causati dall’utilizzo di utensili contaminati, dal consumo di altri alimenti contaminati dall’allergene (ad esempio, durante la preparazione di un pasto), dall’inalazione di fumi di cottura o dal contatto diretto con una persona che ha consumato l’alimento responsabile della reazione.
Allergie alimentari: quali sono i sintomi?
Le manifestazioni dell’allergia alimentare possono coinvolgere il nostro corpo a diversi livelli, come per esempio: la pelle, l’apparato gastrointestinale, l’apparato respiratorio e il sistema cardio-circolatorio.
I sintomi più comuni includono:
- Prurito alla bocca
- Gonfiore (o angioedema) di labbra, palpebre, lingua, mani e piedi
- Orticaria (pomfi pruriginosi di breve durata)
- Difficoltà respiratorie (tosse, broncospasmo)
- Gonfiore del cavo orale, sensazione di costrizione alla gola
- Dolori addominali, diarrea, nausea o vomito
- Malessere generale.
La reazione più grave (ma anche la più rara) è lo shock anafilattico, che rappresenta una reazione allergica che coinvolge tutto l’organismo, in particolare il sistema cardio-circolatorio. A causa della liberazione di sostanze come l’istamina, che provocano la dilatazione dei vasi sanguigni, si verifica una brusca caduta di pressione (shock) che può causare la perdita di coscienza e, se non trattata tempestivamente, può portare alla morte.
La maggior parte delle reazioni allergiche si verifica poco dopo il consumo del cibo, di solito entro pochi minuti o comunque entro la prima ora. La durata dei sintomi varia a seconda della sede corporea coinvolta, della gravità della reazione e delle eventuali terapie utilizzate per trattare i sintomi. In generale, è consigliabile monitorare il paziente per diverse ore dopo una reazione (fino a 24-48 ore per le reazioni più gravi) per verificare se i sintomi si ripresentano dopo un iniziale miglioramento grazie ai farmaci assunti.
Allergie e intolleranze alimentari, quali differenze?
L’allergia alimentare è causata dalla produzione di anticorpi chiamati IgE, diretti verso una specifica componente (di solito una proteina) di un determinato cibo. Il legame tra le IgE e l’alimento specifico attiva le cellule coinvolte nella reazione allergica, che rilasciano sostanze come l’istamina responsabile dei sintomi precedentemente descritti (orticaria, angioedema, broncospasmo, ecc.).
L’intolleranza alimentare, d’altra parte, è una ridotta capacità di digerire e metabolizzare un alimento, generalmente dovuta a un difetto di alcune proteine digestive (enzimi). Un esempio di intolleranza alimentare è l’intolleranza al lattosio.
La celiachia merita un discorso a parte: è una patologia cronica autoimmune comunemente conosciuta come intolleranza al glutine, ma è in realtà scatenata dall’assunzione di glutine. Nelle persone celiache, l’ingestione di glutine provoca un’infiammazione nell’intestino tenue che compromette il corretto assorbimento dei nutrienti, mettendo a rischio la salute.
Allergie alimentari: i test
Per capire se si è allergici a un determinato alimento, è necessario consultare uno specialista allergologo, che raccoglierà informazioni riguardanti i sintomi manifestati, il tempo di insorgenza rispetto all’assunzione del cibo, il tipo di alimenti consumati e l’eventuale uso di farmaci per trattare i sintomi, oltre alla presenza di altre malattie allergiche. Ciò permetterà di consigliare il test allergologico più appropriato per il singolo paziente.
I test per la diagnosi di allergie alimentari includono:
- Test cutaneo immediato o prick test con allergeni alimentari.
- Prelievo ematico per la ricerca di specifiche IgE verso un alimento o una specifica componente di un alimento (chiamata allergene molecolare).
- Test cutaneo eseguito con l’alimento fresco o prick by prick.
- Test di provocazione orale, in cui il paziente assume l’alimento sospetto sotto osservazione per valutare e trattare eventuali reazioni allergiche (solitamente eseguito in un ambiente controllato come un ospedale).
Un’allergia alimentare può svilupparsi in qualsiasi momento della vita, può essere permanente oppure risolversi spontaneamente o tramite percorsi allergologici mirati.
Dopo aver ricevuto una diagnosi di allergia alimentare, è fondamentale seguire le indicazioni dietetiche fornite (per esempio, evitare completamente l’alimento o consumarlo solo dopo cottura) e avere a disposizione i farmaci prescritti per l’autosomministrazione in caso di ingestione accidentale dell’alimento allergenico. Il paziente viene istruito sull’uso dei farmaci in base alla gravità dei sintomi.
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