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Fumo e sigarette elettroniche: in Italia aumentano i giovani fumatori

Secondo l’ultimo report sul fumo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, diffuso in occasione del “World No Tobacco Day”, il numero dei fumatori in Italia non diminuisce. A più di 15 anni dalla Legge Sirchia – la misura a oggi più drastica per il contrasto al fumo attivo e passivo che dal 2003 vietò il fumo nei luoghi pubblici al chiuso – circa l’80% di chi ha tentato di smettere ha fallito.

I dati in Italia: giovani in aumento

Secondo il report, a oggi, sono 11,6 milioni, più di un italiano su cinque, i fumatori in Italia. In particolare, 7,1 milioni sono uomini e 4,5 milioni le donne: un fumatore maschio su 4 accende più di un pacchetto al giorno, mentre le donne fumano tra le 10 e le 20 sigarette al giorno.

Il dato che allarma sempre di più gli specialisti è quello sui giovani: “I fumatori in Italia aumentano soprattutto tra i giovani e questo è molto preoccupante e dannoso per il nostro futuro”, ha detto il professor Armando Santoro, Direttore di Humanitas Cancer Center, partecipando al programma “Timeline” di SkyTg24, in una puntata dedicata proprio al fumo. Oltre la metà dei giovani fumatori tra i 15 e 24 anni, ricorda il rapporto, fuma già più di 10 sigarette al giorno e oltre il 10% più di 20.

Cancro ai polmoni prima causa di morte per tumori

Nonostante la normativa in Italia negli ultimi vent’anni sia diventata più stringente e benché le evidenze scientifiche abbiano sottolineato con chiarezza i rischi legati al fumo, il cancro al polmone è ancora il quarto tumore in termini di incidenza e la prima causa di morte per neoplasia.

Nel 2018, secondo i dati del Rapporto Atlas, nel mondo sono stati diagnosticati 2,1 milioni di nuovi casi di tumori ai polmoni di cui 1,8 milioni decessi: nei due terzi dei casi il principale responsabile della neoplasia polmonare è stato proprio il fumo.

Tra i quasi 4 milioni di nuovi casi di tumori in Europa, sempre nel 2018, e 1,9 milioni di decessi, 450 mila (pari al 12%) erano stati diagnosticati ai polmoni. 

Tabacco e nuove frontiere del fumo

Negli ultimi anni sono nate diverse alternative alle sigarette tradizionali, come le sigarette elettronichee-cig” e i dispositivi a tabacco riscaldato: secondo il report diffuso nella Giornata Mondiale senza tabacco nella maggior parte dei casi si consumano insieme alle sigarette tradizionali. In particolare, in Italia sono circa 900mila i fumatori elettronici di “e-cig”, così dette anche “svapo” (tra questi più dell’80% era giù un fumatore, mentre solo il 5% non aveva mai fumato prima) mentre circa 600mila italiani usano abitualmente le sigarette a tabacco riscaldato.

Stando alle ricerche dell’Istituto Superiore di Sanità il 55,8% dei fumatori elettronici ritiene che siano dannosi al pari delle sigarette tradizionali, il 25,3% pensa invece siano meno dannose delle sigarette tradizionali. Ma quali sono i rischi per la salute legati all’utilizzo di questi prodotti e cosa dice la scienza?

“È una posizione complessa da chiarire perché nel discorso si mescolano diversi piani – ha spiegato il professor Santoro -: va comunque specificato che anche le nuove sigarette sono tossiche, contengono infatti nicotina che induce assuefazione e dunque un’abitudine al fumo”.

“In caso di fumatori accaniti che non riescono a smettere di fumare in alcun modo, le alternative sul mercato alle sigarette classiche portano rischi e danni minori, ma non credo rappresentino un metodo corretto per smettere di fumare. Inoltre, non abbiamo dati a oggi sufficienti per affermare che un giovane che inizia a fumare questi prodotti alternativi non diventi poi un fumatore classico vero e proprio”, ha spiegato il prof. Santoro.

Per riuscire a smettere di fumare conta la motivazione personale

Nonostante il 54% degli italiani abbia provato almeno una volta nella vita a smettere di fumare, sono ancora poche le persone che ci riescono. “Solo le persone veramente motivate riescono a smettere di fumare: la motivazione del paziente è fondamentale, perché spesso le costrizioni familiari o anche problemi legati alla malattia non bastano”, continua il prof. Santoro.

“Se a oggi i modi adottati in Italia per portare avanti la lotta al fumo non hanno del tutto funzionato, bisogna pensare a strumenti e soluzioni diverse, come per esempio aumentare la tassazione sulle sigarette, potenziare la pubblicità contraria e anche imporre maggiori limiti al fumo, perché fa male in tutte le sue forme, sia attivo che passivo”, ha concluso il professor Santoro.

 

 

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