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Cancro, ecco perché non è solo questione di sfortuna

È recente il dibattito nato da uno studio pubblicato su Science da Bert Vogelstein, uno studioso autorevole, il cui ruolo è stato fondamentale nella comprensione dei meccanismi molecolari genetici che causano il cancro. Lo studio però, al di là delle intenzioni dell’autore, ha portato a una lettura distorta, insinuando nell’opinione pubblica l’idea che il cancro sia questione di sfortuna.

Il professor Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University, è intervenuto a questo proposito con un articolo sul Corriere della Sera, ribadendo ancora una volta che contro il cancro possiamo fare molto in termini di diagnosi precoce e soprattutto di prevenzione.

Nel suo primo studio, “Vogelstein, utilizzando analisi matematiche, stimava l’incidenza di trasformazione spontanea delle cellule normali in tumorali, in assenza di sostanze che inducono il cancro (dette cancerogene), sulla base del numero di cellule staminali presenti e della loro frequenza di riproduzione nei diversi organi”, spiega il prof. Mantovani.

Stile di vita e ambiente sono fattori determinanti

“Nel suo recentissimo nuovo studio, ha esteso i suoi dati ad altre popolazioni al di fuori degli Stati Uniti: Science lo ha pubblicato insieme a un articolo di prospettiva che sottolinea alcune debolezze e limiti della sua analisi scientifica. I modelli matematici non possono essere esaustivi di per sé in un fenomeno complesso come la storia naturale di un tumore, ma vanno affinati perché potenzialmente di straordinaria utilità”.

Il prof. Mantovani sottolinea inoltre come lo studio resti poca attenzione a un Paese come l’India, in cui a causa dei cambiamenti nello stile di vita, l’incidenza del cancro sta mutando in maniera drammatica.

“L’epidemiologia ci dice, per esempio, che le donne giapponesi trasferitesi negli Stati Uniti, a partire dalla seconda generazione hanno visto aumentare di quasi dieci volte il rischio di cancro della mammella. Un dato incontrovertibile che suggerisce che stile di vita e ambiente rappresentano un fattore determinante per i tumori”, continua il professore.

Prevenzione e diagnosi precoce

“Le stime dello studio di Vogelstein e il messaggio che ne consegue vanno dunque presi con spirito critico, evitando interpretazioni che potrebbero essere fuorvianti per la salute. Non possiamo intervenire sulla fortuna, ma su altri fattori di rischio possiamo invece agire. Dobbiamo dunque fare tutto ciò che è in nostro potere per sconfiggere il cancro: prevenzione e diagnosi precoce, ricerca per mettere a punto nuove strategie diagnostiche e terapeutiche”, precisa il prof. Mantovani.

Il nostro Servizio Sanitario Nazionale garantisce a tutti l’accesso agli strumenti di diagnosi precoce: dai dati emerge che in Italia si sta procedendo bene, anche se restano alcuni squilibri in termini territoriali su cui lavorare.

Dal punto di vista della prevenzione invece occorre fare di più, intervenendo sullo stile di vita e sull’ambiente: occorre ridurre i fattori inquinanti e adottare tutti uno stile di vita sano. Il prof. Mantovani suggerisce la sua regola d’oro dello 0-5-30: zero sigarette, almeno cinque porzioni di frutta e verdura fresche e trenta minuti di esercizio fisico moderato al giorno.

L’importanza della ricerca

“Anche sul fronte scientifico possiamo e dobbiamo migliorare: studiando e capendo meglio i fattori rischio genetico e ambientale, i meccanismi molecolari di sviluppo e progressione del cancro, i meccanismi di difesa immunologica che sorvegliano il nostro organismo, eliminando cellule tumorali, e che ora sfruttiamo come nuova arma terapeutica. Il cancro dunque non è solo una questione di sfortuna. La sua sconfitta passa da tutti questi fattori, e dunque può dipendere da noi”, conclude il professor Alberto Mantovani.

 

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