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Litotrissia endoscopica endorenale per via retrograda


La litotrissia endoscopica endorenale per via retrograda (“retrograde intrarenal surgery”, RIRS per gli autori anglosassoni) rappresenta l’ultima frontiera nel trattamento della calcolosi renale.

Grazie a un progressivo miglioramento dello strumentario endourologico con l’avvento della tecnologia digitale, sono stati messi a punto endoscopi flessibili di ultima generazione in grado di offrire una visione endoscopica di grande qualità. Attraverso l’uretra si raggiunge con l’ureterorenoscopio flessibile la vescica, dove si individua lo sbocco dell’uretere attraverso il quale si arriva al rene. Si esplorano quindi le cavità renali fino ad individuare il calcolo che viene polverizzato con l’u tilizzo di un laser ad olmio. Possono comunque residuare alcuni frammenti: i più grandi verranno asportati con opportuni cestelli, quelli più piccoli saranno espulsi spontaneamente. Questa procedura offre diversi vantaggi: l’annullamento delle complicanze emorragiche connesse alla litotrissia percutanea, l’assenza di cicatrici e di dolore post-operatorio e un notevole contenimento dei tempi di degenza e di recupero delle normali attività. Per contro, per calcoli di dimensioni superiori ai 2 cm, tale metodica comporta una percentuale di bonifica del calcolo inferiore rispetto alla litotrissia percutanea; per avere risultati analoghi al trattamento percutaneo, in circa il 30% dei casi è probabile una seconda procedura. Le difficoltà connesse alla ridotta visibilità del campo operatorio dovute al ridotto diametro degli strumenti flessibili e la necessità di frantumare il calcolo in frammenti molto piccoli per essere compatibili con una espulsione spontanea (1-2mm), impongono una rigida restrizione delle indicazioni della RIRS a calcoli di dimensioni non superiori ai 4 cm. Anche questo intervento prevede anestesia generale ed una degenza, nei casi non complicati, di una notte. In tutti i casi è necessario il posizionamento per una settimana di una endoprotesi ureterale a doppio J (detto secondo la dizione inglese “stent” ) a protezione della via escretrice operata.