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Asportazione tumori dell’ipofisi


L'intervento di rimozione dei tumori a partenza dall'ipofisi (o ghiandola ipofisaria), una ghiandola endocrina posta alla base del cranio, viene eseguito in presenza di tumori – benigni nella stragrande maggioranza dei casi – nati dalla ghiandola stessa. Si tratta di adenomi ipofisari secernenti, ossia che producono ormoni, o non secernenti. Altri tumori che interessano la regione sellare e/o sovrasellare, pur non avendo origine dall'ipofisi (craniofaringiomi, meningiomi, metastasi, cisti della Tasca di Rathke, cordomi) sono di competenza neurochirurgica.

Scopo dell' intervento è di asportare il tumore in maniera radicale, se le condizioni anatomiche lo consentano, senza provocare danni all'ipofisi e alla sua funzionalità. In qualche caso, in cui la funzionalità della ghiandola è già compromessa dalla presenza del tumore, l'intervento può consentire anche un miglioramento della situazione ormonale. Analogamente quando la presenza di un tumore voluminoso provochi disturbi della vista e/o riduzione del campo visivo l'intervento consente, nella grande maggioranza dei casi, la normalizzazione della funzione visiva o un suo netto miglioramento. Nei casi di pazienti con adenomi secernenti (GH, ACTH) la rimozione del tumore provoca la guarigione della conseguente endocrinopatia (acromegalia, malattia di Cushing rispettivamente) in più dell' 80% dei casi. L' intervento è anche indicato negli adenomi TSH secernenti, mentre gli adenomi che producono Prolattina (PRL) vengono trattati con terapia medica e l'intervento è necessario in una minoranza di soggetti con tumori resistenti alla terapia medica o intolleranti alla terapia stessa.

Come si svolge l'asportazione dell'ipofisi?

L'asportazione dei tumori della regione ipofisaria può essere attuata mediante un accesso transcranico, oppure per via nasale e successivo passaggio attraverso lo sfenoide (accesso transfenoidale). L'accesso transfenoidale è quello di prima scelta nella quasi totalità dei casi poiché fornisce migliori risultati con effetti collaterali minimi, dato che molti dei tumori precedentemente nominati sono prevalentemente localizzati sulla linea mediana. La via transcranica è invece scelta in caso di tumori che oltrepassino lateralmente il piano formato dai nervi ottici e dalle carotidi.
Nel caso si utilizzi l'approccio transcranico il paziente viene posizionato supino sul letto operatorio in anestesia generale. Passando attraverso la narice più ampia, utilizzando l'endoscopio (in 3D) viene identificato l'ostio del seno fenoidale e si esegue un'ampia apertura della parete anteriore dello sfenoide. Una volta entrati nel seno sfenoidale si identifica la sella turcica, la si apre e si asporta il tumore cercando di preservare l'ipofisi normale. Alla fine della procedura la sella viene chiusa con osso o cartilagine autologa. In caso di fuoriuscita di liquor può essere necessario utilizzare anche un piccolo frammento di grasso prelevato dall'addome del paziente.
L'approccio per via transcranica è invece eseguito mediante procedura a cielo aperto (craniotomia).

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell'asportazione degli adenomi ipofisari?

Nonostante le moderne tecniche operatorie permettano di rimuovere gli adenomi ipofisari limitando al minimo i rischi di complicanze, le conseguenze cui l'organismo va incontro possono essere di tipo endocrino. L' ipopituitarismo (insufficiente secrezione degli ormoni ipofisari), di grado variabile, può comparire in una percentuale di casi inferiore al 10% e in questi pazienti sarà necessario instaurare una terapia farmacologica sostitutiva (ormoni tiroidei, cortisolo, estrogeni, testosterone).

L'asportazione degli adenomi ipofisari è un intervento doloroso e/o pericoloso?

L'intervento non è particolarmente invasivo e/o pericoloso. La mortalità è inferiore a 1 caso su 1000 e complessivamente le complicanze endocrine o strettamente chirurgiche non superano globalmente il 10% dei casi. La cefalea post operatoria è di solito modesta e limitata nel tempo. In particolare le tecniche endoscopiche più aggiornate garantiscono minori alterazioni anatomico-funzionali delle aree coinvolte nell'operazione e un più rapido decorso postoperatorio rispetto al passato.

Chi può sottoporsi all'intervento di asportazione di un adenoma ipofisario?

I pazienti per i quali possono sussistere particolari controindicazioni a questo tipo di approccio chirurgico sono quelli molto anziani e/o fragili e quelli con importanti problematiche legate alla coagulazione del sangue, come per qualsiasi altro intervento chirurgico.

Follow up

Poiché l'asportazione di un adenoma ipofisario è una procedura di limitata invasività ma estremamente delicata, è opportuno rimanere a riposo per qualche giorno dopo l'intervento, anche per il recupero dall'anestesia. Dopo l'asportazione dell'adenoma il paziente viene sottoposto a regolari controlli endocrinologici e strumentali tramite risonanza magnetica.

Norme di preparazione

Per questo tipo di operazione è necessario seguire le norme di preparazione richieste per gli interventi chirurgici in anestesia generale. La durata dell'intervento può variare da una a due ore circa, a seconda della complessità dell'approccio chirurgico.