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Neurochirurgia: innovazione per la cura di tumori cerebrali e patologie della colonna

Malattie emergenti e fino a pochi anni fa quasi sconosciute, come la patologia degenerativa della colonna vertebrale e la grande sfida del cancro al cervello. Così la neurochirurgia ha reinventato se stessa per rispondere ai nuovi bisogni di salute.

 

 

Trent’anni fa non era quasi descritta dalla letteratura scientifica. Oggi, la patologia degenerativa della colonna vertebrale è diventata una delle principali sfide della neurochirurgia. Per complessità, ma anche per diffusione a causa del progressivo allungamento dell’aspettativa di vita.

 

“Invecchiando – spiega Maurizio Fornari, responsabile dell’Unità Operativa di Neurochirurgia di Humanitas – l’Homo erectus tende a sviluppare una graduale perdita di struttura e funzione dei dischi intervertebrali e dei corpi vertebrali. Una vera e propria malattia degenerativa che si traduce in uno squilibrio della colonna vertebrale che progressivamente gli impedisce di stare in piedi e camminare”. Ciò non ha conseguenze soltanto sulla qualità di vita: “stare in piedi, infatti, è una funzione primaria per gli esseri umani, fondamentale per utilizzare le braccia e, indirettamente, per esercitare le funzioni cerebrali legate al movimento – continua Fornari -. Nei fatti, conservare la capacità di stare in piedi è il punto di partenza di tutto quello che facciamo per contrastare l’invecchiamento”.

Cronache da una disciplina in perenne cambiamento, che ha abbracciato l’innovazione per rispondere al meglio ai nuovi bisogni di salute e per portare un po’ più su l’asticella di quello che è possibile fare. Basti pensare ai tumori maligni del cervello.
Fino a non molti anni fa, la gran parte di essi era considerata inoperabile e quando l’intervento chirurgico era effettuato non di rado comprometteva funzioni importantissime.
Oggi la chirurgia sta offrendo nuove opzioni terapeutiche promettenti. Non solo efficaci, ma anche con un livello di invasività così piccolo da essere inconcepibile fino a poco tempo fa.

“Per esempio, Gamma Knife è un tipo di radioterapia usata per trattare tumori e altre anomalie nel cervello dove il bisturi tradizionale è sostituito da energia di radiazione”, illustra Fornari. O ancora, “le procedure vascolari – comprese quelle effettuate in vasi cerebrali – sono diventati mini-invasive grazie ad un approccio endovascolare. La stessa strada della minima invasività sta percorrendo, poi, la chirurgia riparativa del sistema muscoloscheletrico“, aggiunge il medico di Humanitas.

 

Tutto ciò, grazie a nuove conoscenze, ma anche a straordinarie innovazioni che hanno investito il campo della diagnosi e dei trattamenti.
“Sono stati sviluppati per il cervello e il nevrasse applicazioni specifiche di tutte le tecnologie diagnostiche emergenti, come la tomografia computerizzata o risonanza magnetica nucleare.
Lo stesso vale per gli strumenti ad alta tecnologia e per le attrezzature attualmente utilizzate in sala operatoria, come ad esempio aspiratori chirurgici ad ultrasuoni, osteotomi ad ultrasuoni (BoneScalpel), sistemi di neuronavigazione, attrezzature di chirurgia assistita da computer, dispositivi di elettrocoagulazione o il monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio. Per certi versi – conclude Fornari – siamo così immersi nella tecnologia e viviamo in una connessione così stretta e routinaria con essa, da essere diventati inconsapevoli della sua presenza. Ma sono stati certamente gli avanzamenti tecnologici che hanno permesso i progressi più rilevanti in neurochirurgia, dentro e fuori la sala operatoria”.

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