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Vene varicose, l’efficacia della termoablazione in radiofrequenza

Le vene varicose sono un disturbo a carico del sistema circolatorio caratterizzato dallo sfiancamento delle pareti delle vene superficiali delle gambe, associato a una ritenzione di liquidi a livello delle gambe. Si tratta di una patologia che non trattata può cronicizzarsi e portare a danni anche gravi come le ulcere.

Oltre all’intervento chirurgico tradizionale (stripping della safena) è possibile intervenire con termoablazione in radiofrequenza. Ne parliamo con la dottoressa Elisa Casabianca, angiologa e chirurgo vascolare di Chirurgia Vascolare I in Humanitas.

 

Che cos’è la termoablazione in radiofrequenza?

“È una procedura mininvasiva di ultima generazione con numerosi vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale come dimostrano le ricerche più aggiornate in tema di insufficienza venosa, un problema molto frequente ma spesso trascurato.

La termoablazione in radiofrequenza prevede l’inserimento di un micro catetere attraverso una semplice puntura in anestesia locale in un punto della gamba precedentemente mappato con un’analisi ecografica. Una volta raggiunta la posizione pianificata, la sonda emette un’onda energetica (radiofrequenza) che provoca la chiusura della vena malata (ablazione) escludendola dalla circolazione.

 

Quali sono i vantaggi di questa procedura?

“La tecnica è sicura e si avvale di metodiche ripetibilli e non invasive. I vantaggi per i pazienti sono molteplici: il trattamento è ambulatoriale, viene condotto in anestesia locale e si può associare a millimetriche incisioni alla coscia e gamba per rimuovere eventuali varici inestetiche. La mancanza di tagli chirurgici significa anche assenza di punti di sutura e di eventuali ematomi. Il paziente può muoversi immediatamente dopo il trattamento e può riprendere le normali attività quotidiane in un paio di giorni. Le differenze con l’approccio tradizionale sono enormi: la necessità di rimuovere chirurgicamente la vena malata comporta molteplici incisioni chirurgiche, la più importante delle quali in sede inguinale con rischi di infezione e la certezza di sviluppare ematomi lungo la coscia e gamba che richiedono qualche settimana per risolversi.

Chi può sottoporsi a termoablazione in radiofrequenza?

“Potenzialmente tutti i pazienti affetti da insufficienza venosa, senza limite d’età, purché la conformazione anatomica lo consenta. Spetta allo specialista valutare quali pazienti possono trarre maggior beneficio da questa procedura e per quali, invece, è più opportuno lo stripping tradizionale o altri tipi di trattamento. In generale, la termoablazione in radiofrequenza è una soluzione efficace, mininvasiva e dunque auspicabile, adatta anche a quei pazienti che non possono affrontare un intervento chirurgico tradizionale”.

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