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Reflusso gastroesofageo e stress, quale correlazione?

Il reflusso gastroesofageo è un disturbo molto frequente e si manifesta in particolare in età lavorativa. Questa condizione dipende fortemente anche dal nostro stile di vita, dall’alimentazione ma anche da stati d’ansia e stress. Ne hanno parlato gli specialisti dell’Unità Operativa di Gastroenterologia di Humanitas.

Quali sono i sintomi tipici del reflusso gastroesofageo?

Ci sono dei sintomi tipici sufficienti per fare una diagnosi di reflusso gastroesofageo: bruciore dietro lo sterno e rigurgito acido in bocca.

Oltre ai sintomi suddetti ci sono quelli cosiddetti atipici o extraesofagei, in quanto fanno parte, per esempio, delle vie respiratorie: si hanno così tosse secca stizzosa, attacchi di asma, raucedine, abbassamento della voce, necessità di schiarirsi sempre in gola, nonché problemi di insonnia.

Quali esami si possono fare per diagnosticare il reflusso?

L’unico esame diagnostico è l’endoscopia, ossia l’inserimento attraverso la bocca di un tubo dotato di una piccola telecamera che, scendendo, esplora le pareti dell’esofago, dello stomaco e delle prime vie digestive. Tuttavia, nel 70% dei casi non si vede assolutamente nulla, poiché, in realtà, la diagnosi è clinica.

Invece, chi presenta solo tosse o un abbassamento di voce a chi si deve rivolgere?

Di solito ci si rivolge all’otorinolaringoiatra, lo specialista che, con strumenti appositi, guarda le prime vie aeree e diagnostica una laringite (ossia l’infiammazione della laringe) compatibile con il reflusso gastroesofageo.

Quali sono le cause principali del reflusso?

Vi può essere una causa anatomica, per esempio una lassità (una debolezza) di certi tessuti come quelli che interessano lo sfintere esofageo, una piccola valvola posta tra l’esofago e lo stomaco. Quando mangiamo, essendoci acido nello stomaco, normalmente abbiamo dei piccoli reflussi di acido in esofago; il problema sorge quando questi reflussi aumentano. Ciò è dovuto al fatto che la valvola non tiene bene per via di legamenti a livello del diaframma.

Un’altra causa può essere una digestione lenta.

Esiste un legame tra reflusso e stress?

Non è facile stabilire una relazione di causa-effetto tra lo stress e il reflusso gastroesofageo. Certamente lo stress è una condizione vera e propria che non è solo psicologica e fisica, ma causa di problemi a livello di ormoni, terminazioni e impulsi nervosi. Pertanto il nostro apparato digestivo, che è il nostro “secondo cervello”, ne risente molto.

Il reflusso può essere associato all’ernia iatale?

, nel momento in cui non fa più funzionare lo sfintere esofageo. L’ernia si dice iatale perché attraversa lo iato esofageo. Può essere di piccole dimensioni oppure molto grande (5 o 6 centimetri). Piccole ernie iatali sono molto frequenti e non danno problemi.

Il sovrappeso è responsabile del reflusso?

Il sovrappeso è un altro fattore di gravità nel senso che, aumentando la pressione intro-addominale, per esempio nelle donne incinte, lo stomaco viene schiacciato, predisponendo al reflusso.

E l’ansia?

Quando abbiamo una situazione di ansia blocchiamo il respiro e il diaframma e ciò crea un blocco d’aria. Tuttavia, non si può sostenere che l’ansia da sola provochi reflusso.

A quale età è più frequente il reflusso?

Il reflusso è più frequente nell’età lavorativa, ma anche nei bambini. In questo secondo caso si tratta di un reflusso fisiologico: lo sfintere esofageo si forma e si consolida nei primi due anni di vita. Per questo motivo i piccoli hanno il “rigurgito”, ossia il passaggio del latte nell’esofago e, quindi, la fuoriuscita dalla bocca. Un sistema consigliato per evitarlo consiste nel mettere il bimbo nella culla a pancia in su con un sollevamento, oppure nel posizionare un cuscino dietro la schiena in modo da tenerlo sollevato di 30°. Anche agli adulti consigliamo di mettere un rialzo nella prima parte del tronco, proprio per un fattore di gravità.

Quali sono gli alimenti che favoriscono maggiormente il reflusso?

Ci sono alimenti cosiddetti acidi, che inducono una reazione acida e creano più fastidio di altri in una situazione di infiammazione dello stomaco. I cibi da evitare o eliminare sono:

  • caffè
  • pomodoro
  • agrumi
  • alcolici e superalcolici
  • carni grasse e affumicate
  • cioccolato
  • menta
  • insaccati
  • formaggi grassi, fermentati e piccanti
  • salse e sughi preconfezionati

Ci può dare alcuni consigli alimentari?

Sarebbe meglio evitare di assumere il caffè al mattino, perché esso aumenta la produzione di acido cloridrico. Associato al latte poi rende la digestione molto lunga.

Occorre eliminare tutto ciò che rallenta la digestione, come anche i grassi.

Lo stesso vale per la fibra che fa bene, ma chi soffre di reflusso non la tollera, perché è difficile da digerire e forma un ingorgo nello stomaco.

Molti, poi, hanno l’abitudine di consumare la frutta a fine pasto. È un errore, perché essa tende a fermentare e a rallentare la digestione. Andrebbe piuttosto assunta all’inizio del pasto.

Da ultimo: bere lontano dai pasti, perché l’acqua diluisce i succhi gastrici rendendo la digestione più lenta.

Il cioccolato fa male?

Essendo un alimento acido non va bene se si soffre di gastrite o reflusso, perché peggiora i sintomi, soprattutto nei periodi in cui si riacutizzano, ad esempio i cambi di stagione. Sicuramente è da evitare a fine pasto.

Quali sono i farmaci più indicati per contrastare il reflusso?

I farmaci più indicati sono quelli che bloccano l’acidità. Si tratta, però, di farmaci sintomatici, cioè che bloccano il sintomo ma non la causa. Essi sono: gli inibitori della pompa protonica, gli antiacidi, gli H2 antagonisti. I primi sono in commercio da molti anni e sono stati usati da centinaia di milioni di persone; sono degli ottimi gastroprotettori che inibiscono a lungo l’acidità. Essi devono comunque essere sempre prescritti dal medico. Gli antiacidi, sia sotto forma di compresse da deglutire sia di bustine da sciogliere nell’acqua, hanno la proprietà di indurre un sollievo immediato dei sintomi.

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