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Empatia e fiducia nel lavoro del fisioterapista fanno parte del percorso riabilitativo

Negli ultimi anni si sta comprendendo sempre più l’importanza terapeutica di un rapporto empatico tra paziente e professionista sanitario, sia esso medico, fisioterapista o infermiere.

Un recente studio pubblicato da due fisioterapisti di Sydney, Amanda Hall e Paulo Ferreira (“The Therapist-Patient Relationship in Physical Rehabilitation”) ha dimostrato quanto la fiducia e l’empatia nel rapporto tra fisioterapista e paziente giochi un ruolo chiave nell’influenzare un buon esito del trattamento e nel migliorare i risultati di un percorso riabilitativo.

Empatia e fiducia anche in Humanitas

Consapevoli che l’importanza terapeutica di piccoli gesti è ora supportata da sempre più forti dati scientifici, anche gli esperti e i professionisti di Humanitas, da qualche tempo, portano avanti la loro attività in questo senso, facilitando la presa in carico dei pazienti da parte dello stesso fisioterapista durante l’intero percorso riabilitativo.

“È un’esperienza comune che la fiducia del paziente verso chi lo cura aiuti il percorso terapeutico – ha spiegato Marco Parente, fisioterapista del Servizio di Fisioterapia di Humanitas -, quello che non tutti sanno però è che questa “fiducia terapeutica” induce precise modificazioni biologiche talvolta simili a quelle innescate nei percorsi terapeutici”.

Alcune ricerche recenti hanno mostrato come l’incontro e la presenza rassicurante del fisioterapista diminuiscano la paura e l’ansia nel malato, grazie a una migliore produzione di endorfine.

Anche per questo, in Humanitas particolare enfasi è data all’educazione dei pazienti. Tra le attività quotidiane, ad esempio, i fisioterapisti, tengono un gruppo educazionale nel quale coinvolgono i pazienti candidati ad interventi chirurgici ortopedici, illustrando loro le varie fasi della degenza e rendendoli partecipi del percorso di cura. 

“Vanno in questa direzione anche gli studi condotti sull’effetto placebo, quello che tutti erroneamente conosciamo come appellativo per indicare qualcosa che non funziona, o meglio che funziona solo perché ci si convince che funzioni”, continua Parente “In realtà, ora sappiamo che anche fidarsi della cura che viene somministrata contribuisce a modificare variabili fisiologiche sinergiche ai meccanismi implicati nei processi di cura” e “come affermano i ricercatori di Sidney, questa condizione attribuisce alla relazione fisioterapista-paziente parte dei risultati dell’intervento riabilitativo”.

I numeri di Humanitas
  • 2.3 milioni visite
  • +56.000 pazienti PS
  • +3.000 dipendenti
  • 45.000 pazienti ricoverati
  • 800 medici