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Chirurgia bariatrica in fast track, un esempio di qualità

Dal 2013 Humanitas applica il protocollo fast track a tutti gli interventi di chirurgia bariatrica, volti cioè a una drastica riduzione del peso corporeo. L’idea è quella di consentire al paziente di tornare alla normalità – dopo l’operazione chirurgica – nel più breve tempo possibile: la degenza dura in media solo due notti. Ma questo è in realtà solo l’ultimo dei buoni risultati che il lavorare in fast track rende possibile.

Ne parliamo con il dottor Giuseppe Marinari, Responsabile della Chirurgia Bariatrica in Humanitas, e con la dottoressa Chiara Ferrari, Responsabile del servizio di Anestesia per la Chirurgia Bariatrica. Della loro équipe è recentemente entrato a far parte anche il dott. Angelo Salerno.

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Tutti gli interventi di chirurgia bariatrica si svolgono in fast track?

“Sì, usiamo il protocollo fast track indipendentemente dall’età e dalla storia clinica del paziente. Ovviamente le urgenze fanno eccezione”, risponde il dott. Marinari, che aggiunge: “Siamo molto, molto soddisfatti dei risultati. Humanitas è uno dei pochi centri che applica questa procedura. In Italia, dove ce ne sono solo un paio, siamo quelli che la mettono in pratica da più tempo. Abbiamo appreso questo protocollo a Oslo, alcuni anni fa, dal medico scandinavo Hjortur Gislason, che è un pioniere della chirurgia bariatrica in fast track. Per sei mesi quindi abbiamo “testato” la procedura sui casi chirurgici più semplici e dal 2013, visti i risultati, la applichiamo a tutti. L’incidenza delle complicazioni operatorie non è cambiata in modo significativo; anzi, è leggermente diminuita”.

Quali sono i vantaggi del fast track?

“Un punto di forza importante sono la multidisciplinarietà e l’organizzazione del lavoro in team – prosegue il dott. Marinari. – In sala operatoria lavorano contemporaneamente anestesisti, chirurghi e infermieri. Ciò implica una suddivisione del lavoro più fluida e funzionale. Inoltre lavorare in fast track prevede procedure chirurgiche standard: gli interventi vengono affrontati mettendo in atto sempre le stesse manovre. In questo modo si ottengono risultati omogenei e c’è un maggiore controllo sulle eventuali complicazioni. L’intervento chirurgico, dal punto di vista del malato, è svolto con un approccio il più “gentile” possibile: tutti gli interventi sono in laparoscopia, quindi con incisioni di minima entità, ma soprattutto non usiamo quei dispositivi tipici della chirurgia tradizionale che limitano la mobilità del malato e la cui utilità non è supportata da evidenze scientifiche, come il sondino naso gastrico, i drenaggi, il catetere vescicale e venoso centrale. Anche grazie a questi accorgimenti, il recupero post operatorio è più rapido: dopo 30 minuti i pazienti sono ben svegli, camminano e bevono, e tutto questo porta ad una precoce sensazione di benessere. La dimissione avviene dopo 48 ore dall’intervento: il paziente potrebbe in realtà già essere dimesso dopo 24-36 ore, ma si attendono due notti in via precauzionale”.

Come è possibile un recupero post operatorio così rapido?

In questo caso gioca un ruolo fondamentale anche l’approccio anestesiologico che si avvale di farmaci pensati proprio per il paziente obeso, cioè a rapida azione e pronta eliminazione dall’organismo senza accumulo nel tessuto adiposo: un punto che si aggiunge ai già elencati vantaggi del fast track. Lo spiega la dott.ssa Ferrari: “Il paziente obeso presenta alcune difficoltà dal punto di vista dell’anestesia: è più complesso da ventilare e più difficile da intubare, pertanto nella pratica clinica tuttora comune in molti centri ne viene gestita l’intubazione con il fibroscopio e con paziente sveglio o solo blandamente sedato. Nella nostra sala operatoria l’intubazione avviene sempre in modo dolce, a paziente già addormentato, ed avvalendosi della videolaringoscopia che garantisce sicurezza e delicatezza nella manovra. I farmaci che utilizziamo sono tutti ad azione rapida, l’effetto è immediato e vengono smaltiti rapidamente dall’organismo. Questo fa sì che al risveglio il paziente sia già autonomo dal punto di vista respiratorio e in grado 30 minuti dopo l’intervento di camminare ed iniziare a bere”.

Perché un rapido recupero è positivo?

“La possibilità di camminare e bere poco dopo l’intervento previene alcune complicazioni che potrebbero altrimenti presentarsi – prosegue la dott.ssa Ferrari-. Visto che il corpo torna in posizione verticale, il diaframma ed i polmoni vengono scaricati dal peso addominale, il respiro è facilitato ed il dolore alleviato. Camminare subito aiuta a prevenire gli eventi tromboembolici e il fatto di riprendere a bere precocemente favorisce la riabilitazione dell’intestino, che dovrebbe essere stimolata il prima possibile. Tutte queste azioni avvengono nella “Recovery room” del blocco operatorio, quindi sotto osservazione monitorizzata e in presenza di personale infermieristico e anestesiologico dedicato: abbiamo così modo di verificare immediatamente che non ci siano problemi di alcun tipo e di inviare in sicurezza il paziente in degenza dove proseguirà il percorso e potrà incontrare i familiari”.

Come ci si prepara all’intervento?

“Il pre-ricovero da noi dura solo mezza giornata secondo un nuovo percorso dedicato e personalizzato”, spiega la dott.ssa Ferrari. Con un solo accesso ospedaliero vengono effettuati tutti gli esami necessari e viene svolta una singola visita che è però multidisciplinare. Il paziente, cioè, incontra per la valutazione clinica tutti i professionisti coinvolti nel suo percorso. “Ci prendiamo cura del paziente a 360 gradi – commenta la dottoressa Ferrari – a parte l’esecuzione degli esami preoperatori e della visita vera e propria, durante il prericovero dedichiamo più di un’ora a un counseling multidisciplinare, un incontro di gruppo in cui i pazienti e i loro familiari conoscono l’équipe al completo (anestesista, chirurgo, dietologa ed infermiere), ricevono informazioni sull’intervento e possono fare domande. In questa occasione si ribadiscono i passaggi importanti per il recupero precoce e che il paziente sarà in piedi mezz’ora dopo l’intervento e a casa in 48 ore. Psicologicamente questa informazione ha un impatto molto positivo: il paziente si sente sicuro, carico e motivato”.

I numeri di Humanitas
  • 2.3 milioni visite
  • +56.000 pazienti PS
  • +3.000 dipendenti
  • 45.000 pazienti ricoverati
  • 800 medici