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Quali sono i sintomi del tumore della prostata?

Il tumore della prostata è una delle neoplasie più diffuse negli uomini. Abbiamo chiesto al dottor Roberto Peschechera, urologo in Humanitas, di aiutarci a individuare quali siano i sintomi caratteristici di questa patologia e come avviene la diagnosi.

“Cosciente del fatto che la mia risposta possa crear preoccupazione, si può dire che il tumore della prostata non ha sintomi caratteristici, almeno nella sua fase iniziale, quando cioè è ancora possibile un trattamento ‘radicale’”.

La presenza di sintomi non specifici

“I classici disturbi della minzione (mitto ipovalido e prolungato con senso di incompleto svuotamento della vescica, nicturia, urgenza) sono spesso presenti nei pazienti con tumore prostatico, ma più per un nesso di età che non causale, dato che l’incidenza di questa malattia aumenta con l’età esattamente come succede per i sintomi da ipertrofia prostatica.

In fase avanzata, può comparire ematuria (sangue con le urine), ritenzione acuta di urine, coliche renali e dolori ossei diffusi, sintomi di progressione locale e a distanza di malattia”.

L’importanza della visita urologica

“Nel caso del tumore alla prostata non è dunque possibile aspettare l’insorgenza dei sintomi per consultare il proprio medico. È necessario dunque che gli uomini oltre i 45-50 anni, ma anche prima se ci sono casi di tumore prostatico in famiglia (come nel padre o in un fratello), si sottopongano a visita urologica con cadenza annuale, proprio come succede per le donne nella prevenzione di tumori ginecologici o mammari”.

Come avviene la diagnosi?

“La visita specialistica urologica è il cardine dell’iter diagnostico: l’urologo eseguirà un’esplorazione rettale (la prostata “sporge” sulla parete anteriore del retto e può quindi essere palpata col dito) e potrà rilevare eventuali noduli duri sulla superficie della ghiandola, probabile espressione di malattia. Tale dato, insieme al valore di un marker neoplastico, il PSA (antigene prostatico specifico), consentirà allo specialista di stabilire il rischio oncologico per un dato paziente. È importante ricordare ai pazienti che non esiste un valore del PSA indicativo di carcinoma prostatico: si tratta di un marker aspecifico che può aumentare anche in caso di infezioni delle vie urinarie o solo per una prostata molto grande. Possiamo dire comunque che in genere un solo valore non basta (salvo per valori molto elevati e con prostate molto sospette “al tatto” per tumore)”.

Gli esami strumentali necessari

“Se l’urologo ritiene il quadro clinico sospetto per neoplasia prostatica, indirizzerà il paziente a delle biopsie prostatiche transrettali o transperineali, l’unico esame che oggi consente di fare diagnosi. L’ecografia transrettale da sola (spesso consigliata dai non specialisti) ha uno scarso potere diagnostico, soprattutto nelle fasi iniziali della malattia. Molto più affidabile è la risonanza magnetica multiparametrica, ma tale esame va considerato di secondo livello e viene di solito consigliato in casi dubbi (per esempio quando il PSA rimane elevato ma le normali biopsie non trovano tumore) o per la sorveglianza attiva (quando cioè c’è già una diagnosi di neoplasia prostatica, ma non la si tratta per la sua bassa aggressività). La Risonanza Magnetica consente anche di eseguire biopsie mirate su lesioni sospette (le cosiddette biopsie di fusione), aumentando il potere diagnostico di tale procedura. È bene sottolineare infine che proprio a causa dell’assenza di sintomi specifici per tumore prostatico, la diagnosi precoce rappresenta l’elemento fondamentale per permettere la cura di questa malattia”, conclude il dottor Peschechera.

 

Specialista in Urologia

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