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Rigetto dopo trapianto di cornea, nuove prospettive terapeutiche

Il trapianto di cornea consiste nella sostituzione della cornea malata o di una sua parte con quella proveniente da un donatore. In alcuni casi può comportare una grave reazione immunologica da parte dell’organismo ricevente, portare all’opacamento del cristallino e richiedere terapie invasive con somministrazioni ripetute di cortisone. Le terapie attuali, inoltre, non sempre sono risolutive. Nuove prospettive vengono ora inaugurate da uno studio coordinato dal dott. Paolo Vinciguerra, responsabile del Centro Oculistico di Humanitas, e pubblicato su Cornea, la più importante rivista del settore.

 

 

Su quali medicinali si basa la terapia antirigetto?

Per avere maggiori probabilità di successo, la terapia antirigetto deve essere iniziata precocemente. Fino ad oggi si è basata sulla somministrazione di cortisone tramite iniezione sottocongiuntivale (una volta al giorno, in ospedale), in associazione a colliri sempre cortisonici (una goccia ogni ora, anche di notte) e assunzione di cortisone per via generale sistemica alla massima dose tollerata. “Una terapia invasiva e fortemente impattante sulla qualità della vita, specie in pazienti anziani, diabetici o immunodepressi, la cui durata non è quasi mai inferiore al mese”, commenta il dott. Vinciguerra. Inoltre la terapia, specie quella sistemica, può determinare gravi squilibri metabolici, specie nei diabetici.

 

Quali aspetti ha messo in evidenza lo studio del dott. Vinciguerra?

“Abbiamo somministrato Ozurdex, un farmaco comunemente utilizzato nel trattamento delle maculopatie retiniche, a quattro pazienti in cui si era manifestato rigetto a seguito del trapianto di cornea e in cui la terapia delle linee guida internazionali non aveva dato alcun miglioramento”, spiega il dott. Vinciguerra. “In questi casi avremmo dovuto arrenderci e accettare la perdita totale del visus. Viceversa l’impianto a lento riassorbimento, ha consentito in tutti i casi di risolvere il rigetto con una rapidità sorprendente”. Ozurdex è un impianto intravitreale biodegradabile a forma di cilindretto, dal diametro di 0,46 mm e lungo 0,6 mm contenente 700 microgrammi di desametasone. “Il dispositivo – spiega il dott. Vinciguerra – si scioglie in 4-6 mesi, e il cortisone in esso contenuto viene rilasciato lentamente in modo costante”. “Tutti i pazienti riportavano una riduzione dei sintomi dopo soli due giorni, e una risoluzione definitiva dei disturbi associati al rigetto in appena una settimana”. I risultati dello studio – che necessitano di approfondimenti su più ampie popolazioni di pazienti – sono comunque molto incoraggianti e aprono lo scenario a nuove prospettive terapeutiche, che potrebbero non solo risolvere il problema del rigetto della cornea trapiantata, ma avere un impatto fortemente positivo sulla qualità dei pazienti, fino ad oggi costretti a terapie invasive e spesso invalidanti.

 

Quali sono i sintomi del rigetto?

Il rigetto si manifesta all’inizio con sintomi lievi, quali offuscamento della vista, fastidio alla luce, un arrossamento dell’occhio: se questi sintomi compaiono all’improvviso e persistono o peggiorano velocemente, è importante recarsi immediatamente dall’oculista perché la tempestività con la quale si inizia la terapia è fondamentale per evitare danni. Il rischio di rigetto aumenta quando l’occhio è infiammato.

 

Quali sono i rischi di rigetto dopo trapianto di cornea?

Il trapianto di cornea consiste nella sostituzione della cornea malata o di una sua parte con quella proveniente da un donatore, al fine di ripristinare la funzione visiva. Va precisato che essendo una membrana non vascolarizzata, la cornea presenta un tasso di rigetto molto più basso rispetto ad altri organi vascolarizzati. Il rigetto può verificarsi solo dopo 25 giorni dall’intervento, il tempo necessario all’organismo per riconoscere il tessuto come estraneo e sviluppare gli anticorpi.
La frequenza con cui questo evento funesto si può verificare è variabile a seconda della patologia per la quale si è reso necessario il trapianto. Comporta un’importante reazione immunitaria, un’infiammazione grave e talora irreversibile della cornea e, in assenza di una terapia tempestiva, può condurre a opacamento della cornea e alla necessità di un nuovo trapianto.

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