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Aneurismi dell’aorta: chirurgia vascolare per impedirne la rottura

L’aterosclerosi è una patologia degenerativa che interessa le arterie, con un particolare coinvolgimento dell’aorta addominale, delle carotidi e delle arterie degli arti inferiori. Tra le cause si annoverano fattori genetici, il vizio del fumo, il colesterolo, il diabete e l’ipertensione.

Le arterie diffondono il sangue ossigenato nel nostro corpo, l’aorta è il maggiore di queste e origina direttamente dal cuore.

“In alcune persone si assiste a una dilatazione irreversibile di una o più arterie che possono assumere dimensioni da due a dieci volte e oltre il diametro normale. Il rischio è il cedimento, come nel caso della camera d’aria di bicicletta quando scoppia.

L’aneurisma di norma non dà alcun sintomo prima della rottura. Questa si manifesta con un forte dolore alla schiena e uno shock. Quindi la prevenzione è cruciale. Tra l’altro l’esame che controlla lo stato di salute delle nostre arterie non è invasivo, ciononostante è molto accurato”, spiega il professor Efrem Civilini, Responsabile della Chirurgia Vascolare in Humanitas, in un’intervista.

Il ruolo della chirurgia

In caso di aneurisma, la correzione chirurgica consente di evitare la rottura. Aggiunge il prof. Civilini: “L’obiettivo è impedire che si rompa l’aneurisma. La sola terapia medica non basta. Lo scopo della riparazione è la sostituzione dell’aorta malata con una protesi in tessuto sintetico che viene modellata secondo l’anatomia del paziente e suturata sulla parte sana di aorta, a monte e a valle dell’aneurisma.

Accanto a questa metodica tradizionale si è sviluppata una terapia innovativa che permette la messa in sicurezza dell’aneurisma senza necessità di incidere l’addome. In questo caso si utilizza un’endoprotesi che ha la particolarità di essere compressa in una guaina sottile per essere introdotta dall’inguine, aperta come un ombrello e montata con un sistema modulare nella posizione desiderata”.

Il chirurgo vascolare valuterà l’approccio più appropriato in base alle caratteristiche anatomiche dell’aneurisma e al quadro clinico del paziente.

I disturbi alla carotide e agli arti inferiori

La carotide è l’arteria che fa affluire sangue al sistema nervoso centrale, alla testa e al collo. Le placche aterosclerotiche possono creare ostruzione e dar vita a un ictus, con la morte di alcuni tessuti del cervello. “Oggi facciamo l’intervento in anestesia locale e con un enorme grado di raffinatezza in più rispetto al passato. Rimuoviamo le placche ed eliminiamo il rischio di ischemia”, commenta il prof. Civilini.

L’occlusione alle arterie degli arti inferiori invece può causare ischemia con una sintomatologia evidente, come la claudicazione. “La gravità della malattia diviene evidente quando ogni 100-150 metri il paziente deve fermarsi e aspettare che il sangue torni ad irrorare i muscoli della gamba apportando l’ossigeno necessario”.

Anche in questo caso, la chirurgia prevede la rimozione delle placche, mentre “nei casi più severi, comunque, dobbiamo ricorrere a un bypass, una sorta di tubicino che sostituisce l’arteria malata”, conclude il prof. Civilini.

 

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