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Danni alla mano, i traumi più frequenti

I danni alla mano sono uno dei principali motivi di accesso al Pronto soccorso: fratture, distorsioni, traumi alla mano, al polso e alle dita sono infortuni particolarmente comuni. Ne parliamo con gli specialisti di Chirugica della mano e Microchirurgia ricostruttiva di Humanitas.

Quali sono i traumi più frequenti?

Le fratture del polso sono sicuramente i traumi più frequenti, poi tutte le ossa della mano – che sono numerose – possono rompersi e andare incontro a fratture e ognuna ha trattamenti specifici. Le ossa poi sono unite da legamenti, che possono lacerarsi. Sono lesioni molto importanti, che sul momento possono non rendersi evidenti; il paziente se le trascina così per molto tempo e quando iniziano a comparire i sintomi è tardi per effettuare un trattamento primario. Ci sono poi le lussazioni, le ferite, i traumi da schiacciamento e le amputazioni.

In caso di amputazione è bene seguire alcune accortezze: il pezzo amputato non va disinfettato e non va bagnato. Lo si avvolge in una garza o in un fazzoletto, lo si mette in un sacchetto di plastica chiuso e sigillato e il sacchetto si immerge in acqua e ghiaccio. Conservato in questo modo un segmento distale può essere reimpiantato anche molte ore dopo.

Quali sono gli esami per la diagnosi?

In presenza di un trauma alla mano è bene recarsi al Pronto Soccorso, soprattutto se il trauma genera dolore, tumefazione, incapacità motoria o deformità. Il paziente sarà così sottoposto agli esami utili per la diagnosi.

Oltre alla radiografia, utile per i traumi ossei, il paziente – a seconda dei casi – può essere sottoposto a ecografia, che consente di osservare i tendini; a ecografia con il doppler, che permette di verificare anche il funzionamento dei vasi e a elettromiografia, un esame grazie al quale si appura se un nervo funziona bene o meno.

Quali trattamenti sono disponibili oggi?

È innanzitutto importante identificare subito il tipo di danno e poi procedere al trattamento più appropriato che nel caso della frattura non sarà necessariamente un gesso o un fissatore esterno.

I fissatori esterni hanno avuto un ruolo importante in passato, oggi sono un mezzo temporaneo nelle fratture estremamente frammentate per dare un certo grado di stabilità prima di mettere la placca oppure nelle fratture molto esposte, in cui l’osso è inquinato e c’è pericolo di infezione per cui è meglio non mettere la placca.

Oggi soprattutto nelle fratture del polso la chirurgia consente di ottenere risultati che fino a qualche anno fa non erano immaginabili. La frattura può essere semplice e interessare un pezzo dell’osso, oppure articolare e coinvolgere l’articolazione. In questo caso occorre ricomporla perfettamente, altrimenti l’articolazione smette di funzionare in maniera corretta e degenera.

Il paziente dovrà sottoporsi poi a un percorso di riabilitazione, questa conta quanto l’intervento chirurgico e deve essere condotta per il tempo necessario con un terapista della mano.

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