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Trombosi venosa: quali sono i fattori di rischio?

La trombosi venosa rappresenta un’anomalia nel processo di coagulazione del sangue in una vena; in base al sistema venoso coinvolto, la trombosi venosa può essere profonda o superficiale. In genere coinvolge gli arti inferiori.

Si parla di trombosi in presenza di un trombo, ovvero un coagulo di sangue. La coagulazione è un fenomeno fisiologico e fondamentale per il nostro organismo, quando però si forma un coagulo in un momento e nel punto sbagliato si instaura questa condizione patologica, che può avere conseguenze anche serie.

Quali sono i fattori di rischio? Il commento del dottor Corrado Lodigiani, Responsabile del Centro Trombosi e Malattie Emorragiche in Humanitas, in un’intervista al Corriere della Sera.

Perché si forma un trombo?

“Il trombo si forma perché il sangue coagula in una vena integra, non oggetto di lesione. Si può anche risolvere da sé mediante il processo di fibrinolisi, un meccanismo fisiologico in grado di sgretolare il trombo pressoché completamente. Ma affinché questo possa accadere il grumo dev’essere piccolo e periferico, per esempio nei tessuti muscolari.

Il trombo può formarsi anche secondariamente ad altre patologie, come un tumore o un’infezione, o dopo che un individuo è stato sottoposto a intervento chirurgico. Dopo l’operazione, infatti, la circolazione sanguigna si riattiva e se lo stimolo alla coagulazione per fermare l’emorragia è prevalente, può sorgere un trombo. È bene dunque sottoporre i pazienti più a rischio a una profilassi tromboembolica, attraverso farmaci che sono in grado di ripristinare un equilibrio, come per esempio gli anticoagulanti”, spiega il dottor Lodigiani.

Quali sono i fattori di rischio?

“Oltre alla familiarità e alla presenza di difetti genetici della coagulazione (trombofilia), si segnalano: l’assunzione di farmaci che alterano in senso protrombotico l’equilibrio del sistema della coagulazione, come la pillola anticoncezionale o la terapia ormonale sostitutiva. Anche la gravidanza aumenta le probabilità di insorgenza di trombosi. Questa condizione patologica è infine frequente in caso di obesità, di insufficienza venosa in presenza di vene varicose, se si è troppo sedentari e se si è affetti da diabete o grave dislipidemia, un dato, quest’ultimo, emerso solo negli ultimi anni», precisa il dottor Lodigiani.

Precauzioni nei lunghi viaggi aerei

Un viaggio aereo particolarmente lungo può essere favorente per la manifestazione di una trombosi; questa non va confusa con l’edema, ovvero il gonfiore delle caviglie e dei polpacci.

Conclude il dottor Lodigiani: “Talora infatti il gonfiore può essere semplicemente dovuto alla stasi e non essere un segno di trombosi venosa profonda. Il rischio di edema, così come quello di trombosi venosa profonda, si possono scongiurare indossando calze elastiche e facendo esercizi anche da seduti con i piedi e le caviglie, e alzandosi di tanto in tanto”.

 

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