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Chirurgia bariatrica, il successo dell’intervento è anche una questione “di testa”

Il grado di soddisfazione dopo un intervento di chirurgia bariatrica dipende molto dalle aspettative e dalla capacità di riuscire a convivere con un corpo “nuovo”. Fondamentale è l’approccio mentale del paziente, sia prima sia dopo l’intervento, aspetto che analizziamo con l’aiuto del dottor Giuseppe Maria Marinari, Responsabile della Chirurgia Bariatrica.

marinari

 

Dottor Marinari, quali sono i possibili problemi psicologici di una persona che si è sottoposta a un intervento di chirurgia bariatrica?

“Sono principalmente due. Il primo consiste nel riuscire ad accettare la veloce trasformazione della propria struttura corporea. La perdita di peso, dopo l’intervento, è infatti davvero rapida: in soli sei mesi la mutazione è tale che molte persone fanno fatica a considerare “normale” quello che vedono nello specchio, molto diverso da ciò che erano abituati ad avere davanti agli occhi in passato”.

“Il secondo problema è legato all’aspettativa che la persona obesa aveva nei confronti dell’intervento. È il problema delle persone che pensavano di perdere più peso di quello che la chirurgia è in grado di far perdere loro, e che quindi sono insoddisfatte dei risultati ottenuti, anche se hanno perso molti chili e in breve tempo”.

Come far fronte a queste problematiche?

“Aiutando il paziente, prima dell’intervento, a porsi aspettative realistiche, legate alla sua situazione personale. E aiutandolo, dopo l’intervento, a vincere i momenti di depressione che potrebbero sorgere per il fatto di non riconoscere più il proprio corpo, dimagrito velocemente, o per il sorgere di un’insoddisfazione legata ai risultati raggiunti, inferiori a quanto si pensava. Per quanto riguarda il sostegno psicologico – precisa il dott. Marinari – non c’è un sistema unico di comportamento. Alcuni pazienti sono propensi a ricevere un aiuto esterno – portato da parenti, amici, psicologo o gruppi di sostegno – per vincere i momenti di difficoltà, mentre altri rifiutano ogni genere di aiuto perché sono in grado, o pensano di esserlo, di reagire da sé. Bisogna dunque ragionare caso per caso, paziente per paziente”.

Quanto la chirurgia bariatrica può incidere sulla dipendenza da cibo propria del paziente obeso?

“Detto che tutte le persone obese hanno, chi più chi meno, un rapporto particolare con il cibo, e che la dipendenza, se presente in piccola misura, non inficia assolutamente il risultato della chirurgia bariatrica, bisogna sottolineare che molti degli interventi disponibili hanno la capacità di modificare i gusti dei pazienti operati. Chi ha una dipendenza non grave facilmente dopo l’intervento non sente più il bisogno di “buttarsi” sul cibo, che prima rappresentava uno dei primi pensieri della sua vita”.

 

Quali sono le possibili ripercussioni psicologiche negative?

“Non bisogna dimenticare che il paziente obeso spesso utilizza il cibo come gratificazione, se non come sedativo. Quando la chirurgia stravolge il rapporto che il malato aveva con l’alimentazione c’è rischio che il malato cerchi gratificazione altrove. I casi peggiori sono quelli che riguardano l’acuirsi del consumo di fumo o di alcol. Ai miei pazienti, prima dell’intervento, dico sempre che il cibo ha rappresentato per loro un amico. Dopo la chirurgia, è come se questo amico morisse. Tutto quello che il paziente trovava nel cibo va cercato in qualcos’altro, e sarebbe meglio fosse un’attività positiva, sana, qualcosa che dia benessere senza più incidere negativamente sulla salute”, conclude il dott. Marinari.

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